L’Europa a pezzi e l’ennesima farsa della sua “autonomia strategica”

L’Europa si disgrega mentre NATO vacilla e l’UE, priva di strategia, si aggrappa alla guerra per giustificare il riarmo. Trump tratta con Mosca, l’Europa resta irrilevante.

di Alberto Piroddi

Non bastavano il caos economico, la crisi sociale, il declino industriale e il progressivo sbriciolamento del sistema politico europeo. Adesso, nel disperato tentativo di restare a galla nel nuovo ordine mondiale che sta prendendo forma, i leader europei si arrampicano sugli specchi e tirano fuori dal cilindro nuove stramberie strategiche, come la “proprietà condivisa” delle armi nucleari da parte dell’UE o l’idea di un’Europa militarmente autosufficiente. E chi è il genio che ha partorito questa brillante idea? Il futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz, che immagina un’Europa dotata di un arsenale nucleare con chiavi condivise tra Parigi, Londra e Berlino. Fantascienza.

Perché la realtà è una e una sola: l’Europa è un nano politico, un vassallo militare di Washington e un’entità economicamente sempre più irrilevante. E proprio mentre la Casa Bianca, con Trump al timone, ridisegna i suoi rapporti con la Russia, i burocrati europei vanno in fibrillazione, terrorizzati dal fatto che senza la guerra in Ucraina non avranno più alcuna scusa per tenere in piedi il loro castello di carte.

NATO in crisi, UE allo sbando

A sentire Alastair Crooke, ex diplomatico britannico e analista di geopolitica, la situazione è ancora più tragica del previsto. La NATO si sta sgretolando sotto il peso delle sue contraddizioni, e il concetto stesso di “alleanza” ormai ha lasciato il posto alla “coalizione dei volenterosi”, ovvero quei paesi che di volta in volta si prestano ai giochi di guerra di Washington. La guerra in Ucraina? Una scusa per giustificare la sopravvivenza della NATO, che da decenni funziona più come un fondo nero per burocrati, generali in pensione e consulenti di guerra piuttosto che come un’effettiva struttura di difesa.

E ora che Trump ha deciso di tagliare i rifornimenti di armi e, cosa ancor più grave per Kiev, ha staccato la spina all’intelligence americana che fino a ieri forniva coordinate e dati satellitari per colpire obiettivi russi, Zelensky è rimasto improvvisamente cieco e impotente. I sistemi di targeting dell’Ucraina, che fino a qualche mese fa ricevevano informazioni in tempo reale dagli USA, si sono spenti.

L’isteria delle élite europee

Di fronte a questo scenario, Macron e Starmer si agitano come leoni in gabbia, cercando disperatamente di riportare Trump all’ovile. I loro emissari fanno la spola tra Kiev e Washington, con una missione ben precisa: convincere l’amministrazione americana a ripristinare la condivisione delle informazioni di intelligence con l’Ucraina. Un’ossessione che rivela non solo il vuoto strategico dell’Europa, ma anche la sua completa dipendenza dagli Stati Uniti.

Jonathan Powell, ex braccio destro di Tony Blair e attuale consigliere per la sicurezza nazionale britannico, è stato mandato in missione per far ragionare Zelensky e convincerlo a comportarsi “meglio” con Trump. Tradotto: smettere di ostacolare i negoziati con Mosca e cercare di ottenere almeno il minimo sindacale da un presidente americano che ha già deciso di chiudere questa partita.

Ma tutto questo non è solo un problema di guerra o di pace. È il sintomo più evidente di un’Europa che non sa più dove sbattere la testa. L’Unione Europea, incapace di reggere il passo con la Cina, con la Russia e persino con un’America che ormai guarda altrove, si rifugia in un unico settore che sembra ancora funzionare: il complesso militare-industriale.

La nuova economia di guerra

Doveva essere il Green Deal il motore della crescita europea. Poi è naufragato sotto il peso delle sue contraddizioni. Ora la nuova parola d’ordine è riarmare l’Europa. Costruire armi, inviare aiuti all’Ucraina, creare un’economia di guerra permanente. Un piano disperato per cercare di rilanciare un continente che ha perso ogni capacità di innovazione economica e tecnologica.

Ma c’è un piccolo problema: non ci sono i soldi. La Germania è in recessione, la Francia traballa, l’Italia è già con l’acqua alla gola. E allora che si fa? Semplice, si stampano montagne di debito. Si creano veicoli finanziari opachi, si emettono bond senza copertura, si scarica tutto sulle future generazioni. Una strategia che abbiamo già visto nel 2008 e che, come allora, porterà solo al disastro.

Francia e Gran Bretagna: l’ultimo delirio nucleare

In questo contesto surreale, ecco spuntare l’idea della “condivisione” dell’arsenale nucleare. Un progetto senza alcuna base politica, giuridica o militare. In primo luogo, perché l’arsenale britannico è sotto chiave americana: ogni lancio deve avere l’autorizzazione di Washington. In secondo luogo, perché nessuno in Francia accetterebbe mai un riarmo della Germania, per evidenti motivi storici e strategici.

Ma la vera ragione dietro questa retorica è un’altra: l’Europa sa benissimo di essere stata tagliata fuori dal nuovo ordine mondiale che si sta formando. Trump vuole un grande accordo con la Russia, che riguarderà non solo l’Ucraina, ma anche il Medio Oriente, l’energia, l’Artico e la ridefinizione dell’equilibrio nucleare globale. L’Europa, semplicemente, non è invitata a questo tavolo.

Il ruolo marginale dell’Europa nel nuovo ordine mondiale

Questa è la vera paura delle élite europee: diventare irrilevanti. Essere retrocesse a semplici spettatori di un mondo che ormai si ridisegna senza di loro. È per questo che Macron continua a parlare di una Russia “indebolita” e di un’Europa “forte e indipendente”. Sa benissimo che, se l’asse Washington-Mosca dovesse davvero prendere forma, la Francia e il Regno Unito finirebbero per essere solo due isole alla periferia dell’Eurasia, mentre il centro del potere si sposta sempre più a est.

Eppure, invece di prendere atto della realtà e cercare un ruolo per l’Europa in questo nuovo scenario, le classi dirigenti europee continuano a vivere nel passato. Sperano ancora di poter imporre il loro modello al mondo, quando ormai sono loro a non avere più un modello da proporre.

La guerra in Ucraina ha messo a nudo tutte le fragilità dell’Europa. Il tentativo disperato di riarmarsi e di giocare alla guerra fredda non farà altro che accelerarne il declino. E quando il nuovo ordine mondiale sarà definitivamente consolidato, sarà troppo tardi per accorgersene.

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