Anatomia di una caduta

Grillo spinge per un 5Stelle moderato con Conte, ma insiste sull'umorismo per voti, ignorando i temi seri. La crisi iniziata nel 2021 richiede un ritorno a "né destra né sinistra".

Grillo ammette che gridare non serve più e spinge per un approccio più moderato con Conte, ma insiste sulla presenza e sull’umorismo come strategie per recuperare voti, dimenticando che i 5Stelle hanno avuto successo grazie a temi seri come il reddito di cittadinanza e la lotta alla corruzione. La Raggi sogna un ritorno alle origini, evitando alleanze che li snaturano, nonostante i successi del governo Conte siano stati possibili solo grazie ad esse. La crisi attuale del Movimento risale al 2021 con l’entrata nel governo Draghi. Nonostante il neo-bipolarismo FdI-Pd, il Movimento dovrebbe tornare a essere “né di destra né di sinistra”, una chiave del loro passato successo.

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di Marco Travaglio

Sulla sconfitta dei 5Stelle e sulle ricette per la rinascita si leggono cose assai strane. Grillo, battute a parte, dice giustamente che “gridare non serve più, è il momento del moderato Conte”. Poi però promette di essere più presente (se andasse a votare sarebbe già qualcosa) e pensa di recuperare voti con “un po’ di senso dell’umorismo”: ma i 5Stelle i voti li hanno sempre presi su cose terribilmente serie, tipo reddito di cittadinanza, lotta alle mafie e alla corruzione, acqua pubblica, pace e ambiente. La Raggi, ultimo sindaco di Roma prima del vuoto cosmico, vagheggia un “ritorno alle origini” fatto di “banchetti di plastica” e “aggregazioni online”, come se l’orologio della storia potesse tornare al 2009; e mai più “alleanze” tipo Lega e Pd che “ci snaturano e ci rendono irriconoscibili”. Poi però ricorda le cose buone dei governi Conte (“ha dimostrato grandi capacità”), dal Rdc in giù: che non sarebbero mai passate senza allearsi con Lega e Pd. E nelle ultime due elezioni i 5Stelle sono andati da soli: bene alle Politiche e male alle Europee: quindi che c’entrano le alleanze?

C’entra semmai l’essere entrati con le mutande in mano nel governo Draghi, nato per distruggerli con i loro voti determinanti, grazie alla geniale resa di Grillo ai noti “grillini” SuperMario e Cingolani (“Io sono l’Elevato e lui il Supremo”). Conte, che all’epoca non era neppure iscritto ma lasciò fare, ha chiesto scusa a nome del Movimento. Ora toccherebbe a Grillo: se è vero che il M5S si è “vaporizzato”, la vaporizzazione risale al 2021 e porta la sua firma. Senza l’arrivo tormentatissimo di Conte al vertice, fra sentenze del Tribunale di Napoli, guerriglie casaleggiane e pugnalate alla schiena da Di Maio&C. e dal Pd per conto Nato, i 5Stelle sarebbero scesi sotto il 10% già due anni fa. Su un punto però la Raggi ha ragione: “Gli schemi destra-sinistra fanno parte del passato”. Il neo-bipolarismo (finto) FdI-Pd nasconde politiche molto simili: dalla guerra all’austerità all’Autonomia differenziata, contro cui la Schlein strilla in piazza dopo averla chiesta con Bonaccini per l’Emilia-Romagna nel 2018. Patuanelli non è d’accordo e twitta: “‘Né di destra né di sinistra’. Lo sento dire da molti anni. Da quelli di destra”. Per la verità, quelli di destra si sono sempre detti di destra. Erano i 5Stelle che si dicevano “né di destra né di sinistra” (lo stesso Conte li chiama “progressisti”, tutt’altra cosa dalla “sinistra” mummificata e vacua d’Italia e d’Europa). Quella fu una delle chiavi del loro successo e potrebbe esserlo ancora, in un Paese dove chi vota premia sempre l’ultima novità e anche chi non vota bada al sodo, fregandosene dei teatrini ideologici. È bizzarro doverlo spiegare proprio a chi, per il suo Dna, dovrebbe essere il più predisposto a capirlo.

Il Fatto Quotidiano, 19 giugno 2024

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