Reduce dai fasti del duty free di Fiumicino, Piero Fassino, fresco di scandalo per furto di profumi, torna a occuparsi di politica estera con fervore, tuonando contro le richieste di Putin su Crimea e Donbass. Il PD fa orecchie da mercante, mentre sui social si sprecano commenti ironici che fanno del caso Chanel un nuovo genere letterario. I commentatori, tra una risata e l’altra, svelano l’assurdità delle pretese di pace giusta, ricordando che Fassino farebbe meglio a dedicarsi ai profumi coloniali piuttosto che alla geopolitica.
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Reduce dai fasti del duty free di Fiumicino, un profumatissimo Piero Fassino è tornato all’altro antico amore: la politica estera. A meno di due mesi dallo scoop del Fatto sulla mano lesta e recidiva che intasca uno Chanel Chance senza passare dalla cassa, il Pd non ha ancora detto una parola sul suo deputato indagato per vari tentati furti (se è malato, lo dimostri con un certificato medico e si curi evitando di andare in giro da solo; se non lo è, c’è una sola parola per definirlo, incompatibile con la carica che occupa). Così, fischiettando e confidando nella smemoratezza generale, lui ha ripreso a frequentare Montecitorio, dunque pure Fiumicino, e a twittare contro l’ex compagno Putin: “Pretende il riconoscimento dell’annessione di Crimea e Donbass. Un diktat indecente. Una pace giusta e sicura non può essere un’umiliante richiesta di resa”. I commenti sottostanti sono pezzi di rara comicità: non si rideva tanto da quando Di Maio annunciò la scissione dai 5Stelle e la nascita di Insieme per il Futuro. Breve antologia: “Indecente è intascarsi i profumi al duty free”, “Ok, ma prima passa alla cassa”, “Quindi il ladro sarebbe Putin”, “Si sente profumo di vittoria”, “Sento profumo di cazzate”, “Rubare profumi ti riesce meglio delle analisi geopolitiche (ed è tutto detto)”, “Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?”, “Oltre a rubare ami anche mentire?”, “Prova a proporre uno scambio di profumi”, “Pierino, manda qualche profumo a Putin, magari lo convinci”, “Ho un’idea: rubiamo le armi a Putin!”, “Egoiste!”.
Altri entrano nel merito: “Sii pragmatico: Putin non potrà certo ritirarsi da questa sanguinosa guerra con soltanto un paio di profumi in tasca”, “Parti col moschetto?”, “Se lo dice Fassino, possiamo star certi che Kiev diventerà la nuova capitale della Federazione Russa”, “La pace giusta non esiste: esiste solo la pace dei vincitori”, “Piero, ti svelo un mistero: se si perde una guerra, le condizioni le detta il vincitore”. Ma questi commenti, detratte le essenze Chanel, non valgono solo per il maestro profumiere pidino: sono la risposta del buonsenso alle follie del 99 per cento dei politici occidentali, che continuano a fare i capricci come bimbetti viziati dell’asilo: “Vojo il Donbass! E pure la Crimea! E pure Kiev nella Nato!”. Come se per due anni e mezzo non avessero farcito l’Ucraina di armi e miliardi, riempito Mosca di sanzioni per “sconfiggere la Russia” e collezionato solo fiaschi. Ora farneticano di “pace giusta” come se nella storia ne fosse mai esistita una: cioè come se lo sconfitto potesse dettare le condizioni al vincitore. Di questo passo, Fassino chiederà indietro Corsica, Nizza, Savoia, Istria, Dalmazia, Albania, Libia, Etiopia, Somalia ed Eritrea. E passerà ai profumi coloniali.
Il Fatto Quotidiano, 18 giugno 2024