Passiamo sopra il delirio di qualche anno fa di sallusti a Piazza Pulita sul fatto che “la Polonia non confina con l’Ucraina”.
Il direttore de Il Giornale di Angelucci (parlamentare della lega e re delle cliniche private, scevro da conflitti d’interesse) è talmente abituato a scrivere delle fake-news, che se le versa addosso con beata ignoranza.
Il confine, che per lui non confina, è lungo “solamente” ca. 535 km.
Tant’è che in Polonia ci vivono più di 1 milione e mezzo di ucraini.
Passiamo sopra lo storico improvvisato mieli che l’altra sera a Otto e Mezzo è riuscito ad acclarare “che l’atomica non è mai stata usata” ed “è solo propaganda”.
I giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, infatti, notoriamente il 6 e 9 agosto del 1945 si vaporizzarono da soli in centinaia di migliaia per il troppo sole d’agosto.
E Mieli ce lo ‘vendono’ pure come STORICO.
E il rapporto Onu che accusa Israele di “uso sistematico di violenza sessuale e riproduttiva” nella Striscia di Gaza (praticamente altri atti genocidiari) ha interessato poco e niente i media italiani, tutti concentrati sulla piazza di domani 15 marzo ufficialmente per l’Europa dei diritti umani, ufficiosamente un covo di guerrafondai.
E il piano di riarmo di 800 miliardi di euro di waffenursula spacciato da tv e giornali come argine di difesa da un’eventuale attacco russo mai paventatosi?
E Bocchino e Del Dubbio che offrono ai loro telespettatori una versione divinizzata della premier?
E Capezzone, un ex radicale oggi meloniano convinto, sempre presente da Porro e considerato tra i maggiori intellettuali della destra italiana, che parla con saccenza e arroganza di minchione a cui non crede neanche suo cugino?
E Vespa che stende tappeti rossi e lingue dorate ai suoi ospiti rappresentanti di questo governo, facendo domande che alle elementari reputerebbero logicamente scarse e per niente scomode?
Che pena.
Questo è il livello dell’informazione in Italia.
Servono leggi serie contro queste calamità subculturali.
Servono leggi che impediscano di poter dire falsità a rotta di collo, in pubblico, a reti unificate e senza validi contraddittori.
Serve che l’Ordine dei Giornalisti non rilasci patentini professionali a chiunque abbia scritto un trafiletto per un giornaletto di regime.
Serve che il giornalista non sia né un’opinionista né un megafono di partito.
Salvatore Granata