Mentana diventa il giullare di corte di Giorgia Meloni, trasformando il Tg La7 in uno show personale per la leader, con tanto di giustificazioni imbarazzate. Nel frattempo, gli altri politici si sottopongono a vere interviste, ma evidentemente la par condicio è un concetto superato.
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Gli estimatori di Enrico Mentana (e noi fra questi: stimare non è condividere tutto) sono basiti per lo spettacolino inscenato mercoledì sera al posto del Tg La7: un monologo di Giorgia Meloni detta Giorgia intervallato da assist e battutine del conduttore a tre giorni dalle elezioni. Il fatto che Mentana si giustificasse ogni due per tre spiegando che era tutto normale, un atto dovuto, nessun regalo, dimostra che era imbarazzato anche lui. E allora non si capisce perché si sia prestato a quello sketch imbarazzante, per lui e per la Meloni. Anche perché subito dopo, a Ottoemezzo, è tornata la normalità con Salvini bersagliato da Gruber e Giannini con domande vere e, quando mentiva, con contestazioni. A quel trattamento, detto anche giornalismo, si sono sottoposti tutti i leader (gli ultimi sono stati Calenda, Magi e ieri Conte) tranne Elly Schlein. E appunto la Meloni che, in modalità “io so’ io”, ha preteso e ottenuto il piedistallo del tg, sostituendolo quasi in toto. Invece tutti gli altri capipartito si sono messi in fila per le due prime serate elettorali di ieri e di oggi. Una violazione della par condicio ancor più smaccata di quella tentata da Meloni-Schlein chez Vespa e bloccata dall’Agcom.
Molti, sui social, contestano a Mentana le domande fatte, ma soprattutto quelle non fatte. Ma non è questo il problema: ogni conduttore è libero di chiedere ciò che vuole, poi il pubblico giudica (anche se poteva almeno rintuzzare le bufale più sfacciate, tipo i 17 miliardi tolti alla sanità con le truffe sul Superbonus: sono 15 miliardi, riguardano tutti i bonus e solo in minima parte il 100%, e soprattutto non sono soldi perduti, ma salvati proprio dalla scoperta delle frodi). I fatti più spiacevoli sono il trono regalato alla Meloni, come se fosse più candidata degli altri (invece è pure una candidata finta); il silenzio sugli attacchi della premier ad altri conduttori di La7; e quel clima di complicità fra compari che avrà senz’altro stupito chi ricorda un ben altro Mentana ai tempi del Covid, quando si scagliò contro il premier Conte perché, in conferenza stampa, aveva risposto a un giornalista sull’accusa di Meloni e Salvini di aver firmato il Mes di nascosto e nottetempo e l’aveva smentita in quanto falsa. “Se le avessi conosciute in anticipo – tuonò Mentana nella diretta – non avrei mandato in onda quelle parole di Conte su Salvini e Meloni”. Parole veritiere, fra l’altro. E allora come mai ha mandato in onda senza fiatare le parole (menzognere, fra l’altro) della Meloni su fantomatici affronti del Pd a Mattarella e ad altre istituzioni e sul Superbonus contiano? In questa campagna elettorale Giorgia detta Giorgia si è scelta quattro intervistatori: Vespa, Porro, Del Debbio e Mentana. E ora, purtroppo, abbiamo capito perché.
Il Fatto Quotidiano, 7 giugno 2024