NuovoAtlante
di Alessandro Orsini
L’Unione europea è garrula e faconda. Non c’è giorno in cui non rilasci una dichiarazione sull’Ucraina. E non c’è giorno in cui non organizzi un nuovo summit. Perché l’Unione europea parla così tanto? Per avere la risposta, occorre osservare il tipico comportamento dell’uomo di potere. Chi comanda parla poco. Chi ha il potere di decidere non si perde in polemiche e in riunioni estenuanti. Andreotti parlava poco. Non gli sarebbe mai venuto in mente di perdere il suo tempo a polemizzare con un consigliere comunale della Democrazia cristiana. Davanti a uno sgarbo, un diverbio, una polemica, Andreotti decretava la fine della carriera politica di quell’uomo. Con le dovute eccezioni, è possibile esprimere il rapporto tra loquacità e potere con una relazione bivariata: “Maggiore è il potere di un uomo, minore è la sua propensione alla discussione”. Di contro: “Minore è il potere di un uomo, maggiore è la sua propensione alla polemica”. Chi non ha potere strepita e si dimena. Ognuno usa le risorse che ha per raggiungere i propri fini. Molte persone povere ottengono ciò che vogliono dando di matto all’ufficio postale o a quello comunale.
Ebbene, l’Unione europea non fa altro che parlare della guerra in Ucraina perché non può decidere niente. È uno spettacolo avvilente. Per decidere qualcosa in quella guerra, occorrono tre risorse di base: moltissime armi, tantissimi soldi da buttare e una compattezza granitica.
L’Unione europea non ha niente di tutto questo. La guerra in Ucraina ha mostrato che i Paesi dell’Unione europea sono una nullità militare. Ha dimostrato anche che non hanno soldi grossi da investire nella guerra, con tanto di Germania in recessione, e che sono divisissimi. L’ultimo vertice di Londra presieduto da Starmer è stato un altro fallimento colossale. L’unica differenza rispetto a quelli precedenti è che è sfociato nel grottesco. Starmer e Macron hanno deciso di inviare un contingente anglo-francese, ma – ha precisato Starmer – soltanto se Putin sarà d’accordo. Putin ha detto di non essere d’accordo facendo apparire immediatamente i leader europei come un gruppo di falliti.
Poche volte la storia pone un’intera civiltà nella condizione di non potere fare niente davanti al suo declino. È successo alla Cina con le guerre dell’oppio. Succede oggi alla civiltà europea davanti alla Russia. A parlar chiaro si fa prima. Nel giugno 2023, Putin ha trasferito un po’ di testate nucleari in Bielorussia e ha detto all’Occidente: “Gentilissimi signori, con riferimento a questa guerra, sono pronto a condurre un attacco nucleare. E voi?”. Ovviamente i Paesi dell’Europa hanno tremato perché la Russia ha 6000 testate nucleari. La Francia e l’Inghilterra ne hanno, rispettivamente, 270 e 220, senza missili ipersonici. Dal canto loro, gli Stati Uniti non ci pensano proprio a sparire dalla faccia della Terra per difendere il Donbass. Questo spiega l’umiliazione smisurata che Trump ha inflitto a Starmer, il 27 febbraio scorso alla Casa Bianca. Trump ha chiesto a Starmer: “Sei in grado di fronteggiare la Russia con le tue sole forze?” (Can you take on Russia by yourself?). È stata una delle scene più umilianti della storia della diplomazia moderna. Starmer è arrossito come uno scolaretto, consapevole che, in uno scontro uno contro uno, la Russia distrugge l’Inghilterra con un pugno. L’Unione europea dovrebbe porre un freno a tutti questi summit. Quanto maggiore è il numero di summit, tanto maggiore è l’evidenza della sua irrilevanza.
Il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2025