Nella contesa tra “europeisti” e “sovranisti”, le elezioni europee si presentano come un derby tra due fazioni estreme. Macron, che un tempo invitava a “non umiliare Putin”, ora propone l’invio di soldati a Kiev. Scholz promette che le armi tedesche non verranno usate in Russia, salvo poi obbedire agli ordini di Biden. Vari leader europei, tra cui Rutte e Sikorski, fanno dichiarazioni bellicose e stringono alleanze inaspettate. La Nato si prepara alla guerra e Michel parla di un’economia di guerra. Borrell e Gentiloni propongono piani controversi, mentre von der Leyen si mostra in spot propagandistici. I “buoni” sembrano fare di tutto per eguagliare i “cattivi”.
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Come la lotta al Covid e le guerre in Ucraina e a Gaza, anche le elezioni europee sono diventate un derby fra due curve ultrà: i buoni “europeisti” e i cattivi “sovranisti”. Il guaio è che più guardi i buoni e più ti domandi cosa potrebbero mai fare di peggio i cattivi. Il francese Macron, già noto perché due anni fa invitava a “non umiliare Putin in Ucraina”, ora che Putin sta umiliando l’Ucraina e la Nato propone di inviare soldati o almeno addestratori a Kiev contro la prima potenza nucleare e mostra la mappa degli obiettivi russi da bombardare con missili francesi. Il tedesco Scholz giura che mai autorizzerà gli ucraini a usare armi tedesche per attacchi in Russia, poi arriva l’ordine di Biden e scatta sull’attenti. Lo stesso fanno Finlandia, Svezia, Polonia, Repubblica Ceca, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Canada, Romania e Paesi baltici. In Olanda il “liberale” Rutte si allea col fascio-islamofobo Wilders, ma siccome è più atlantista di Stoltenberg ora lo promuovono segretario Nato al suo posto. Il ministro dell’Economia finlandese Rydman definisce gli ebrei “spazzatura che non piace a noi nazisti”, ma siccome il suo governo è turboatlantista nessuno ci fa caso: la Nato lava così bianco che più bianco non si può.
Il ministro della Difesa tedesco Pistorius annuncia una bella guerra alla Russia “entro il 2029”. Il ministro degli Esteri polacco Sikorski dice che “l’invio di truppe in Ucraina non va escluso”. Il capo dell’esercito norvegese Kristoffersen comunica che “la Nato ha 2-3 anni per prepararsi alla guerra alla Russia”. Il presidente lettone Rinkevics, a Roma da Mattarella, annuncia trionfante che pensa di inviare truppe in Ucraina e intanto aumenta la spesa militare dal 2,4 al 3% del Pil grazie alle simpatiche forniture di Leonardo. Il presidente del Consiglio Ue, il liberale Michel, filosofeggia: “Se vogliamo la pace prepariamoci a fare la guerra e a passare in modalità di economia di guerra”. L’Alto rappresentante della politica estera Ue, il socialista Borrell, dice che attaccare la Russia senza dichiararle guerra è “legittimo ai sensi del diritto internazionale” (quello che si è scritto lui nella sua cameretta). Il commissario all’Economia, il Pd Gentiloni, propone giulivo un nuovo Recovery per comprare armi. La presidente della Commissione Ue, la popolare (si fa per dire) Ursula von der Sturmtruppen, paragona le armi ai vaccini e posta un video-spot che la ritrae, pancia indentro e petto infuori, in marcia fra bombe e macerie col giubbotto antiproiettile e il casco di lacca in testa: “Vota per un’Europa forte che osa agire” e “turbo-charging la nostra capacità industriale di difesa”. Ecco, questi sono i buoni che vogliono salvare l’Europa. Da non confondere con i cattivi che vogliono distruggerla.
Il Fatto Quotidiano, 6 giugno 2024