Nell’articolo di Alessandro Orsini, la situazione in Palestina viene descritta in termini di strategie intenzionali di Benjamin Netanyahu, il quale, secondo Orsini, non mira semplicemente a contrastare Hamas a Rafah, ma a compromettere l’intera nozione di uno Stato palestinese. Orsini sostiene che Netanyahu intende ridurre i palestinesi a uno stato di necessità primaria, dove la sopravvivenza quotidiana sopraffà qualsiasi aspirazione politica. Questo si concretizza attraverso la distruzione sistematica delle infrastrutture essenziali come case, ospedali e scuole, spingendo i palestinesi a concentrarsi solo su bisogni basilari come cibo e acqua, piuttosto che sulla lotta per uno stato sovrano. L’articolo critica anche le democrazie occidentali e l’Unione europea per il loro sostegno continuo a Israele nonostante tali azioni, suggerendo una discrepanza tra le retoriche sui diritti umani e le azioni pratiche.
* * *
Putin ha ordinato ai propri soldati di addestrarsi al lancio delle testate nucleari tattiche contro l’Ucraina. È la sua risposta alle minacce della Nato di colpire il territorio russo con i missili Storm Shadow che Guido Crosetto, ministro della Difesa italiano, e Rishi Sunak, premier inglese, hanno dato a Zelensky. Se Putin colpirà l’Ucraina con le testate nucleari come risposta agli Storm Shadow contro il territorio russo, Crosetto dovrà assumersi le proprie responsabilità.
Quanto alla Palestina, le intenzioni di Netanyahu sono state fraintese e devono essere chiarite. I principali quotidiani italiani ripetono continuamente che Netanyahu intende entrare a Rafah per sconfiggere Hamas. Ma è falso. Per capire il vero fine di Netanyahu, dobbiamo ricorrere alla sociologia fenomenologica che pone la realtà della vita quotidiana – la “realtà suprema” fatta di impellenti bisogni pratici – al centro della riflessione sulla sicurezza internazionale.
Come ho spiegato altrove, la realtà della vita quotidiana è la realtà che tocca la nostra pelle: è il vicino di casa; la casa crollata; i soldati per le strade (Alessandro Orsini, Teoria sociologica classica e contemporanea, Utet). Quando Netanyahu avrà terminato di radere al suolo la Striscia di Gaza, i palestinesi saranno poverissimi, assetati e affamati. Nessuno di loro penserà a ottenere uno Stato. I palestinesi penseranno a procurarsi ciò che Marx ha posto alla base della vita umana e, quindi, della storia e della società: cibo, acqua, casa e vestiti. Maggiore sarà il numero di case distrutte da Israele, minori saranno le preoccupazioni politiche dei palestinesi. Che cosa significa? Significa che i palestinesi chiederanno innanzitutto cibo, acqua, casa e vestiti. Saranno afflitti da problemi pratici e non politici. Non a caso, Netanyahu li affama e li asseta. Netanyahu impedisce che i palestinesi abbiano acqua e cibo. Il problema della costruzione di uno Stato, oggi, è l’ultimo problema dei palestinesi. Ogni volta che i politici italiani dicono: “Due popoli, due Stati”, Netanyahu abbatte cento case a Gaza. Ogni volta che l’Unione europea dice che i palestinesi hanno diritto ad avere uno Stato, Netanyahu distrugge ospedali, scuole e moschee. Il messaggio di Netanyahu si riassume come segue: “I palestinesi vogliono uno Stato? Bene, intanto si preoccupino di procurarsi cibo, acqua, vestiti e un rifugio”. Netanyahu può operare in questo modo grazie al sostegno dell’Unione europea che ha sempre rifiutato di assumere misure punitive contro Israele. Anzi, l’Unione europea continua a dare armi a Israele. Se la storia fosse raccontata sulla base dei documenti scritti anziché sulla retorica, tutti vedrebbero che le democrazie occidentali violano i diritti umani più delle dittature.
La documentazione storica non lascia dubbi a riguardo. I crimini che le democrazie occidentali hanno perpetrato contro l’umanità negli ultimi trent’anni sono infinitamente superiori a quelli perpetrati dalle dittature. Nessuna dittatura al mondo eguaglia le democrazie occidentali nella violazione del diritto internazionale e dei diritti umani, come dimostrano la guerra in Iraq o la pulizia etnica a Gaza, per limitarmi a due soli casi. In conclusione, Netanyahu vuole entrare a Rafah non per distruggere Hamas, ma per annientare il popolo palestinese che deve essere privato della forza di chiedere uno Stato. In che modo? Costringendolo a focalizzarsi sulla realtà della vita quotidiana, la realtà suprema che si impone a ogni uomo in virtù della sua urgenza e immediatezza.
Il Fatto Quotidiano, 7 Maggio 2024