C’è chi dice no

Qualcosa si muove, finalmente, nella morta gora italiana. Mentre gli euro-pusher del bellicismo si oppongono alla pace in Ucraina, i 5Stelle e Avs non sono più soli nel rifiuto del pensiero unico armato.

di Marco Travaglio

Qualcosa si muove, finalmente, nella morta gora italiana. Mentre gli euro-pusher del bellicismo si oppongono alla pace in Ucraina che chiamano “resa” perché rifiutano di arrendersi alla realtà, i 5Stelle e Avs non sono più soli nel rifiuto del pensiero unico armato. La Schlein pigola qualcosa di sensato contro gli Eurobomb di Ursula: vedremo se il Pd sarà coerente quando si tratterà di votare l’ennesima sbobba militarista al Parlamento europeo, dove la sua delegazione si presenterà un po’ dimagrita per il nuovo round dello scandalo Qatar. Salvini annuncia piazze contro il riarmo: basterebbe che iniziasse a votare in Consiglio dei ministri contro la linea ursulina di Meloni&Tajani. I quali a loro volta escludono almeno l’invio di truppe a Kiev: con questi chiari di luna è già qualcosa.

Intanto, come volevasi dimostrare, Zelensky è già sulla via di Canossa: è bastato che Trump, come aveva promesso agli elettori e allo stesso presidente ucraino, gli chiudesse il rubinetto delle armi, perché si dicesse pronto a tornare alla Casa Bianca con la coda fra le gambe per firmare qualunque cosa.

La triste realtà del campo, che da tre anni si chiama sempre e solo sconfitta dell’Ucraina e della retrostante Nato, fa faticosamente breccia nella cortina della propaganda. Ma, più il negoziato sembra avvicinarsi e l’ora dell’apocalisse allontanarsi, più aumenta il rischio che un colpo di coda delle vedove di guerra mandi la situazione fuori controllo. Non potendo più contare sugli Usa, almeno per quattro anni, il Deep State neocon e la lobby armata si sono buttati a pesce sulle burocrazie europee. Che, come insegnano gli scandali Qatar e Big Pharma, sono sempre in vendita al miglior offerente.

L’osceno piano ReArm Europe della Von der Leyen è fatto apposta per soddisfare gli appetiti famelici di queste sanguisughe che ingrassano da decenni su guerre studiate e provocate a tavolino, ma spacciate per giuste e ammantate di sacri principi e alti valori. Ma, per passare nel Consiglio europeo di domani, avrà bisogno dell’unanimità (regola benedetta, che infatti le Sturmtruppen vorrebbero abolire per decidere tutto da sole). L’Italia, se vuol giocare un ruolo in questa fase cruciale, dovrebbe votare no, anche per rubare finalmente l’esclusiva della diplomazia, del negoziato e della pace a gente come Orbán. Le vere opposizioni dovrebbero unirsi per chiedere alla Meloni di porre il veto per fermare quella follia. Il Pd dovrebbe annunciare l’uscita dalla maggioranza europea che finora ha sostenuto la banda Ursula. E Salvini dovrebbe far pesare i suoi voti in Consiglio dei ministri, disposto anche a mettere in discussione il governo. In questa battaglia vitale, anzi mortale, le chiacchiere stanno a zero. Contano solo i fatti.

Il Fatto Quotidiano, 5 marzo 2025

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