Il Piano di Zelensky e la carta Trump

Zelensky cerca armi e fondi dagli USA per vincere la guerra, ma molti vedono il suo piano come un pretesto. Il rischio è una pericolosa escalation nucleare.

di Tommaso Merlo

Zelensky è in tour in America, gira col petto in fuori rassicurando gli alleati di avere in tasca un Piano per la Vittoria. Dopo un memorabile discorso all’ONU sta per esporre alle spoglie di Biden e alla sua vice pistolera, i dettagli del suo infallibile piano per piegare le reni alla Russia. Tra una passerella e l’altra, Zelensky ha visitato anche fabbriche di armi ed autografato missili tra lobbisti raggianti e politicanti al guinzaglio. Gli affari del resto vanno a gonfie vele, il problema è al fronte e un piano per trovare una soluzione cadrebbe davvero a fagiolo. Già, peccato che dalle prime indiscrezioni pare che quello di Zelensky sia in realtà la solita fuffa riscaldata. Zelensky ha sprecato tutte le armi ed i soldi che gli abbiamo dato ed essendo rimasto a secco si è inventato sta sceneggiata del piano per fare rifornimento. Fundraising o questua che dir si voglia. Ormai siamo il suo bancomat e la sua armeria di fiducia.

Zelensky vuole missili capaci di raggiungere la dacia di Putin, altre vagonate di soldi per permettere agli ucraini superstiti di mettere qualcosa tra i denti, essere ammesso in tempi record in Europa nonostante uno stato al collasso e soprattutto pare voglia un posto a tavola alla Nato. Come se non avesse capito le vere cause della guerra nemmeno lui e alla lunga abbia finito per abboccare alla sua stessa propaganda. Eppure non è complicato. La Nato nacque per arginare l’Unione Sovietica ma negli anni si è allargata ad est raccogliendo uno ad uno i cocci dello storico nemico. Il problema è che non si è fermata nemmeno davanti all’Ucraina da mille anni costola sovietica, se n’è fregata degli avvertimenti di Putin ed ha finito per causare la reazione russa finalizzata ad impedire missili occidentali a pochi chilometri da Mosca. Una reazione quindi, non un’aggressione.

E certamente dalle modalità discutibili ma è come se Putin avesse provato ad infiltrare il Canada e piazzarci missili puntati verso Washington. Roba che saremmo già tornati all’età della pietra. Per uscire dal pantano ucraino servirebbe davvero un piano. Gli analisti militari che contano pragmaticamente uomini e mezzi, dicono che la situazione al fronte è drammatica. I russi avanzano lenti ma costanti, si contano centinaia di morti al giorno e milioni di sfollati, intere province sono in macerie e senza corrente e non vedono come il decimato esercito ucraino possa reagire. La ricetta dei geni che ci governano è continuare a buttare benzina sul fuoco inviando armi e soldi, ma il rischio è che dell’Ucraina non rimanga davvero nulla e che si degeneri verso un’escalation atomica. Ormai a Mosca ne parlano apertamente ed in quanto colonie statunitensi, anche paesi come l’Italia finirebbero in scenari nucleari da ultima guerra mondiale.

Buttare benzina sul fuoco è talmente assurdo da suonare sospettoso. Zelensky potrebbe infatti aver capito che l’unico modo che ha per vincere la guerra è costringere l’Occidente a combattere al posto suo. E sarebbe questo il suo vero piano, tirarci in mezzo. Coi geni che ci governano che ci cascano invece di lavorare per una soluzione diplomatica che porti alla neutralità militare dell’Ucraina, ad un’adesione intelligente alla Comunità Europea e quindi alla pace. Servirebbero politici non soldati e siamo davvero messi male. Al punto che a prevenire l’irreparabile, potrebbe essere una carta a sorpresa, quella di Trump che nel suo copione da comizio ha anche diverse battute sull’Ucraina. È totalmente contro quella guerra e ha garantito mille volte che non appena eletto chiamerà Putin e sistemerà tutto. Trump non incontrerà Zelensky nel suo tour americano e non gli ha risparmiato frecciate velenose, dice che anche un cattivo accordo sarebbe stato meglio del disastro attuale. E Trump non è solo, anche le cosiddette destre sovraniste europee sono perlopiù contro la guerra in Ucraina. Nessuna ragione di principio, è solo che considerano Putin uno di loro e detestano l’establishment perbenista di centrosinistra che sia a Washington che in Europa dà ancora retta a Zelensky e continua a buttare benzina sul fuoco col rischio di bruciarci tutti.

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