L’Ambasciata della Russia in Italia esprime profondo sconcerto per l’articolo su la Repubblica che associa l’esecuzione della Sinfonia n.7 “Leningrado” di Shostakovich alla resistenza ucraina. La sinfonia, simbolo della memoria dell’assedio di Leningrado e dei suoi milioni di vittime, è presentata come un inno alla lotta contro la Russia, un’interpretazione considerata offensiva e irrispettosa. L’Ambasciata condanna la mancanza di rispetto della direzione dell’Accademia di Santa Cecilia e del giornalista Andrea Penna, chiedendo scuse per l’oltraggio alla memoria delle vittime del nazifascismo.
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È con grande sconcerto che leggiamo, nel quotidiano “la Repubblica. Roma” del 6 giugno, l’articolo dedicato ai concerti in programma per venerdì e sabato presso la Sala “Santa Cecilia” dell’Auditorium “Parco della Musica” a Roma, la cui orchestra, diretta dal maestro russo Turgan Sokhiev, eseguirà la Sinfonia n.7, “Leningrado”, celebre in tutto il mondo e frutto del genio del grande compositore sovietico Dmitri Shostakovich.
Sulle prime, si potrebbe pensare che l’intento da parte degli istituti musicali italiani di continuare a portare sui loro palcoscenici le opere composte da autori russi, malgrado le profonde divergenze emerse tra la Russia e l’Occidente, sia di per sé un fatto più che auspicabile. Peraltro, l’inclusione di tali opere nella programmazione musicale rientra nelle pratiche dettate da un normale atteggiamento di civiltà e riguardo nei confronti dei capolavori della cultura musicale mondiale. In Italia, la fedeltà a tale approccio è stata confermata ai massimi livelli nelle dichiarazioni delle autorità del Paese, nelle quali si è fatto riferimento al contributo inestimabile che la Russia ha dato alla cultura mondiale, in particolare alla musica classica, nonché al fatto che fosse inaccettabile che opere ed eventi legati alla Russia fossero censurati o cancellati.
Tuttavia, in Italia si deve sapere che la Sinfonia n.7, “Leningrado”, di Dmitri Shostakovich rappresenta un richiamo diretto a uno degli episodi più funesti della Seconda Guerra Mondiale: l’assedio di Leningrado, messo in atto dal regime di Hitler e durato ben 872 giorni, che portò alla morte di quasi un milione di cittadini assolutamente innocenti, e che da solo assunse i tratti del più grave crimine di genocidio mai attuato nei confronti della popolazione dell’ex Unione Sovietica, e quindi di russi, bielorussi, ucraini, ebrei, e molti altri; un abominio paragonabile soltanto allo sterminio pianificato della popolazione ebraica d’Europa da parte dei nazisti. Nell’agosto del 1942, la Sinfonia venne eseguita nella Leningrado sotto assedio. Fu tale evento ad accentuarne l’importanza simbolica e a fare in modo che la Sinfonia andasse definitivamente ad occupare un posto speciale nella musica e nella cultura a livello mondiale.
A suscitare quindi particolare sconcerto e profonda indignazione sono state la grave mancanza di rispetto e l’empietà mostrate dalla Dirigenza dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dal giornalista del quotidiano “la Repubblica” Andrea Penna nel permettere che l’esecuzione in concerto della Sinfonia n.7, “Leningrado”, di Dmitri Shostakovich, ovvero l’esecuzione di quello che è un monumento musicale perenne innalzato alla memoria degli eroi di Leningrado, sacro non solo per ogni russo, non solo per ogni abitante di San Pietroburgo, ma anche per un qualunque altro individuo dotato di buon senso, venisse presentata come un inno alla resistenza e alla lotta che il regime di Kiev sta portando avanti contro la Russia; un regime, quello di Kiev, che non solo si è autoproclamato apertamente “erede” dell’ideologia dei collaborazionisti nazisti Bandera e Shukhevych, ma che si è anche macchiato di orribili crimini nel corso della guerra che esso stesso ha scatenato nel 2014 contro la popolazione del Donbass.
Non sappiamo se il signor Turgan Sokhiev e i musicisti dell’orchestra che egli dirigerà durante il concerto di Roma siano a conoscenza o meno dei toni con i quali sono state “promosse” le loro prossime esibizioni presso la Sala “Santa Cecilia” dell’Auditorium “Parco della Musica” o se siano consapevoli del significato politico che è stato attribuito a tali concerti. Vogliamo sperare che Turgan Sokhiev, non certo l’ultimo arrivato tra i “Maestri”, che è nato e cresciuto in un Paese che ha pagato per la Vittoria in guerra un prezzo mostruoso, il prezzo di 27 milioni di vite umane, non intenda sacrificare la sua reputazione, tanto più agli occhi della sua Patria d’origine, e non voglia acconsentire a una così brutale manipolazione delle coscienze, né a tale mostruoso affronto alla memoria dei suoi antenati.
L’autore del pezzo pubblicato su “la Repubblica” Andrea Penna e la Direzione di una così importante istituzione per la musica classica quale l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma sono consapevoli del fatto che con questo loro articolo dedicato all’evento, di fatto, hanno commesso una palese violazione delle più comuni norme etiche e professionali e che, di fatto, si sono espressi in difesa di principi ideologici la cui natura misantropica e la cui illegalità sono state riconosciute dal diritto internazionale a seguito del Processo di Norimberga, svoltosi tra il 1945 e il 1946?
Anche se in Europa adesso non è più consuetudine invitare rappresentanti della Federazione Russa alle commemorazioni dedicate a eventi storici di importanza comune, come è risultato evidente durante le celebrazioni di quest’anno in occasione dell’80esimo anniversario dello sbarco delle truppe alleate in Normandia, resta comunque d’obbligo condannare nella maniera più assoluta qualunque tentativo atto a distorcere i contenuti e il significato degli eventi storici, e quindi anche delle opere artistiche ad essi dedicate.
Allo stesso modo, sono assolutamente immorali tutti gli sforzi profusi dagli attuali leader occidentali per sminuire l’operato dell’Unione Sovietica, che fu determinante nella sconfitta del nazismo di Hitler. Per quanto anche le azioni giunte da Oltreoceano siano state coraggiose e d’aiuto, fu soltanto grazie all’operato dell’Unione Sovietica, e di nessun altro, che l’Europa continentale riuscì a scampare a una sorte che l’avrebbe vista trasformarsi in un immenso campo di concentramento nazista.
Ci aspettiamo quindi delle scuse sia da parte della Direzione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che della testata giornalistica “la Repubblica” per aver consentito che venisse oltraggiata non soltanto la memoria degli abitanti di Leningrado, uccisi dai bombardamenti e morti di fame e stenti durante l’assedio nazista della città, ma anche quella di tutte le persone che rimasero vittime degli orrori del nazifascismo.
https://roma.mid.ru/it/press-centre/commento_dell_ambasciata_della_russia_in_italia/