di Alessandro Orsini
In Italia esiste un “blocco della guerra” che utilizza tre modi per creare consensi intorno all’invio di armi in Ucraina: minimizzazione, negazione e nascondimento. Ognuno di questi modi ha la sua frase caratteristica. Il primo modo consiste nel minimizzare i pericoli per non spaventare gli italiani. La frase tipica della strategia della minimizzazione è: “Putin bluffa. Crosetto può inviare le armi, non c’è nessuna escalation”. In realtà, l’escalation c’è eccome giacché l’escalation si definisce come: “Condotta delle operazioni belliche caratterizzata da un aumento progressivo e graduale nell’impiego delle armi e nell’estensione delle misure militari” (Treccani). Il secondo modo consiste nel negare i fallimenti della Nato manipolando il linguaggio pubblico. La frase tipica della strategia della negazione è: “La controffensiva ucraina non ha dato i risultati sperati”. In realtà, la controffensiva ucraina è stata un fallimento colossale, ma il blocco della guerra nasconde l’enormità della catastrofe.
Il terzo modo consiste nel nascondere le ricadute negative della guerra sull’economia. La frase tipica della strategia del nascondimento è: “La guerra in Ucraina non toglie risorse agli italiani”. In realtà, la guerra aggrava la povertà, riduce il potere d’acquisto, aumenta il costo dell’energia, indebita le imprese, impoverisce scuole e ospedali e pregiudica le prospettive di crescita dell’Italia. Il blocco della guerra è composto dal governo Meloni, il Partito democratico e i principali quotidiani italiani. Giunti a questo punto, possiamo capire perché il blocco della guerra non abbia spiegato che l’intesa tra Putin e Kim Jong-un segna una nuova sconfitta per la Nato.
In primo luogo, gli accordi tra Russia e Corea del Nord internazionalizzano ulteriormente la guerra. I morti e le distruzioni aumenteranno anziché diminuire. Gli Stati che sostengono la Russia sono sempre più numerosi e sono anche potenze nucleari. A differenza delle menzogne del blocco della guerra, la Russia ha fatto quasi tutto da sé. L’aiuto dei suoi alleati è stato limitatissimo o quasi inesistente. Le armi decisive impiegate dai russi sono russe. Putin usa aerei, carri armati, missili a lunga gittata e sistemi anti-aereo russi. Basterebbero le sole armi della Cina per surclassare la Nato che boccheggia. In secondo luogo, il blocco della guerra nasconde che gli accordi tra Putin e Kim Jong-un riproducono una dinamica tipica della Prima e della Seconda guerra mondiale: le alleanze strutturali basate sul mutuo soccorso. Infine, gli accordi tra Russia e Corea del Nord riducono la complessità del conflitto: un’altra dinamica tipica delle guerre mondiali. Gli schieramenti, prima numerosi ed eterogenei, si riducono progressivamente a due soli schieramenti impegnati in una guerra esistenziale. Come ama ripetere Giorgia Meloni, se la Russia prevalesse in Ucraina, tutti gli europei verrebbero ridotti in schiavitù. Questa non è una guerra: è l’Apocalisse. L’impero del Bene e l’impero del Male. I principali quotidiani italiani interpretano gli accordi tra Putin e Kim Jong-un in chiave moralistica: “È una vergogna”; “è una violazione del diritto internazionale”. Il blocco della guerra preferisce indignarsi anziché spiegare. Meglio che gli italiani non capiscano.
Crosetto prepara il nuovo invio di armi per alimentare la guerra “per tutto il tempo necessario” senza avere il necessario per la guerra. Crosetto ha appena detto a Stoltenberg che l’Italia è troppo povera per dare 3,5 miliardi di euro all’anno per finanziare la guerra in Ucraina. Convinto di potersi tirare fuori dalla guerra in qualsiasi momento, il blocco della guerra non capisce che quel momento è già passato.
Il Fatto Quotidiano, 22 giugno 2024