Il pover’ometto che è passato in nove anni dal 40,8 al 2% ha partorito, con comprensibili sforzi, un pensierino: “Chiederemo in Vigilanza di sapere se chi va in tv a difendere Putin (i personaggi alla Orsini/Travaglio) sono mai stati pagati da Carta Bianca e dalle altre trasmissioni del servizio pubblico. Se l’invasore deve essere difeso dagli invasati, va bene, ma non con i nostri soldi”. A parte il fatto che, nella lingua italiana (non sappiamo in quella saudita), a un soggetto singolare – “chi va in tv” – non dovrebbe seguire un verbo al plurale – “sono mai stati pagati” – e che nelle democrazie è buon uso retribuire chi lavora (non sappiamo in Arabia Saudita), né io né Orsini abbiamo mai difeso Putin.
Se però il tapino volesse dedicarsi a un cheerleader di Putin, gli suggeriamo un certo M.R.. Sotto il suo governo, la dipendenza italiana dal gas della Russia (sotto sanzioni dal 2014 per aver invaso la Crimea) aumentò a dismisura. E così le esportazioni d’armi a Mosca: fu lui ad autorizzare la vendita di 94 blindati Lince Iveco per 25 milioni in barba all’embargo. Il 5 marzo 2015 incontrò Putin a Mosca: “La cooperazione Russia-Italia prosegue attivamente nonostante il contesto difficile” (era il suo modo di non nominare l’invasione della Crimea). E disse alla Tass che l’Ucraina doveva concedere l’autonomia al Donbass come l’Italia all’Alto Adige. Il giorno prima aveva visto a Kiev il presidente ucraino Poroshenko, che gli aveva chiesto di affrontare con Putin il caso di una pilota detenuta a Mosca, ma invano. Il quotidiano russo Vedomosti scrisse che la sua visita aveva rotto “l’isolamento internazionale di Putin”.
Il 10.6.2015 il nostro eroe ricevette Putin all’Expo di Milano: “Grazie di essere qui, la accolgo con grande gioia… Lavoreremo insieme per ripartire dalla tradizionale amicizia Italia-Russia” per “un futuro ricco di energia per il pianeta e per la vita”.
Il 17.11.’15, alla domanda “Possiamo fidarci di Putin?”, rispose: “Faccio una risposta da twitter: sì. Nessuno nella comunità internazionale può pensare di costruire l’identità europea contro il vicino di casa più grande considerandolo nemico… Sarebbe assurdo alzare una cortina di ferro tra Europa e Russia”.
Il 17.6.’16 rivide Putin al Forum Economico di San Pietroburgo e chiese alla Ue di ridiscutere le sanzioni: “Russia ed Europa condividono gli stessi valori”. Gran finale: “Avete notato? Oggi il presidente Putin è stato più europeista di me! Spasiba!”. Putin ricambiò: “Complimenti, lei è un grande oratore. L’Italia può andare fiera di un premier così”. E gli diede un passaggio sulla sua auto blindata.
Ora noi non sappiamo se il cheerleader di Putin percepisse la giusta mercede per i suoi servizietti. Ma temiamo che, eccezionalmente, lavorasse gratis.
Il Fatto Quotidiano, 27 giugno 2023