Le parole della premier Meloni contro l’entrata a gamba tesa di La Russa nell’indagine sul figlio, pur tardive, le fanno onore. Quelle su giudici e giornalisti invece sono indecenti. E quelle su Nordio imbarazzanti: “Non mettete insieme quello che il governo ha nel programma sulla giustizia e le scelte dei magistrati su casi specifici”. Se il gip respinge la richiesta del pm di archiviare Delmastro, ordinando l’imputazione coatta, e un minuto dopo Nordio annuncia che vieterà ai gip di respingere le richieste di archiviazione e ordinare l’imputazione coatta, chi è che mette insieme la “riforma” (mai vista nel programma di governo) e le scelte dei magistrati? Peggio ancora le parole sulla Santanchè: “La questione è extrapolitica, non riguarda l’attività di ministro… È molto complessa, va vista nel merito quando sarà tutto noto e compete ai tribunali, non ai programmi tv. L’anomalia è che l’indagine non viene notificata al ministro, ma a un quotidiano il giorno della sua informativa in aula”. Tutto falso: la notizia che la Santanchè è indagata uscì sui giornali il 3 novembre e la sua Visibilia Srl ricevette l’avviso di garanzia il 2 marzo. È lei che ha mentito al Senato e alla premier, che dovrebbe prendersela con lei, non con i media. E, in attesa che i giudici accertino gli eventuali reati, la questione è tutta politica: una ministra che insulta chi riceve il Rdc mentre prende milioni di fondi statali che non vuole restituire; non paga i dipendenti e li mette in cassa Covid mentre lavorano per lei e per La Russa; dichiara di non avere più conflitti d’interessi col Twiga, poi si scopre che lo usa per tappare i buchi delle società decotte anche dopo averlo girato al fidanzato e pure per finanziare FdI; e giura di ignorare ciò che sa da otto mesi. Non occorrono rinvii a giudizio o sentenze per sapere che una così non può fare la ministra.
Il perché lo spiegò Paolo Borsellino, a cui la Meloni e FdI dicono di ispirarsi, agli studenti di Bassano del Grappa il 26 gennaio 1989: “Oltre ai giudizi del giudice, esistono i giudizi politici. Cioè le conseguenze che da certi fatti accertati trae, o dovrebbe trarre, il mondo politico… Questi giudizi non sono stati tratti. Perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza. Si è detto: ‘Ah, questo tizio non è stato mai condannato, quindi è un uomo onesto’. Ma dimmi un poco: ma tu non conosci gente che è disonesta ma non ci sono mai state le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe quantomeno indurre soprattutto i partiti a fare grossa pulizia? Non soltanto a essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia di tutti coloro che sono raggiunti comunque da fatti inquietanti, anche se non costituiscono reato”. Ora sta alla Meloni decidere se la sua destra è quella di Borsellino o quella di Berlusconi.
Il Fatto Quotidiano, 13 luglio 2023