Il coraggio di guidare la Sardegna verso la sovranità

È ormai evidente che l’interesse dei sardi e l’interesse degli italiani non coincidano minimamente.

Presidente Todde,

mi sembra evidente che l’interesse dei sardi e l’interesse degli italiani non coincidano minimamente, per usare un eufemismo. Lei è una donna coraggiosa, determinata. Che si è messa in discussione assumendosi la responsabilità che la vede operare quale presidente del governo Sardo.

Una cosa però, deve permettermi di potergliela dire: non può servire, come direbbero i cristiani, contemporaneamente Dio e Mammona! O l’uno, o l’altro.

Il percorso autonomistico in questi ultimi cinquant’anni, ha mostrato tutti i limiti che lo stesso comporta.

E non è necessaria una riforma dell’autonomia. È invece necessaria una presa di posizione, una maturazione delle coscienze lungo un percorso di autodeterminazione fattivo capace di condurci a una sovranità diversa dove lei potrebbe parlare da capo di Stato, della Repubblica sarda, anziché dell’ultima delle regioni italiane, così come percepita dallo Stato italiano.

So che questa non è la sua posizione.

Ma so che le cose possono cambiare.

So che, da Sarda, da qualche parte del suo cuore, è radicata la volontà di autodeterminarsi nel mondo partendo dalla propria specificità, dal proprio sentire, dal sogno di parlare da capo di Stato, da capo del suo popolo, ad altri popoli dell’area europea e mediterranea, in un mondo di popoli liberi e uguali.

Presidente: lei deve avere coraggio!

Il coraggio di pensarsi appartenente a un popolo che le sta chiedendo una presa di posizione netta.

Presidente: lei deve avere il coraggio di battersi per la sua nazione, non per quella degli altri.

Presidente: lei deve avere il coraggio, guardandosi allo specchio, di sapere e di auto riconoscersi per quale popolo si batte e quale popolo lei rappresenta.

Perché se non avremo mai una classe dirigente, capace di prendere per mano i sardi per condurli sul binario di una sovranità assoluta, saremo sempre nella condizione di vederci subalterni a qualcos’altro, a qualcuno che decide sopra le nostre teste, perché noi non abbiamo sovranità.

Adesso tocca a lei, Presidente!

Questo è il suo tempo.

Non avrà un’altra occasione: passare alla storia come la donna che ha capitanato i sardi verso la propria piena presa di coscienza e verso il percorso della propria autodeterminazione oppure rimanere la presidente della regione Sardegna.

Se questo fosse stato chiesto a una donna che si chiamava Eleonora d’Arborea, questa avrebbe risposto in un solo modo.

Spero queste mie parole possono trovare la medesima risposta, quando interrogheranno il suo cuore.

Non abbia paura, Presidente.

Un popolo sta aspettando da secoli una condottiera che non abbia paura, nel prendere la parola, di invitare tutte le donne e gli uomini di Sardegna a seguirla per riprenderci la libertà!

Lei è a capo di una nazione bisognosa di qualcuna che permetta a questa nazione di credere in sé stessa!

Cominci a cambiare il proprio lessico.

Cominci a parlare da capo di Stato.

Cominci a segnare un confine.

Scriva questa storia!

Perché ha solo un tempo per farlo: qui, ora!

Ci pensi!

Massimo Calabrese

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