Comunque ogni giorno abbiamo una sorpresa.
Anzi, una nuova scoperta.
Col governo Meloni non ci si annoia mai.
Però proviamo a “spingere” con onestà e controinformazione chirurgica e costante per farlo cadere.
Mi scuso altresì in anticipo per il papello, ma vi garantisco che la lettura sarà interessante.
Allora.
Se pensavate che il caso Almasri fosse unico nel suo genere, potete tranquillamente mettervi comodi perché non è così.
Secondo quanto riporta Repubblica, abbiamo un altro fenomeno in casa della stessa parocchia del generale libico.
Il suo nome è Abdel Ghani Al-Kikli, meglio noto come Ghneiwa, e l’estate scorsa è stato parimenti in Italia per le finali di calcio del Campionato Nazionale della Libia che abbiamo ospitato a luglio 2024 per volontà del governo di Giorgia.
Ma chi è Ghneiwa? Un prete? Un volontario di ong? Un muratore serbo alticcio che picchia i colleghi dopo 19 birre? No.
Pensate che secondo l’Onu, Amnesty International e il Centro Europeo per i Diritti Umani e Costituzionali (Ecchr), non secondo Tajani, Gasparri, Donzelli e Delmastro, Al-Kikli è uno dei più pericolosi e spietati autori di violenze dentro e fuori dai centri di detenzione della Libia, accusato di crimini tra cui omicidi e stupri sistematici.
Come l’ormai celebre generale Almasri, arrestato in Italia su mandato della Corte dell’Aja e rimpatriato con volo di Stato per decisione del governo Meloni, Ghneiwa “Er duce” è stato al comando della prigione di Abu Salim, nota per le violenze contro i detenuti. E oggi è a capo dello Stability Support Apparatus (SSA), il Servizio di supporto alla stabilità, la potente milizia affiliata al governo di unità nazionale e attiva anche in mare, dove il comandante Al-Kikli ha guadagnato fama per le violente intercettazioni di migranti e per aver più volte sparato contro le navi delle ong.
A differenza di Almasri, per Ghneiwa non è stato ancora emesso una mandato, ma ci sono già diverse denunce e indagini in corso presso la Corte penale internazionale.
Cioè questo, un altro dei nipoti di Mubarak, qualora volessimo paragonarlo ad Almasri, potrebbe addirittura risultare più spietato del generale medesimo: per oltre un decennio, infatti, le milizie sotto il suo comando hanno terrorizzato la gente nel quartiere di Tripoli di Abu Salim attraverso ben 501 episodi – secondo il report-denuncia dell’Ecchr del 2019 – tra sparizioni forzate, torture, omicidi illegali e altri crimini secondo il diritto internazionale.
E fermi perché non ho finito. Dal 2021, con la nomina di Al-Kikli a comandante dello Stability Support Apparatus, incarico che lo ha messo a capo delle operazioni di intercettazione dei migranti in mare, quelle per cui il governo italiano non smette di mostrare gratitudine alla Libia e alla sua “guardia costiera”, finanziata, addestrata ed equipaggiata dall’Italia, va ancora peggio. Secondo Amnesty International, tutte le operazioni svolte dalla SSA sono state contrassegnate da violenze, con perdite di vite umane in mare. E siccome il SSA gestisce anche i propri centri di detenzione, chi sopravvive e viene riportato a terra ha spesso la sfortuna di finirci. Come in quello di Maya, non accessibile alle agenzie delle Nazioni Unite, dove sarebbero transitate 1.800 persone, noto per le violenze testimoniate: detenzioni arbitrarie, torture, lavori forzati e stupri.
Pertanto, nonostante il curriculum intriso di gesta alquanto discutibili, Ghneiwa è stato ospite nel nostro Paese. E non da semplice spettatore. Durante l’evento calcistico è stato fotografato in più occasioni con le squadre libiche in Italia, tra cui l’Al Ahly, una delle sei squadre finaliste del campionato. In uno degli scatti (in foto), Ghneiwa appare con la squadra direttamente sul campo di gioco.
Secondo il rapporto più recente dell’Onu, la squadra dell’Al Ahly è ufficialmente presieduta da Mohamed Omar Hassan Al-Mashay, anche presidente della Compagnia elettrica nazionale.
Ma, scrive l’Onu, “la società è guidata ufficiosamente da Al-Kikli”. Il legame tra i due è ben consolidato, tanto che la nomina di Al-Mashay alla presidenza della squadra sarebbe stata un’operazione di compensazione da parte del governo libico per garantire il sostegno di Ghneiwa.
Ora. Dopo tutte queste “coincidenze”, omissioni e intrecci, potremmo benissimo dire agli elettori di Meloni di randellarsi gli attributi con la portiera del frigorifero fino allo sfinimento e alla caduta definitiva di lor signori suppellettili anatomici maschili.
E invece diremo, anzi dirò (assumendomene come sempre tutte le responsabilità e mettendoci la faccia), così:
“Siamo governati da incapaci e loschi affaristi. E non lo dico perché sono di parte.
Se un folle dittatore come Netanyahu si rende responsabile di crimini di guerra e i nostri governanti lo sostengono, e la Corte Penale Internazionale lo persegue, ma Trump, ‘patrocinato’ da Meloni e Salvini in particolare, sanziona la Corte, allora c’è qualcosina che non va.
Siamo al punto in cui i banditi processano i giudici.
E concludo.
Meloni si è fatta ricattare dall’Iran.
Ha scambiato il ricatto dell’Iran con un ricatto di Trump e Musk.
È ricattata da Libia e Tunisia.
È ricattata da Santanchè.
Non ha neanche il coraggio di presentarsi in Parlamento.
Non mi stupirei se la fermassero al confine travestita da tedesca mentre grida ‘inseguirò gli scafisti in tutto il globo terracqueo!’. Sì sì, li insegue…si vede.
BAU”.
Ps. Dopo questa ci vediamo a Rebibbia.
Tanto da siciliano mi porto le arance da solo e le distribuisco agli altri “colleghi” o ai visitatori che vorranno venire a trovarmi.