di Tommaso Merlo
L’Europa politica non può morire perché non è mai nata. Potrebbe giusto sfaldarsi quella economica e burocratica. Siamo ad un bivio storico. O torniamo al nazionalismo da secolo scorso oppure sfruttiamo il terremoto trumpista e l’ondata nera per risvegliarci dal torpore. Sbarazzandoci delle obsolete tecnocrazie e riprendendo la strada dell’integrazione continentale. Divisi siamo condannati al servilismo di qualche superpotenza, tutti davvero uniti avremmo pochi rivali al mondo.
Ma andiamo con ordine. Trump pensa che gli europei siano una manica di parassiti e rammolliti da cui spera di spillare qualche dollaro con le tariffe. Sa poco o nulla della seconda guerra mondiale, ma sa bene i miliardi che spende per mantenere il baraccone della Nato e gli anfibi nel vecchio continente. Meglio, se levano le tende ci fanno solo un favore. A casa loro nel frattempo, lui e il suo boss Musk stanno tagliando costi con la falce per poi tagliare le tasse ai ricchi. Son scalmanati, come se sapessero di avere vita breve. Trump sta calpestando il potere legislativo e giudiziario e cioè la costituzione su cui ha giurato. Molti dei suoi ordini esecutivi sono già stati impallinati e siamo solo all’inizio di una guerra civile perlomeno di scartoffie. Stanno poi venendo a galla molte balle elettorali. Il prezzo delle uova segna record storici e molti maga cowboy si trovano senza un dollaro e senza braccia. Anche chi lo ha seguito soffre. I latino americani stanno boicottando in massa la Coca Cola colpevole di aver tradito i suoi dipendenti dalla pelle scura facendoli deportare. È la coriacea presidentessa messicana a guidare la resistenza latina e al nord non va meglio. I canadesi minacciati coi dazi stanno boicottando in massa tutti i prodotti americani, comprano locale e già si abbassano le prime saracinesche lungo il confine. Altro che cinquantunesimo stato, dito medio alzato verso il cielo.
Anche i pinguini della Groenlandia e gli alligatori di Panama non hanno nessuna intenzione di sottomettersi all’egolatra arancione e le strade statunitense si stanno riempiendo di schiuma. Quanto ad Elon Musk, è messo ancora peggio. Tutte le teste che sta tagliando non si rassegnano a rotolare via e da quando ha fatto outing col saluto nazista, le sue aziende stanno crollando vertiginosamente ovunque. Le Tesla invece di comprarle le vandalizzano quando le trovano per strada e da paladino social è diventato il protagonista del complottismo nero che ha sempre sparso per il globo. Quello americano più che un declino imperiale, è un’implosione. A fregarli è il fanatismo capitalistico e finché non lo capiranno bye bye.
Poi ci sono gli altri. La Russia esce dal pantano ucraino col petto in fuori e pure villoso. Si è fatta nuovi amichetti ad est e lo zar lo smuove giusto il padreterno. Checche ne dica la tecnocrazia del vecchio continente, Putin non ha mai voluto invadere l’Europa o non ci riuscirebbe nemmeno. L’unica cosa che pretende è che non gli piazzino i missili sotto al balcone di casa come hanno provato a fare gli americani-woke seguiti da quegli ipocriti e rammolliti degli europei. Un giorno amiconi, il giorno dopo sponsor di una autolesionista guerra per procura.
Poi c’è la Cina che invece di parlare lavora. Producono già le macchine elettriche migliori al mondo e anche sull’Intelligenza Artificiale han fatto crollare le illusioni statunitensi. La Cina è già il nuovo leader mondiale anche se il mondo fa fatica a capirlo. Soprattutto noi occidentali, abituati a stare al guinzaglio di quegli spacconi e chiassosi degli americani. La Cina non crede nell’egemonia ma in mondo multipolare e si sta affermando ovunque con moderazione e concretezza. Invece che alla guerra pensa agli appalti, invece che a distruggere a costruire, invece che ad imporsi a convincere. Un approccio anche culturale più intelligente e salubre anche se nonostante la mitezza, la Cina sta facendo passi da gigante anche a livello militare. Solo deterrenza oppure preludio di un possibile scontro coi loro predecessori.
La salvezza dell’Europa parte da qui, dalla presa d’atto del nuovo scenario globale. Smettendola col servilismo americano, smettendola con l’assurda ossessione russa, smettendola con meschini egoismi nazionalistici e rendendosi conto che in un mondo multipolare c’è spazio anche per noi e come entità continentale autonoma. Anche l’onda neofascista intestina potrebbe aiutare i popoli europei ad uscire dal torpore in difesa della democrazia inclusiva e del diritto anche di guardare avanti. Siamo ad un bivio storico. O torniamo al nazionalismo da secolo scorso e quindi prima o poi anche alla guerra tra noi europei, oppure sfruttiamo il terremoto trumpista e l’ondata nera per completare la costruzione politica della Repubblica Federale Europea e tornare artefici del nostro destino. Divisi siamo spacciati, tutti davvero uniti avremmo invece pochi rivali al mondo. E non c’è più tempo da perdere.