Che cos’è oggi l’Europa? Un grande mercato? Un progetto di pace? Un’istituzione sovranazionale? No, è un grande magazzino d’armi con dentro un call center che risponde solo a Washington. E lo spettacolo che ci stanno offrendo questi giorni ne è la dimostrazione perfetta.
Il paradosso è questo: tutti si stracciano le vesti perché Trump, il rozzo, il populista, il bullo arancione, sta avvicinando la pace in Ucraina più di quanto abbiano fatto i santoni dell’atlantismo progressista in tre anni di carneficina. Attenzione, non fraintendiamo: non perché Trump sia diventato un missionario della pace, ma perché si è accorto che la guerra costa e non rende. A un certo punto, tra un’asta sulle terre rare e un accordo con i russi per spartirsi gli asset strategici dell’Ucraina, ha deciso che era ora di chiuderla. E allora giù di schiaffoni a Zelensky, che si era abituato un po’ troppo a fare la star hollywoodiana, credendo di poter trattare Washington come una specie di bancomat. “O firmi, o ti togliamo tutto”, e voilà, Zelensky torna a Canossa come un bambino beccato con le mani nella marmellata.
E qui arriva la parte più divertente: l’Unione Europea. Gente che fino all’altro ieri stava in silenzio mentre Biden mandava miliardi a Israele per radere al suolo Gaza, ora si riscopre indignata. “Trump sta svendendo l’Ucraina a Putin!” urlano le vedove di guerra europee, da Macron a Von der Leyen. Ah, perché invece tenerla in vita artificialmente mentre l’esercito russo la decima a suon di missili e la popolazione viene dissanguata sotto la legge marziale, quella era una strategia brillante? Quella era “difesa della democrazia”? Ma per favore.
E infatti ecco il geniale piano di Bruxelles: 800 miliardi di euro di riarmo. Avete capito bene. Invece di cercare una trattativa, invece di convincere gli americani a fermare Israele, invece di usare il potere economico dell’Europa per mediare con la Russia e porre fine alla guerra, la strategia è una sola: altre armi, altri missili, altre bombe. Perché, come dice Macron, “La Russia è il nemico”. Oh, finalmente! Dopo trent’anni di ipocrisia, ecco che si torna ai vecchi cari schemi della Guerra Fredda, quelli che garantiscono affari d’oro per i soliti noti: produttori di armi, fondi speculativi, multinazionali della difesa. E pazienza se i cittadini europei finiranno a pagare il conto con meno sanità, meno scuola, meno infrastrutture. L’importante è che gli industriali della morte facciano profitti record.
Ma il capolavoro dell’ipocrisia è un altro. Dove sono gli anti-Trump europei quando The Donald dichiara apertamente di voler sostenere Netanyahu “fino alla fine del lavoro”? Quale lavoro, esattamente? Lo sterminio del popolo palestinese? Perché quello sta succedendo, sotto gli occhi di tutti. Ospedali bombardati, bambini morti di fame, incubatrici senza elettricità. E l’Europa? Silenzio. Niente sanzioni per Israele. Niente pressioni su Netanyahu. Niente interruzione dei rapporti diplomatici. Anzi, c’è pure chi manda ancora aiuti militari, perché non si sa mai. E poi ci vengono a parlare di diritti umani, di valori occidentali, di democrazia. Fateci il piacere.
La verità è questa: l’Europa è una colonia, senza politica estera, senza visione, senza dignità. Quando Biden diceva “armiamo l’Ucraina fino alla vittoria”, tutti zitti e allineati. Ora che Trump dice “basta, facciamo affari con Mosca”, tutti scandalizzati. Ma scandalizzati perché? Perché gli americani ci hanno mollato e ora non sappiamo più che fare? Perché stiamo scoprendo che senza Washington non contiamo nulla? Perché per tre anni ci siamo raccontati la favoletta della NATO invincibile e ora il castello di carte sta crollando?
E sapete qual è la cosa peggiore? Che la gente non conta più nulla. Non c’è dibattito, non c’è alternativa. I media ripetono il copione come pappagalli, la politica segue senza fiatare, le proteste vengono ignorate. O sei con la NATO, o sei un nemico. O sei con Israele, o sei un terrorista. O sei con l’Unione Europea, o sei un putiniano. E così si spegne il pensiero critico, si criminalizza il dissenso, si trasforma ogni discussione in una guerra di religione dove l’unico dogma è l’obbedienza al padrone di turno.
Per fortuna la realtà è più testarda della propaganda. Perché la guerra in Ucraina è persa, anche se nessuno lo vuole dire. Perché il massacro di Gaza è un crimine storico, anche se fanno finta di non vederlo. Perché l’Europa non è altro che un giocattolo rotto nelle mani dei suoi stessi burattinai. E perché, che piaccia o meno, alla fine sarà la geopolitica a decidere, non i comunicati stampa di Bruxelles.
Nel frattempo, gli unici che pagano il conto sono i soliti: i popoli. Gli ucraini, usati come carne da cannone. I palestinesi, massacrati nel silenzio. Gli europei, condannati a una recessione infinita per finanziare armi che non cambieranno nulla. E mentre gli eserciti si preparano alla prossima mattanza, la sola cosa che ci resta è questa: la verità. Anche se a molti fa ancora paura.