Come il governo Meloni accelera lo smantellamento della sanità pubblica

Come il governo Meloni accelera lo smantellamento della sanità pubblica

Il governo Meloni accelera lo smantellamento della sanità pubblica, tagliando fondi e favorendo la sanità privata a scapito dei cittadini più deboli.

di Alberto Piroddi

La demolizione della Sanità Pubblica in Italia non è un’ipotesi futuribile o una teoria complottista: è un dato di fatto che si realizza giorno dopo giorno sotto i nostri occhi. Il governo guidato da Giorgia Meloni non ha fatto altro che accelerare una tendenza iniziata decenni fa con Berlusconi e portata avanti con zelo dal Partito Democratico nelle sue versioni renziane e lettiane. L’ultimo atto di questa tragedia è stato scritto con un emendamento alla Legge di Bilancio: quasi 200 milioni di euro sottratti alla sanità pubblica per ingrassare quella privata. Un trasferimento di fondi che, al di là delle formule burocratiche e dei tecnicismi, significa una cosa sola: meno cure per chi non può permettersi cliniche private e polizze assicurative, più guadagni per chi vede la salute come un business da sfruttare.

Che questa manovra sia passata sotto silenzio nei principali telegiornali non è un caso. Mentre le televisioni erano occupate a seguire le boutade di Salvini, che precetta chi sciopera, o a dare spazio agli sproloqui di Capezzone, impegnato a “asfaltare la sinistra” con il suo ruolo istituzionale da portaborse di testate come Il Dubbio o le trasmissioni di Porro, i tagli alla sanità pubblica venivano approvati con il solito cinismo. Del resto, se i media non informano, non c’è bisogno di giustificarsi davanti agli elettori.

Eppure, quei 200 milioni di euro sono stati tolti a settori fondamentali per il Servizio Sanitario Nazionale: la salute mentale, la prevenzione delle malattie ereditarie, la tutela materno-infantile, l’assistenza agli anziani, i servizi legati ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). In pratica, si taglia su tutto ciò che garantisce ai cittadini una vita dignitosa e un accesso equo alla salute. Mentre il sistema sanitario soffoca per la carenza di medici, infermieri e personale amministrativo, mentre le liste d’attesa si allungano fino all’assurdo, il governo sceglie di finanziare la sanità privata, lasciando la pubblica in agonia.

Non è un caso isolato. Giorgia Meloni ha già stabilito un record negativo per la spesa sanitaria in rapporto al PIL: entro il 2027, sarà inferiore al 6%, una soglia critica che ci riporta ai livelli dei paesi più arretrati in termini di welfare. Mancano 12 miliardi all’appello, ma invece di colmare questa voragine, si continuano a tagliare risorse, affossando ulteriormente un sistema già al limite del collasso.

Questa strategia non è improvvisata. È un piano preciso, che mira a costruire un sistema sanitario a misura dei più ricchi, lasciando i meno abbienti alla mercé della fortuna. Il carovita già sta strangolando il ceto medio-basso, senza che il governo si preoccupi di introdurre un reddito di dignità per chi è senza nulla o un salario minimo per chi lavora in condizioni di sfruttamento. Le pensioni minime sono state ritoccate di appena 1,90 euro al mese e agli infermieri, figure centrali per il funzionamento del sistema sanitario, sono stati concessi solo 7 euro in più in busta paga. Una miseria, uno schiaffo morale a chi ogni giorno tiene in piedi la baracca con turni massacranti e stipendi indecenti.

Nel frattempo, però, il governo non si è fatto problemi a buttare al vento 15 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto, un’opera che collega il nulla con il niente, né a spendere quasi un miliardo per un centro di detenzione in Albania. Soldi pubblici spesi per soddisfare le ossessioni propagandistiche di una maggioranza che gioca a fare la patriota, mentre in patria i servizi essenziali vengono smantellati pezzo per pezzo.

L’equità fiscale è un miraggio. L’8% della ricchezza nazionale è concentrato nelle mani di pochissimi: banchieri, burocrati, lobbisti. Ma questa ricchezza rimane intoccata. Invece di colpire i patrimoni di chi può permetterselo, il governo continua a spremere il restante 92% dei cittadini, quelli che faticano a sopravvivere. Le banche, nel frattempo, hanno guadagnato 43 miliardi di euro in due anni, grazie anche ai profitti record di istituti come Mediolanum. Ma di tassare questi extraprofitti non se ne parla: meglio continuare a mungere i soliti noti.

I numeri parlano chiaro. La sanità pubblica viene demolita con metodo e costanza, mentre i soldi pubblici vengono dirottati verso progetti faraonici e clientele. Chi si ostina a difendere questa maggioranza con tesserine di partito e slogan preconfezionati dovrebbe aprire gli occhi. La propaganda non cura le malattie, non accorcia le liste d’attesa, non paga le bollette. La realtà è fatta di ospedali al collasso, di famiglie che rinunciano a curarsi perché non possono permettersi visite private, di un sistema che gioca con la pelle dei cittadini.

È ora di reagire, di partecipare, di rompere il muro di indifferenza e di connivenza. Perché mentre questi giocano all’allegro chirurgo con la sanità pubblica e alla battaglia navale con le guerre internazionali, chi paga il prezzo più alto sono sempre i più deboli.

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