Brancamielone

Paolo Mieli infligge il colpo di grazia a Trump: boicotta i cocktail all’ambasciata USA e arruola l’Europa per la guerra. Alla Casa Bianca tremano.

di Marco Travaglio

Già duramente provati dal boicottaggio di per mano di Sandro Ruotolo e altri trascinatori di folle, Donald Trump e la sua banda hanno subito il colpo di grazia. È stato l’altroieri, quando Paolo Mieli ha annunciato a Otto e mezzo il suo primo pacchetto di sanzioni contro la Casa Bianca dopo il “pestaggio di Zelensky” e “il ritiro dell’aiuto militare all’Ucraina”: “Non andrò mai più al ricevimento dell’ambasciata americana per il 14 luglio” (che poi sarebbe il 4, ma fa niente). Perché lui è “contro contro contro l’America di Trump che fa a gara con la Russia di Putin”. Nel frattempo Zelensky è tornato a Canossa, pronto a ingoiare tregua, pace, minerali, vegetali e animali “sotto la forte guida di Trump”. Ma Mieli non bada a simili inezie: “Zelensky può dire ciò che vuole”. Lui non se la beve e lo sa lui cosa conviene a Kiev: infatti ai cocktail all’ambasciata non ci va più. Finché gli Usa sterminavano centinaia di migliaia di innocenti fra Serbia, Afghanistan, Iraq, Libia, armavano Israele per spianare Gaza e sponsorizzavano golpe fascisti in giro per il mondo, non s’è mai perso un ricevimento in via Veneto: cin cin, in alto i cuori! Ma ora che non vogliono più fare guerre e provano a chiudere quella in Ucraina, dovranno farlo senza di lui. Così Trump impara. E, per fargli ancora più male, sapete dove va? Alla marcetta pro Europa di Michele Serra, purché “l’Europa sia armata e prenda il posto lasciato libero da Trump”, cioè sia “l’Europa della Von der Leyen: un’altra non c’è”. Tiè, Donald: prendi e porta a casa.

Ma c’è di più. Dagli studi di La7 Mieli ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e ha assunto il comando delle truppe in partenza per Kiev: “Che facciamo, le solite chiacchiere sull’esercito europeo?”. Non sia mai: “Noi diciamo: ci siamo noi volonterosi! La parte che non fa più Trump la facciamo noi! Mettiamo la pistola sul tavolo della pace accanto a quelle di Zelensky e Putin (Trump non è previsto, ndr). E se la Russia non rispetta i confini combattiamo!”. Annalisa Terranova del Secolo d’Italia tentava di placare le fregole del novello Brancaleone con obiezioni di puro buon senso, tipo che servirebbero anni per trovare e spendere 800 miliardi di Eurobomb e il negoziato è ora, ma soprattutto che questa roba non c’entra nulla con l’esercito europeo (che prima richiederebbe uno Stato europeo). Ma veniva travolta dai giovanili ardori mieliani: “Basta chiacchiere, dobbiamo riequilibrarci con la Russia che bombarda l’Ucraina da tre anni”. Quindi non parte per il fronte a mani nude, eh no: si porta 7-8 mila testate nucleari, sennò non c’è partita. Come la ferale notizia sia stata accolta alla Casa Bianca e al Cremlino, è presto per dirlo. Ma pare che da due giorni Trump e Putin dormano con la luce accesa.

Il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2025

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