“Per molti, libertà è la facoltà di scegliere le proprie schiavitù”.
—Gustave Le Bon
Il video dell’assalto all’hub vaccinale di Bologna nel quale si vede una sorta di mandria di bovini mascherati con gli occhi fuori dalle orbite, che si accalcano e si calpestano per farsi punzonare, è l’emblema del livello di fanatismo che la propaganda può imprimere sulle masse opportunamente condizionate.
Ci penso costantemente.
C’era in mezzo di tutto: dai laureati col master ai pensionati e le casalinghe.
Quando guardate le immagini di repertorio con le folle estasiate che si accalcano per vedere il Führer fate un giochino mentale, sovrapponetele a queste.
Allora capirete.
In un ipotetico museo della pandemia quelle immagini dovrebbero andare a ciclo continuo. Al ralento. Accompagnate dal voice over delle farneticazioni dei televirologi, degli influencer e di Draghi.
Non ti vaccini-ti ammali-muori.
Non ti vaccini-ti ammali-muori.
Non ti vaccini-ti ammali-muori.
Il fanatismo è la malattia sociale che dovrebbe destare più preoccupazione e che dovrebbe essere contrastata con ogni mezzo.
Lo abbiamo visto riemergere all’improvviso durante la pandemia, lo vediamo crescere giorno per giorno in Ucraina e in tutti quei paesi smaccatamente russofobi, per finire ai giovanotti ossessionati dalla questione climatica e dai deliri della cancel culture.
Il potere si nutre di fanatismo. Lo coltiva, lo blandisce e lo coccola attraverso i suoi strumenti di propaganda e le sue linee di finanziamento. Chi intende combattere l’attuale sistema di potere e le oligarchie che lo sostengono, deve innanzitutto darsi da fare per contrastare l’emergere di ogni tipo di fanatismo.
Nella folla si riduce la coscienza individuale, prevale l’inconscio e l’uomo fa passi indietro nella civiltà tornando allo stadio primitivo (regressione emotiva); l’individuo, “non più se stesso ma automa che la volontà non riesce a governare”, si abbandona “dissolvendosi nel numero”. Esistono energie inconsce, analizzerà Freud, che vengono liberate dai vincoli sociali soltanto nelle anonime situazioni di massa. Il potere psicologico per cui i sentimenti e le idee orientati nella stessa direzione formano una mente collettiva determina, per alchimia sociale, la metamorfosi dell’uomo isolato nell’uomo della folla. Su questa trasformazione incidono tre cause: 1) sentimento di potenza; 2) contagio mentale; 3) suggestionabilità.
La folla, sottoposta a eccitazioni, è il catalizzatore privilegiato dei fenomeni di suggestione o, meglio, di “autosuggestione”. È “irritabile”, “credula”, “impulsiva” e “instabile”; incapace di ragionare in proprio, predilige gli stereotipi, accetta o rifiuta in blocco soltanto idee imposte.
In quanto si sposa con l’intolleranza, la folla richiama l’autoritarismo ponendosi istintivamente sotto l’egida di un capo. A questo punto la sociologia leboniana rivolge una critica serrata all’opinione pubblica e allo Stato democratico che fonda su di essa il governo degli uomini; la sua analisi sfocia in una “teoria del Potere e della propaganda politica”, declinando i punti forti di una vera e propria “tecnica di comunicazione con le masse”.