Israele, sostenuto dall’impunità garantita dagli Stati Uniti, continua ad alimentare il conflitto in Medio Oriente con bombardamenti e attacchi contro diversi paesi, ignorando il diritto internazionale. Il suo obiettivo è scatenare una guerra regionale, ma Hezbollah resiste con forza. Nasrallah, leader di Hezbollah, avverte che finché il genocidio a Gaza non cesserà, il conflitto continuerà, e Israele rischia di subire una sconfitta se non accetterà il cessate il fuoco. Intanto, la politica internazionale, tra ipocrisia e complicità, si dimostra incapace di fermare l’escalation.
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Le stragi in Libano confermano che Israele è in mano ad una banda di criminali. Pur di uccidere se ne inventano una più del demonio. Sono mesi che Israele fa di tutto per scatenare una guerra regionale. Ha colpito ambasciate, ammazzato esponenti rivali all’estero e bombardato Libano, Siria, Iran, Yemen fregandosene del diritto internazionale. Del resto hanno le spalle coperte, la loro lobby si è comprata la politica americana e quindi abbondano soldi, armi e copertura politica che da decenni gli garantisce piena impunità.
È notizia di questi giorni che lo Stato Palestinese ha registrato l’ennesimo successo nei palazzi di vetro dell’ONU, ma un conto è la carta ed un altro la realtà sul campo. Colpa degli americani ma anche dell’ipocrisia delle sue inermi colonie come l’Italia che si astengono perfino nel condannare i crimini contro l’umanità.
Netanyahu ed i suoi complici vorrebbero trascinare gli americani in uno scontro diretto col Libano e soprattutto con l’Iran perché sanno che da soli rischiano di raccogliere quanto seminato negli ultimi settant’anni e di dover fare tutti le valige. Israele ha l’aviazione ma Hezbollah da anni scava e oggi in cielo vola di tutto. Se gli israeliani vogliono davvero arrivare al fiume Litani non hanno alternative che mettersi in marcia. Una invasione di terra che già nel 2006 è finita male e nel frattempo gli Hezbollah hanno messo ulteriore fieno in cascina. Per questo Israele esita da mesi e cerca di tirare i marines per l’uniforme. Anche le stragi in Libano sono l’ennesimo tentativo di gettare benzina sul fuoco e manipolare accusando gli altri della reazione generata dalle proprie azioni.
Nasrallah ha parlato affermando che Israele ha superato ogni limite ma anche che il loro obiettivo rimane il cessate il fuoco a Gaza e finché non si placherà il genocidio, gli sfollati israeliani del Nord della Galilea non potranno tornarsene a casa. Nasrallah intimorisce perché mostra di avere tempo contrariamento agli israeliani. E il tempo in guerra è tutto. Se Netanyahu si piegasse alle condizioni del leader degli Hezbollah sarebbe una doppia dolorosa sconfitta per lui ed i suoi invasati complici.
Solo un nuovo governo a Tel Aviv potrebbe aprire nuovi spiragli, ma è comunque arrivata la conferma che contrariamente a quello che starnazza la stampa mainstream, Hezbollah ed Iran hanno fatto di tutto per evitare l’escalation in questo anno tremendo, mentre il governo israeliano non vede altro che la violenza per uscire dal vicolo cieco in cui si è infilato. I sionisti non sono mai stati così vicini a coronare i loro sogni giovanili e non vogliono perdere la storica occasione. Del resto i fanatici sono fatti così, lo abbiamo appreso nel secolo scorso. Vivono di certezze granitiche e perennemente all’attacco. Fino allo schianto.
Se la Casa Bianca non ha ancora ceduto del tutto a Netanyahu, è perché consapevole che si tratta del secondo focolaio che potrebbe portare alla terza guerra mondiale. Iran vuol dire Russia che vuol dire Cina e compagnia cantante. Un blocco geopolitico che si sta consolidando in opposizione all’egemonia occidentale, un blocco con una massa economica e militare che per la prima volta nella storia può competere con la Nato. Stessi rischi che si corrono in Ucraina, dove quegli incoscienti dei politicanti stanno giocando col fuoco autorizzando missili a lungo raggio. Tanto a morire in trincea andranno i figli i poveri cristi, non certo i loro. Mentre a finire nel mirino delle testate nucleari sarà la maggioranza dei cittadini che da mesi chiede pace e buonsenso. È in momenti di crisi come questo che si capisce la gravità di essere in mano a certe classi dirigenti. Stanno cambiando gli equilibri planetari, siamo difronte a scenari inediti ed i politicanti non vedono oltre le loro meschine carriere.
Ma se la Casa Bianca non ha ancora ceduto del tutto a Netanyahu, è anche perché il loro comandante ha perso il capo e siamo a due mesi dalle elezioni in cui incredibilmente può ancora succedere di tutto. Trump regge e più il divario tra i candidati è esiguo, più contano anche le minoranze. I musulmani a stelle e strisce ad esempio, ma anche i giovani democratici e gli elettori più d’opinione non riescono proprio a mandare giù il genocidio a Gaza e se Kamala Harris non cambia drasticamente rotta o se ne staranno a casa o opteranno per il Green Party guidato da Jill Stein che sta infatti vivendo un periodo d’oro. Il Green Party è a favore perfino d’imporre l’embargo sulle armi ad Israele e per ironia della sorte Jill Stein è pure ebrea mandando la pelosa propaganda antisemita a ramengo.
Ma il 68% degli ebrei americani vota Kamala Harris e sono decenni che la lobby pro Israele investe sui democratici col compianto Biden passato alla storia come il presidente più sionista di sempre.
Eccolo il declino occidentale. Mentre sul campo scorre sangue a fiumi e sono ben due i focolai da cui potrebbe divampare la terza guerra mondiale, mentre stanno cambiando gli equilibri planetari e siamo difronte a scenari inediti, i politicanti non vedono oltre le loro meschine carriere.