Il partito della guerra

Lo spettacolo offerto alla stampa dall’incontro tra Zelensky e Trump sembra emblematico degli ultimi rantoli del mostro: il partito della guerra.

di Elena Basile

Lo spettacolo offerto alla stampa dall’incontro tra Zelensky e Trump sembra emblematico degli ultimi rantoli del mostro: il partito della guerra.

Domandiamoci chi guadagna da questo conflitto e avremo i primi schizzi, il profilo del mostro.

Cerchiamo al netto della propaganda di soffermarci sui dati. L’Ucraina è un Paese fallito che sopravvive grazie a fondi statunitensi ed europei. Non è una democrazia a meno che i vari editorialisti della stampa più letta non vogliano affermare che essa si concretizzi nell’abolizione dei partiti e della libertà di culto, nella legge marziale e nel posporre le elezioni presidenziali sine die. In tre anni di guerra ha perso territori, una generazione di ucraini e sei milioni di abitanti. I ragazzi si rompono le ossa pur di non andare al fronte. La resistenza ucraina è un mito passato sponsorizzato da una classe nazionalista e neonazista al potere di cui Zelensky è ostaggio.

Gli Stati Uniti hanno problemi economici notevoli che l’ingente piano di aiuti pubblici di Biden non ha risolto: il debito è al 136% del PIL, crescono inflazione, sacche di povertà e emarginati (come i migranti), tra crisi industriale, perdita di infrastrutture a pezzi e di competitività. Due dati per comprendere il declino americano: la mortalità infantile che ha indici non comparabili a quella europea o di Cina e Russia; il numero di ingegneri che si laureano è inferiore a quello russo.

Se vi fosse una razionalità politica Kiev dovrebbe cercare di porre fine al più presto alla guerra dalla cui continuazione ha solo da perdere: territori, uomini, risorse. La classe al potere invece ha solo da guadagnare dalla continuazione del conflitto. Nazionalisti, neonazisti e Zelensky alle prossime elezioni presidenziali saranno cacciati a pedate dal popolo sofferente ucraino.

Una strategia coerente impersonata da Trump (ci voleva un pazzo affinché parole di pace fossero pronunciate) sceglie la fine di una guerra insostenibile per Washington, che dilapida fondi essenziali per la rinascita industriale e economica del Paese.

Trump è stato eletto con fondi dei sionisti evangelici, grazie al supporto della finanza dei petroliferi e da un pezzo di mondo delle start up. Protegge il trash bianco della rust belt penalizzato dalla crisi industriale. Comprende che gli Stati Uniti hanno bisogno di un cambiamento di rotta: diminuire il debito che finanzia guerre e armamenti, pacificare il fronte europeo e concentrarsi sul contenimento della Cina, stringere accordi economici capestro con i vicini e nell’artico per modificare il declino del Paese. Si tratta di una strategia discutibile soprattutto per la parte relativa alle tariffe imposte agli alleati, ma che ha una sua comprensibile razionalità.

Abbiamo visto come la classe dirigente in Ucraina, contro gli interessi del suo popolo, abbia bisogno della continuazione del conflitto per restare al potere.

Bisognerebbe ora domandarsi quali siano gli interessi dei popoli europei. Il nuovo debito per una difesa che alimenti la continuazione del conflitto comprando armi statunitensi non è un obiettivo del ceto medio e della classe lavoratrice. La crisi economica, la Germania in recessione, l’inflazione crescente, la crisi energetica con le bollette alle stelle sono strettamente legati al conflitto ucraino. Paghiamo il gas statunitense quattro volte più di quello che ci forniva la Russia.

Dal punto di vista geopolitico la crisi dell’euro-atlantismo causata dall’opposizione UE alla linea dettata da Washington è contraria ai pilastri che hanno retto la politica europea dal dopoguerra a oggi.

Perché dunque le classi dirigenti europee hanno una postura così inusuale di contestazione del potere presidenziale statunitense, l’unico legittimato da una architettura istituzionale trasparente?

Guardiamo ai profitti della borsa e alle imprese delle armi. Vi sembra che abbiano sofferto in questi tre anni di guerra? Controllate i profitti in ascesa.

Lo spettacolo offerto dal presidente di un piccolo Paese finanziato e alleato degli USA, ospite alla Casa Bianca, che assume di fronte alla stampa un atteggiamento di rivolta, insultando apertamente la diplomazia di Washington è abbastanza inusuale, per dirla con un eufemismo.

Immaginate Nixon e Kissinger oppure Bush, Clinton e Obama essere alla mercé di un loro alleato dipendente da fondi e armamenti USA? Impossibile.

Abbiamo avuto l’impressione di un Presidente statunitense nudo. La CIA con Bush o Obama avrebbe risolto in modo un tantino più brusco le controversie con un alleato riottoso mentre nella sala ovale Bush, Clinton o Obama avrebbero dispensato sorrisi diplomatici. La National endowement for democracy e USaid, che prima con i finanziamenti riuscivano a realizzare in alcuni Paesi i cambiamenti di regime che la CIA mette in atto con operazioni coperte in altri Paesi, sono fuori funzione al momento per volontà di Musk.

Continuando il nostro ragionamento, le lobby finanziarie e delle armi guadagnano dalla guerra a prescindere dai suoi scopi strategici. Tutti sanno che l’Ucraina sta perdendo, ma un conflitto può essere redditizio anche se si perde. Pensate a Kabul. Dopo decenni di occupazione abbiamo lasciato i Talebani al potere. Il nostro scopo non era la democrazia, ma la guerra e l’occupazione in sé. La tattica prevale sulla strategia.

Le élite europee che sono genuflesse a Washington contro gli interessi europei (ricordatevi di Scholz che accetta il sabotaggio dei propri gasdotti senza proferire parola), élite abituate a servire di improvviso sembrano alzare la testa, mostrando un coraggio inusitato fino a sfidare Washington. Una trasformazione antropologica? Un’illuminazione sulla via di Damasco? Credo che l’improvviso coraggio delle classi dominanti europee e di Zelensky sia dovuto alle direttive del mostro, al partito della guerra.

Il deep State contro cui la nuova cupola trumpiana sembra voler combattere è un potere radicato nelle burocrazie, nell’intelligence, nelle lobby delle armi e della finanza in Europa.

Sabotare la pace e tifare per il conflitto fine a se stesso, sulla pelle degli ucraini e degli europei, per mesi, per un anno ancora, per due, è l’alto obiettivo di poteri senza scrupoli, di cui politici insignificanti, quali ad esempio Calenda e Renzi, sono le grottesche e forse inconsapevoli marionette.

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