di Diego Fusaro
Il vertice di Parigi tra i paesi europei per discutere della guerra in Ucraina non fa che segnalare una volta di più la morte ormai evidente dell’Unione Europea, del tutto simile a uno zombie che ancora cammina ma che già da tempo ha abbandonato la vita. Si potrebbe anzi ragionevolmente asserire che l’epilogo della guerra in Ucraina possa intendersi come la pietra tombale sull’Unione Europea. La Russia di Vladimir Putin e gli Stati Uniti d’America del codino biondo che fa impazzire il mondo, Donald Trump, hanno già deciso che la guerra deve finire e lo hanno fatto escludendo integralmente l’Unione Europea dalle trattative. L’Unione Europea dunque continua a essere trattata come un servo senza dignità, ed è giusto che sia così, dato che essa stessa ha da subito assunto l’ignobile postura del servo. Essa, insieme con l’Ucraina del guitto Zelensky, attore Nato, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood, è la vera sconfitta della guerra. Non solo perché è stata ridicolmente esclusa dalle trattative di pace, ma anche perché si trova ora a essere decisamente più debole di quanto già non fosse prima che la guerra principiasse. La vittoria di Washington si misura anche da questo: l’Unione Europea si trova ora a essere ancora più soggiogata dalla potenza a stelle e strisce, avendo spezzato i suoi legami con la Cina e con la Russia e trovandosi ora a dipendere in toto da Washington. Sì, la guerra d’Ucraina non è stata solo la guerra della civiltà del dollaro contro la Russia, colpevole di non genuflettersi al suo dominio: è stata anche la guerra che Washington ha condotto contro l’Unione Europea, per punirla per le sue precedenti simpatie verso la Russia e verso la Cina e per renderla ancora più subalterna al proprio dominio. Si pensi anche solo alla controversa questione del gas, che prima l’Europa acquistava a prezzi contenuti dalla Russia e che ora è costretta a comprare a prezzi esorbitanti dal cosiddetto amico americano. Intelligenti pauca. Per non parlare poi della Germania, tradizionalmente celebrata come la locomotiva d’Europa: la Germania si trova ora in una crisi profondissima, che si lascia inquadrare sotto il segno della recessione, come limpidamente affiora dal comparto automobilistico in crisi nera. Che succede se crolla la Germania? Non è difficile immaginarlo: con effetto domino, precipita l’intero costrutto tecnocratico dell’Unione Europea, tempio vuoto che santifica il capitale finanziario e quotidianamente umilia e mortifica lavoratori e ceti medi. Se, come ormai pare evidente sotto ogni profilo, l’Unione Europea dovesse crollare, allora non resterebbe che dire con le parole del poeta: nunc est bibendum.