La Stampa ci regala una scena strappalacrime: Giuliano Amato ascolta Ciro, un giovane detenuto a Nisida, convinto che la Costituzione sia solo una bella favola. Amato, l’ex di tutto, risponde con nostalgia per un clima di uguaglianza ormai sepolto da politiche egoistiche e ciniche. Poi, un capolavoro di autocritica: Cesare Salvi ricorda come la sinistra abbia riformato il Titolo V per fare la gara a chi era più federalista con la Lega, riuscendo solo a frammentare l’Italia in 21 staterelli. E come dimenticare le geniali riforme di Berlusconi e Renzi? Ora la destra prosegue l’opera e la sinistra si straccia le vesti. Spiegalo tu a Ciro, dietro le sbarre, chi sono i veri colpevoli.
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Commovente la scena, raccontata dalla Stampa, di Giuliano Amato che ascolta Ciro, detenuto nel carcere minorile di Nisida e convinto che “la Costituzione dice che siamo tutti uguali, ma non è vero”. Straziante la risposta dell’ex braccio destro di Craxi, ex premier, ex presidente della Consulta, ex tutto: “La forza della nostra Costituzione sta nel clima in cui è nata e su cui i costituenti hanno scommesso per poterci trattare da eguali”. Edificanti le conclusioni della Stampa: oggi, con questa destraccia, quel clima è sepolto da “politiche all’insegna di egoismo e cinismo” culminate “nell’autonomia differenziata, tomba delle speranze di Ciro e del suo Sud”. O tempora o mores, signora mia. Poi purtroppo Cesare Salvi, ex ministro Ds del governo Amato 2, racconta al Giornale la riforma costituzionale del Titolo V della Costituzione, imposta dall’Ulivo a colpi di maggioranza, che oggi consente alla destraccia di polverizzare l’Italia in 21 staterelli con legge ordinaria: “Era il 2001, fine legislatura, ero ministro del governo Amato. L’idea balzana dei dirigenti del centrosinistra era quella di provare a sconfiggere la Lega sul suo terreno, per dimostrare ai suoi elettori che, se quelli chiedevano il federalismo, noi eravamo pronti a raddoppiare la posta, così ci avrebbero votato in massa”. Salvi votò contro in Cdm e disse ad Amato: “Ma perché non lasciamo perdere invece di forzare?”. Ma quello niente: “Ormai ci siamo impegnati”. Così “approvammo la riforma del Titolo V della Carta. Ovviamente gli elettori leghisti se ne fregarono e il centrodestra stravinse”. Sintesi perfetta del centrosinistra più consociativo e idiota del mondo, che spiega fra l’altro come mai per opporsi a B. ci vollero i Girotondi e poi i 5Stelle.
Nel 2001 B. tornò al governo e cambiò a sua volta la Costituzione e la legge elettorale a colpi di maggioranza, fra gli alti lai del centrosinistra che aveva appena cambiato il Titolo V a colpi di maggioranza. Fortuna che gli italiani e la Consulta rasero al suolo le due schiforme, così come quando Renzi cambiò la Costituzione e la legge elettorale a colpi di maggioranza fra gli applausi del Pd che aveva rimproverato B. di aver fatto altrettanto. E ora attacca i Melones perché attuano il Titolo V del centrosinistra, come chiedevano anche presidenti di regione del Pd tipo Bonaccini, che di lì a poco nominò sua vice la Schlein, oggi sulle barricate contro una schiforma votata da decine di attuali esponenti Pd. Difficile spiegare tutte queste cose a Ciro, che dietro le sbarre di Nisida ha problemi più impellenti. Ma, per rendere l’idea, basterebbe una frase terra terra di Amato (o chi per esso): “Vedi, Ciro, se non siamo tutti uguali è perché una sinistra di coglioni ha prodotto una destra di manigoldi. Inclusi i presenti”.
Il Fatto Quotidiano, 23 giugno 2024