“Il foglio” è stato fondato il 30 gennaio 1996 da un agente della CIA. Proprio così. Giuliano Ferrara, per sua stessa ammissione, oltre a essere stato uno dei più grandi leccaculo prima di Craxi e poi di Berlusconi, ha svolto l’incarico di agente “coperto” per la CIA, per molto tempo. Ne è pure orgoglioso.
Il Foglio è un foglio. Cioè una carta igienica a un solo velo. Carta igienica scomodissima – il pericolo che il dito perfori il foglio è altissimo – e, pertanto, poco usata. Per aumentare le vendite, obbedendo a precise strategie di marketing, la proprietà ha cercato di far vendere il prodotto nelle edicole, dandogli una veste più elegante, con disegni, foto e testi scritti da artisti di strada ma, a quanto pare, il tentativo è andato male. La gente continua a schifarlo.
Il Foglio è una cosa che, in parte, appartiene al mondo della fantasia. Si sa che esiste. O meglio, molti dicono che esista. Un po’ come lo yeti, tutti sanno chi è ma nessuno lo ha visto. Io personalmente non ne ho mai visto uno. Né in edicola, né in altre parti. Gli unici che giurano sulla sua esistenza sono gli addetti alle rassegne stampa. E un signore, molto presente nei talk show, che dice di esserne il direttore e reclama lo stipendio. Stipendio che noi boccaloni italiani, attraverso abbondanti regali di stato, gli paghiamo.
Per Il Foglio, con più rassegne stampa, più ospitate televisive (tutte dimenticabili) e più giornalisti che lettori, i premier italiani, con la sola eccezione di Giuseppe Conte, hanno creato un fondo per evitare che questo, più unico che raro, fenomeno evolutivo, si estinguesse. Si deve solo a questo la sopravvivenza dell’azienda e dei suoi dipendenti. Questi ultimi, chiamati per esemplificazione giornalisti, in segno di gratitudine verso cotanta generosità, leccano il culo a destra, quando vince la destra, a sinistra quando vince la sinistra.
Nel Foglio si odiano i giornalisti veri. Soprattutto quelli che fanno giornalismo d’inchiesta, tipo quelli di Report. I quali si permettono di diffondere la verità, che a quelli del Foglio fa venire shock anafilattici gravissimi. E poi perché si permettono di dirla, la verità, persino sugli amici del Foglio che, per esemplificare chiameremo loro “benefattori”. In questo caso, con la lingua rivolta verso il didietro dell’offeso e con la penna intrisa nella bava, si rammaricano che Sigfrido Ranucci non sia morto nello tsunami.
Il Foglio ha un problema, purtroppo: spesso i suoi servizi igienici si otturano a causa dell’enorme produzione di cacca. Il risultato lo immaginate e, purtroppo, lo spurgo non è mai arrivato.