“L’UE spende più per l’energia russa che per gli aiuti all’Ucraina”
– Trump
Che gli Stati Uniti abbiano una doppia morale non è certo una notizia. Che l’Unione Europea sia il circo Barnum dell’ipocrisia, neanche. Ma che a smascherare il grande bluff atlantista sia proprio Donald Trump – l’ex presidente diventato il bersaglio numero uno del circo mediatico europeo – è quantomeno degno di nota.
Trump, dal suo profilo su Truth Social, lancia la bomba: “L’Europa ha speso più soldi comprando petrolio e gas russo di quanti ne abbia spesi per difendere l’Ucraina — DI GRAN LUNGA!”. Una frase buttata lì senza cifre precise, ma che, guarda caso, trova conferma nei numeri degli istituti indipendenti: nel 2024 i Paesi dell’UE hanno sborsato 21,9 miliardi di euro per comprare gas e petrolio dalla Russia, mentre a Kiev sono andati 20 miliardi di dollari in aiuti. Morale? La UE finanzia il governo Zelensky, ma finanzia molto di più Putin.
Nel 2022, dopo il sabotaggio del Nord Stream – su cui ancora oggi aleggia il grande mistero di “chi l’ha fatto” (spoiler: non la Russia, come provano le indagini internazionali che i giornali europei si guardano bene dal citare) – Bruxelles ha giurato che avrebbe ridotto la dipendenza energetica da Mosca. Un’odissea tragicomica che ha visto i soliti Paesi vassalli, come la Polonia e gli Stati baltici, strapparsi le vesti dichiarando di non voler più toccare una sola molecola di gas russo. Altri, come Germania e Italia, hanno invece fatto finta di credere a quella retorica, mentre nelle stanze dei bottoni studiavano il modo di aggirare il problema senza creare danni irreparabili alle proprie economie.
Ed ecco il trucco: chiudere i gasdotti e riempire i porti di navi metaniere cariche di LNG russo. Perché è ovvio: dire “compriamo il gas liquefatto via mare” suona molto meglio di “continuiamo a finanziare Mosca”. Così, mentre von der Leyen e Borrell gridavano ai quattro venti che Putin era isolato e destinato al collasso economico, i porti europei registravano un record di importazioni di gas russo.
Nel frattempo, le sanzioni varate contro Mosca hanno generato il disastro prevedibile: l’energia in Europa è diventata più cara, la Russia ha trovato nuovi compratori (leggasi: Cina e India), e il gas liquefatto russo ha continuato a fluire verso il Vecchio Continente, solo con un marchio di fantasia.
Risultato? Putin non ha perso un centesimo e ha pure incassato il premio della crisi energetica globale, vendendo il suo gas e il suo petrolio a prezzi maggiorati. Nel 2023, la Russia ha esportato energia per oltre 400 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto al 2021. E questo mentre l’Europa arrancava con un’inflazione galoppante e industrie energivore al collasso.
Nel frattempo, sul versante ucraino, Trump decide di mettere i piedi nel piatto. Dopo l’incontro con Zelensky alla Casa Bianca, raccontano fonti americane, la discussione degenera in urla e accuse reciproche. Alla fine, l’ex tycoon decide di congelare ogni nuovo aiuto militare. Perché? Perché, a suo dire, il presidente ucraino sta sabotando i tentativi americani di arrivare a un negoziato con Mosca. “Abbiamo speso miliardi per l’Ucraina e loro ci sputano in faccia” è il senso dello sfogo trumpiano.
E qui sta il punto. Trump, con la sua brutalità da bulldozer, ha il merito di dire quello che nessuno vuole ammettere: il conflitto in Ucraina è diventato una macchina mangia-soldi in cui gli unici vincitori sono gli apparati militari e gli speculatori dell’energia. Gli americani, stanchi di pagare per una guerra infinita, stanno facendo marcia indietro. Gli europei, invece, continuano a versare miliardi a Kiev mentre riempiono i forzieri di Putin.
La realtà è questa: l’Europa, per vigliaccheria e sudditanza ideologica, si è infilata in un vicolo cieco. Ha giurato di strangolare economicamente la Russia, e invece l’ha ingrassata. Ha promesso di sostenere l’Ucraina senza esitazioni, e adesso si scopre che la sua priorità è assicurarsi forniture energetiche a buon mercato. Nel frattempo, Trump – il “cattivo” della storia – si sta muovendo per negoziare una pace, mentre Bruxelles continua a fare il gioco delle tre carte con il sangue degli ucraini e i soldi dei contribuenti europei.