Biden è l’emblema di una demenza senile diffusa in un Occidente sempre più anziano, incapace di capire quanto sia diventato ridicolo e pericoloso, mentre solo sua moglie potrebbe farlo ragionare. Al contempo, la demenza narcisistica di Trump, alimentata da fake news e complottismo, manipola la realtà per i suoi scopi, coinvolgendo i suoi sostenitori in un circolo vizioso di bugie. Entrambi incarnano una demenza collettiva di ottusa faziosità, dove le opinioni personali sono confuse con la verità e la politica è ridotta a un conflitto egoistico, privando i cittadini del vero potere decisionale.
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Quella di Biden è demenza senile classica molto diffusa in un Occidente sempre più anziano, si è allungata anche la vita dell’ego mentre il corpo cede prima. Biden appartiene poi alla categoria degli esseri umani che si identificano col lavoro che fanno. E se sei il lavoro che fai, quando smetti non sei più niente. Per questo non mollano. La demenza gli impedisce di capire quanto ormai sia diventato ridicolo e anche pericoloso per la collettività. Demente lui ma anche quelli che non l’hanno fermato prima, adesso dicono che solo la moglie potrebbe farlo ragionare mentre quella di Obama sarebbe in pole position per rimpiazzarlo. Una donna e pure afroamericana che alla sera può chiedere consigli al maritino non sarebbe male, del resto se Trump è davvero pericoloso per la democrazia come dicono, devono correre ai ripari. Anche perché un mentecatto coi codici nucleari sarebbe altrettanto pericoloso.
In attesa che l’ego di Biden ritrovi sprazzi di buonsenso, un altro tipo di demenza ha infiammato il dibattito. Quella di Trump, demenza frutto del narcisismo maligno oltre i livelli di guardia. Una forma di demenza che ha invaso il mondo. Quella delle fake news e del complottismo, quella di realtà parallele costruite dall’ego per i suoi scopi meschini. Funziona così, prima ti metti in testa una idea o un obiettivo, poi manipoli la realtà per avere ragione e raggiungere i tuoi scopi. Ego che si mette al centro del mondo e poi lo usa. Trump ha mitragliato bugie senza nessuna vergogna perché ne ha bisogno per vincere e perché sa che i suoi tifosi a casa sono come lui. Vogliono prevalere ed imporre la loro volontà, il come è irrilevante. Più che realismo machiavellico, demenza collettiva di matrice egoistica perché scollegata dalla realtà. Trump ha accusato Biden di essere il presidente più bugiardo della storia oltre che il peggiore. Già, le persone ti dicono chi sono, basta saperle ascoltare.
Ma dall’inquietante dibattito americano è emerso un altro tipo di demenza collettiva che ci sta travolgendo tutti, quella dell’ottusa faziosità. Dalle ideologie collettive siamo passati a quelle individuali. La mente egoistica funziona come un algoritmo e le persone scrollano di continuo soffermandosi solo su ciò che conferma le loro ragioni. Si rinchiudono così in un mondo tutto loro che confondono con la realtà e sviluppano una faziosità viscerale. Opinioni confuse con la verità e partecipazione confusa col tifo. Nei dibattiti come al bar, non c’è analisi oggettiva, non c’è ascolto reciproco e quindi dialogo, non c’è ragionamento costruttivo. Invece di svolgere la sua funzione, la politica è diventata un modo per scaricarsi addosso le proprie frustrazioni esistenziali e perseguire egoistici sogni di gloria. Uno scontro permanente tra fazioni mentre il vero potere decisionale è stato sottratto ai cittadini e quindi alla democrazia e nessuno ne parla. Una vera e propria demenza globale e alla fine i due tardoni Biden e Trump sono gli esponenti più illustri.