Cristoforo Colombo

Cristoforo Colombo: ebreo sefardita o navigatore genovese?

Cristoforo Colombo non era genovese ma un ebreo sefardita spagnolo. Gli spagnoli vogliono accaparrarselo, mentre noi italiani possiamo finalmente scaricare la colpa.

Cristoforo Colombo non era genovese, ma spagnolo. E non solo spagnolo: era un ebreo sefardita. Sì, avete capito bene. Il grande navigatore che ci hanno spacciato per secoli come orgoglio ligure in realtà potrebbe non aver mai avuto nulla a che fare con Genova, se non nelle fantasie patriottiche. A rivelarlo è Miguel Lorente Acosta, medico forense e docente all’Universidad de Granada, che ha passato 22 anni a sezionare ossa e ricostruire la storia genetica di Colombo. L’esito? Una scoperta che ha fatto saltare i nervi a mezzo mondo accademico e ai nazionalisti italiani: Colombo non solo non sarebbe genovese, ma nemmeno cristiano.

Iniziamo dal principio: Cristoforo Colombo, l’uomo che per sbaglio si è trovato a “scoprire” l’America, morì a Valladolid nel 1506. Voleva essere seppellito a Hispaniola, ma le sue ossa hanno subito più traslochi di un gruppo di rifugiati. Prima lo portano a Cuba nel 1795, poi tornano in Spagna nel 1898, precisamente a Siviglia. Ma nel 1877 a Santo Domingo trovano un’altra bara, e pure lì dicono che ci sia Colombo. E allora chi è sepolto a Cuba? E chi a Siviglia? Alla fine la conclusione di Lorente è che Colombo sia sparso in vari pezzi, distribuiti tra Cuba, Santo Domingo e Siviglia come un macabro puzzle.

Il problema però non è dove si trovano le ossa di Colombo, ma di chi siano quelle ossa. Lorente sostiene, con tanto di analisi del DNA, che Colombo fosse ebreo sefardita. Ora, fatemi capire: uno che viene presentato alla corte di Ferdinando e Isabella, in piena Inquisizione spagnola, sarebbe ebreo? E come lo spiegano gli spagnoli dell’epoca, impegnati a espellere o bruciare ogni ebreo che trovavano per strada? Ma certo, Colombo sarebbe stato un marrano, un ebreo convertito. Così, da buon marrano, avrebbe sposato una nobildonna portoghese, ottenuto la fiducia degli ordini religiosi spagnoli e ricevuto tre caravelle per andare a esplorare l’ignoto. È come se oggi un musulmano venisse accolto come eroe nella Casa Bianca di Donald Trump. Non fa una piega, vero?

Ma Lorente va avanti e conclude che i genovesi erano troppo antisemiti per accogliere uno come Colombo. Quindi, se non poteva essere genovese, doveva per forza essere spagnolo. Peccato che questa tesi sia un colabrodo: se Colombo scriveva in italiano, firmava in italiano, e aveva rapporti commerciali con Genova, la sua identità culturale resta italiana, e non bastano due analisi di laboratorio a cambiarla.

E qui arriviamo al paradosso: gli spagnoli, in preda a un delirio identitario, vogliono accaparrarsi pure Colombo. Non bastava aver rivendicato mezza America Latina. Ora vogliono anche il navigatore che, per puro caso, ha scoperto le terre su cui poi avrebbero scatenato massacri e genocidi. E non è solo una questione accademica: si tratta di riscrivere la storia con l’evidenziatore delle origini. Colombo non può essere genovese, perché, si sa, gli italiani devono essere relegati al ruolo di santi, poeti e naviganti, ma rigorosamente di seconda mano.

In tutto questo, la domanda è semplice: chi se ne frega se Colombo fosse spagnolo, italiano o ebreo? La sua impresa ha avuto conseguenze devastanti per i popoli indigeni, e oggi discutere delle sue origini è un po’ come litigare su chi debba prendere il merito di aver scatenato l’inferno. Ma intanto, mentre il dibattito sulle sue ossa continua, noi italiani possiamo tirare un sospiro di sollievo: almeno adesso, possiamo dire che non è tutta colpa nostra.

A.P.

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