Elena Basile, nel suo articolo per Il Fatto Quotidiano, delinea una critica incisiva e profonda verso le politiche di difesa e le alleanze militari adottate dall’Italia e altre nazioni occidentali, evidenziando le potenziali conseguenze di tali scelte geopolitiche. Sottolinea l’adesione dell’Italia a un accordo di difesa che la lega per dieci anni a una nazione in guerra e il suo supporto all’ingresso di Kiev nell’UE e nella NATO, decisioni prese senza il coinvolgimento significativo della Farnesina. Basile critica inoltre l’aumento delle spese militari promosso dall’UE, la posizione ambigua degli USA riguardo al conflitto in Gaza, e la complicità dell’Italia nei confronti degli Stati Uniti e dei crimini di guerra attribuiti al governo Netanyahu. L’articolo pone l’accento sulla pericolosità della retorica bellicista, ignorando i rischi dell’escalation nucleare con la Russia, e propone come soluzione una diplomazia attiva e la neutralità dell’Ucraina per garantire sicurezza e serenità nella regione. Basile critica aspramente l’attuale clima politico e mediatico, accusando i media mainstream di limitare la libertà di espressione e di delegittimare il dissenso, concludendo con un appello alla riflessione e alla responsabilità per evitare una marcia cieca verso il conflitto.
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di Elena Basile
L’Italia, scimmiottando il Regno Unito, la Francia e la Germania, si lega per i prossimi dieci anni, con un accordo di difesa militare, a una nazione in guerra, sostiene l’ingresso di Kiev nell’Ue e nella Nato e promette nel caso di “un futuro attacco della Russia” consultazioni nelle 24 ore per decidere il contrasto all’aggressione. Sembra sia stato negoziato direttamente dalla presidente del Consiglio senza che la Farnesina di Tajani abbia avuto un ruolo.
Il Patto di Stabilità, come nota Barbara Spinelli, prevede gli aumenti delle spese militari degli Stati membri, considerati alla stregua delle altre riforme adatte a evitare una procedura di infrazione. Biden, mangiando un gelato, menziona la tregua a Gaza, mentre di fatto blocca le risoluzioni Onu per il cessate il fuoco. L’Italia è il più zelante vassallo degli Stati Uniti ed è quindi complice dei crimini di guerra del governo Netanyahu, sottoposto all’inchiesta di genocidio, seguita alla domanda del Sudafrica, di fronte alla Corte di Giustizia intemazionale. Il conflitto continua ad allargarsi con bombardamenti israeliani sul Libano, azione anglo-americana sugli Houthi e appelli ad attaccare l’Iran che pervengono dai politici statunitensi e dalla lobby ebraica che da tempo, come afferma John Merasheimer, ha perorato la guerra con Teheran. Il presidente francese, con una fuga in avanti ma riflettendo discussioni esistenti in Europa, non esclude truppe Nato in Ucraina. Il Papa, unica voce della ragione e dell’empatia in mezzo alla barbarie, chiede che altre morti e distruzione in Ucraina siano risparmiate. C’è più coraggio nella mediazione e nella pace che nel proseguimento di una guerra feroce che si sta perdendo e che non ha fini politici e strategici razionali.
Sconfiggere una potenza nucleare? Chi può essere così ignaro della storia e dei rischi del genere umano per ripetere un simile slogan? La guerra è stata provocata dall’Occidente. Un tabù che non può essere pronunciato se non si vuole finire sul tavolo degli imputati. Politologi e storici seri lo hanno dimostrato. La Russia utilizzerà l’arma nucleare se sarà messa alle strette. Questa è una guerra esistenziale per Mosca. Solo per la visione patologica occidentale essa è importante. Come Ipazia diceva dall’inizio: l’Occidente e l’Ucraina sarebbero più sicuri e sereni con l’Ucraina neutrale e una ricomposizione diplomatica dei diversi interessi che separano gli ucraini russofoni e quelli dell’ovest. Papa Francesco, odiato dagli integralisti cattolici e dai nuovi barbari, di tanto in tanto pronuncia parole cristiane e umane, che non vengono comprese e cadono nel deserto di odio e umanità che stiamo costruendo.
Le classi dirigenti europee come alla vigilia del 2014 marciano da sonnambuli verso il precipizio. Malgrado Mosca sia una potenza nucleare e abbia dimostrato una resilienza militare ed economica innegabile, quello che era impensabile col rivale imperialista e ideologico, l’Urss, sta divenendo probabile con la Russia di Putin. Gli elettori di tutti i partiti che trasversalmente sono contrari alla guerra per memoria delle atrocità del secolo scorso, sospendono il giudizio, continuano a votare per la destra, il centrodestra e un centrosinistra guerrafondaio. Si vota per conoscenze, si vota rassegnati, tanto si sa chiunque gestirà il potere si inchinerà al volere della Cia e delle oligarchie delle armi.
La situazione di Gaza scuote le coscienze. L’inferno visibile grazie ai social, le vittime inermi, commuovono l’opinione pubblica. I giovani che sembravano amorfi, hanno ritrovato il coraggio di manifestare contro l’ingiustizia, sono in strada sotto i manganelli della polizia. Il dissenso è ridicolizzato, delegittimato. Nel mio caso si arriva alla diffamazione e al totale oscuramento da Tv e radio. Il 5 marzo è uscito il mio libro di politica internazionale L’Occidente e il nemico permanente (PaperFirst), con introduzione di Luciano Canfora, già in ristampa. Mi domando se troverò una televisione del mainstream disposta a ospitarmi per illustrare agli spettatori il contenuto del libro. In questo clima di poli avversi e delle loro claque, la libertà di espressione man mano muore e con essa la fiducia nella democrazia liberale. I politici potenti querelano i cittadini privati, come è accaduto con la querela della premier contro lo storico Canfora. L’inflazione di querele è percepita come una politica intimidatoria. L’euromaccartismo è modulato in normative Ue nelle quali si bolla la disinformazione russa mentre quella ucraina è accettata senza verifiche. Coloro, giornalisti o meno, che criticano la narrativa della Nato divengono agenti di disinformazione. Il primo è Assange, torturato nel cuore dell’Europa e imprigionato da più di un decennio senza processo. Questo il panorama, c’è da avere paura.
Il Fatto Quotidiano, 15 marzo 2024