L’articolo discute il ritorno del maccartismo in Europa, evidenziato da una risoluzione del Parlamento europeo che mira a combattere l’ingerenza russa nei processi democratici europei, equiparandola alla caccia alle streghe degli anni ’50 negli USA. Questa risoluzione, secondo l’autore, calpesta i diritti fondamentali e promuove una cooperazione più stretta con la NATO per combattere disinformazione e ingerenze straniere, etichettando chi dissente come nemico. L’articolo mette in guardia contro la pericolosa profezia di una guerra inevitabile con la Russia, invitando a una maggiore predisposizione verso la pace.
di Domenico Gallo
Il termine “maccartismo” deriva dal nome del senatore repubblicano Joseph McCarthy che diresse, negli anni 50 del secolo scorso, la Commissione del Senato Usa per la repressione delle “attività antiamericane”. L’attività della Commissione consisteva in quella che fu definita la “caccia alle streghe”. La guerra fredda generò, sul piano internazionale una forte contrapposizione fra blocchi militari che si fronteggiarono in Europa in una guerra simulata intorno a un confine percepito come una “cortina di ferro”. Sul versante interno la guerra fu combattuta identificando come nemici gli attivisti del Partito comunista, i funzionari pubblici, gli intellettuali, gli artisti, gli scrittori, sospettati di simpatie comuniste o, semplicemente, antifascisti. Professare idee non conformi alla narrazione ideologica ufficiale, o essere semplicemente sospettati di averle, comportava ogni genere di discriminazione o di esclusione dalla vita sociale.
Il film Il prestanome di Woody Allen (1976) rievocò in modo magistrale la condizione dell’industria culturale nel periodo del maccartismo, quando centinaia di attori, registi e sceneggiatori, sospettati di idee sovversive, furono iscritti nella cosiddetta lista nera in seguito alle indagini della Commissione per le attività antiamericane, perdendo ogni possibilità di continuare a lavorare.
Adesso che lo spirito e la cultura della Guerra fredda è ritornato in auge, attraverso la guerra calda combattuta contro la Russia sulla pelle della popolazione ucraina, ci tocca assistere anche al ritorno del maccartismo. Il Parlamento europeo, che dovrebbe essere la culla dei diritti di libertà, incredibilmente ha resuscitato il maccartismo, calpestando i principi solennemente sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e dalle tradizioni costituzionali dei suoi Stati membri. Lo ha fatto con una Risoluzione approvata l’8 febbraio 2024 avente a oggetto l’ingerenza russa nei processi democratici europei. Il leit motiv della Risoluzione è lo stesso posto a fondamento del maccartismo: c’è uno Stato nemico (la Russia) i cui “agenti di influenza prendono attivamente di mira tutti i settori della vita pubblica, in particolare la cultura, la memoria storica, i media e le comunità religiose, nonché i politici e le loro famiglie” diffondendo la manipolazione delle informazioni. Vi sono esponenti politici che, prezzolati o meno, assumono posizioni filorusse, volte ad alleviare le sanzioni e l’isolamento internazionale della Russia, col rischio di influenzare i governi e lo stesso Parlamento europeo. Coloro che dissentono dalla verità ufficiale del Parlamento europeo che ha identificato la Russia (già qualificata Stato sponsor del terrorismo), come il nemico contro il quale bisogna prepararsi a combattere, sono le quinte colonne del nemico, che bisogna smascherare e mettere a tacere. Per combattere meglio la disinformazione e la minaccia di ingerenze straniere, la Risoluzione raccomanda “una più stretta cooperazione con la Nato”.
Dunque le cosiddette “attività antiamericane” che ossessionavano il senatore McCarthy ritornano in salsa europea e spingono a dichiarare che l’ingerenza russa, attraverso le quinte colonne europee “non deve restare impunita”. La Risoluzione infine “sottolinea il ruolo chiave del giornalismo investigativo nel rivelare i tentativi di ingerenza straniera e attività occulte” evidentemente apprezzando quei giornali che, anche in Italia hanno costruito le liste di proscrizione dei presunti “putiniani”, mentre si dimentica di Julian Assange, che rischia di marcire per tutta la vita nelle carceri americane.
Si dice che le tragedie storiche quando si ripetono si trasformano in farsa; anche in questo caso il maccartismo in salsa europea ha il sapore di una farsa, soprattutto perché in Europa la caccia alle streghe è un po’ più difficile da attuare a causa dei vincoli fastidiosi del diritto. Tuttavia la farsa può trasformarsi in tragedia poiché la delegittimazione politica di ogni pensiero critico può favorire l’avverarsi della profezia nera della guerra inevitabile con la Russia, rilanciata, da ultimo, dell’ammiraglio olandese Rob Bauer, presidente del Comitato militare Nato. Il 18 gennaio Bauer ha dichiarato: “Vivere in pace non è un dato di fatto. Per questo ci stiamo preparando per un conflitto con la Russia”, che potrebbe scoppiare entro “i prossimi 20 anni”. Dobbiamo evitare che la previsione dell’ammiraglio Bauer diventi una profezia che si autoavvera. Durante le fasi più acute della Guerra fredda, nessun leader politico o militare si era mai azzardato a dichiarare inevitabile la guerra totale con l’Urss, che infatti è stata evitata. Forse sarebbe il caso di rassegnarsi un po’ di meno alla guerra e prepararsi alla pace, valorizzando il naturale istinto di sopravvivenza del genere umano.
Il Fatto Quotidiano, 16 febbraio 2024