Il senso di una piazza

La piazza gremita contro la guerra mostra che esiste un'alternativa al pensiero unico bellicista. Chi non ascolta questa voce rischia grosso, la storia lo insegna.

di Marco Travaglio

Non sappiamo quali conseguenze avrà la piazza strapiena di ieri contro l’Ue in assetto e in economia di guerra. Ma sappiamo che ne avrà. Non modificherà l’umore dell’opinione pubblica, già ieri plebiscitariamente contraria al riarmo degli Stati, a nuovi armamenti all’Ucraina in pieno negoziato e ancor più alla follia “volenterosa” di spedire migliaia di giovani europei a morire in una guerra persa prima di iniziare. Ma la vista di tutta quella gente assiepata nel corteo e davanti al palco ai Fori Imperiali farà bene sia a chi c’era sia a chi non c’era. Farà bene a chi legge i giornali e vede i talk del Pensiero Unico Bellicista con un misto di smarrimento e solitudine. E si domanda: davvero non esiste un pensiero alternativo? Davvero non c’è più niente da fare contro questa deriva da escalation verso la terza guerra mondiale? Davvero dobbiamo rassegnarci alla normalità di un conflitto armato, non più per procura come in Ucraina, ma diretto, con morti e feriti nelle nostre famiglie, come non accadeva dal 1945? Davvero è inevitabile celebrare gli 80 anni della Liberazione dal nazifascismo con una nuova corsa agli armamenti, prima causa di tutte le guerre, fra le idiozie paranoiche e antistoriche degli euro-ras, tipo “La pace si ottiene preparando la guerra”?

I 5 Stelle di Conte, liberi dalle zavorre draghian-atlantoidi, hanno riscoperto le radici pacifiste del Movimento, fondato da Grillo e Casaleggio il 4 ottobre 2009, festa di San Francesco. Non è il pacifismo cieco di chi vuole uscire dalla Nato e abolire i nostri eserciti nell’attesa utopistica che lo facciano anche gli altri. È il pacifismo realistico e raziocinante che ripudia la guerra come la Costituzione, ma ammette la legittima difesa della Patria e degli alleati. Le armi sono l’extrema ratio quando fallisce ogni tentativo per scongiurarla con la politica e la diplomazia: altro che “prepararla” con riarmi nazionali pericolosi (vedi Germania) e inutili (la Nato è sempre lì) e provocazioni al presunto “nemico”, affibbiandogli propositi d’invasione senza neppure sedersi a un tavolo per ascoltarne le eventuali ragioni, trovare soluzioni e proporre un futuro di cooperazione e sicurezza reciproca. L’Ue, nata dal giuramento “mai più guerre fra noi” dopo due conflitti mondiali, ha passato questi tre anni a evitare e ora persino a sabotare ogni negoziato sull’Ucraina. Perciò la piazza era piena: non solo di elettori 5S, ma anche di una galassia di associazioni e di tanti cittadini (anche giovanissimi) apolidi e apoti che votano sinistra, centro, magari destra, ma non ne possono più di proclami bellicisti e normalizzazioni dell’orrore. Volevano dire la loro e l’han detta. Chi, nel Palazzo, resterà sordo la pagherà cara. La storia insegna: nulla più delle guerre spacca i partiti e li uccide.

Il Fatto Quotidiano, 6 aprile 2025

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