L’articolo di Elena Basile esprime un profondo sgomento per le atrocità commesse a Rafah e critica duramente l’ipocrisia delle classi dirigenti occidentali, che, pur dichiarandosi difensori dei diritti umani, sostengono politiche violente e destabilizzanti in Medio Oriente e in Europa. Denuncia il ruolo complice degli Stati Uniti e di Israele nelle guerre e nei massacri, e prevede un futuro conflitto con la Russia se non si interrompono le attuali strategie militari. Elena Basile evidenzia la decadenza dei valori democratici e umanitari, con una crescente accettazione dell’estrema destra, e conclude con una critica alla debolezza dell’Italia nell’arena internazionale.
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di Elena Basile
“…arti che penzolano senza vita mentre i genitori li tengono davanti alle telecamere, urlando, piangendo, supplicando disperati… prima non lo sapevo. Ora lo so… questo è ciò che la nostra classe dirigente ha deciso che è normale…”, Tim Foley scrittore britannico. Un testo di una bellezza struggente che non posso riportare integralmente.
Siamo sgomenti di fronte all’ennesimo eccidio di innocenti a Rafah. Siamo sgomenti di fronte al terrorismo di Stato che imperversa in Medioriente utilizzando l’alibi del terrorismo di Hamas. Siamo sgomenti di fronte al terrorismo di matrice israeliana e atlantica che ha colpito Fico, premier slovacco, Mosca 200 morti, Teheran altre centinaia di vittime civili. Siamo sgomenti che la nostra civiltà liberale, la nostra difesa dei diritti umani e delle politiche umanitarie stia lasciando il posto a qualcosa d’altro, di ibrido e violento, difeso dalle classi dirigenti moderate, democratiche a cui abbiamo dato fiducia. Col metodo della rana bollita, ci addormentano, ci distraggono e pochi di noi sono consapevoli del cammino intrapreso. Negli anni Trenta pochi si rendevano conto di cosa stava accadendo alla Germania. Ingoiamo tutto. I bambini agonizzanti e le menzogne di Biden che se volesse potrebbe far cessare la guerra in questo istante. Certo, dovrebbe rinunciare alla sua carriera politica, prendendo le distanze da Netanyahu. Ingoiamo questa stucchevole commedia: l’Occidente che piange per Rafah e resta complice di Israele. Ingoiamo il massacro di ucraini svenduti dalle classi dirigenti ucraine agli interessi angloamericani. Ingoiamo l’escalation che ci incammina verso un conflitto aperto con una potenza nucleare.
Se le nostre armi colpiranno il territorio russo e una coalizione di Stati europei come Svezia, Polonia e Francia invierà truppe regolari per combattere contro la Russia, Mosca non avrà remore ad allargare il conflitto. In Europa liberali, democratici e falsi socialisti, moderati di destra e destra estrema hanno abbracciato la più nauseabonda retorica militarista e hanno difeso la politica destabilizzatrice della Nato alla frontiera orientale dell’Europa, accerchiando la Russia, tentando un cambiamento di regime, erodendo il potere di Mosca a suon di sanzioni, una guerra economica illegale e il sequestro contro il diritto internazionale di fondi russi. L’esasperato soggettivismo ci ha portato a Nietzsche, al nichilismo e alla ideologia nazista. La verità invece esiste. La Russia ha finora reagito alle azioni occidentali: colpo di Stato a Maidan, guerra economica, spedizioni punitive nel Donbass, rifiuto occidentale delle proposte di mediazione del dicembre 2021, cancellazione occidentale della mediazione raggiunta dalle delegazioni russa e ucraina nel marzo del 2022 in Turchia. La Russia risponde con annessione della Crimea, invasione dell’Ucraina ed escalation militare. Mosca reagisce alla destabilizzazione e all’attacco strategico della Nato.
Se ci saranno libri di storia in futuro, queste verità e le nostre responsabilità saranno accertate. A Gaza è evidente che le mani dell’Occidente siano sporche di sangue. Eppure le politiche del blob statunitense in Medio Oriente come in Russia obbediscono a logiche affini. I mostri a Gaza sventolano le loro macabre bandiere. In Ucraina si camuffano. Di fronte al crollo dei valori umanitari e democratici, mentre l’involuzione autoritaria ha ormai colpito l’Occidente libero l’estrema destra avanza, sdoganata dalle stesse classi dirigenti che fingono di combatterla.
L’asse franco-tedesco è in fin di vita nell’Europa polacca anche se qualche ex ambasciatore ci intrattiene con un vecchio catechismo: le opportunità della diplomazia italiana a divenire l’ago della bilancia tra gli interessi divergenti franco-tedeschi. La recessione tedesca e la genuflessione di Berlino e Parigi agli Stati Uniti è palese. De Gaulle, ma anche Mitterrand si rivoltano nella tomba. La Merkel, un cancelliere pragmatico, dalle visioni casalinghe, ci appare al paragone con Scholz una grande statista. La Polonia conta più della Germania per gli angloamericani che decidono le sorti dell’Occidente. Difficile immaginare un ruolo per l’Italietta atlantica, incapace di una politica autonoma nel Mediterraneo. Conoscendo l’indole italiana, poco incline dopo il fascismo a nuove avventure guerresche, Crosetto e Tajani fanno di tutto per rassicurare l’opinione pubblica. Eppure in un conflitto diretto noi saremo i primi coinvolti.
La visita di Macron a Berlino è patetica. Il carnefice del liberalismo tuona contro l’autoritarismo di destra. A noi resta una luce tenue nel buio: che le vere forze di opposizione alle guerre e alla degenerazione del mondo libero raccolgano i consensi di quel 60% che non va più a votare. Ai rassegnati va gridato “Indignatevi”, Hessel lo sapeva bene.
Il Fatto Quotidiano, 30 maggio 2024