di Giovanni Tolu
La battaglia per la gestione diretta delle entrate fiscali in Sardegna è entrata nel vivo. A farsi portavoce di una proposta radicale e strutturale è A Innantis!, movimento indipendentista che da tempo spinge per una ridefinizione del rapporto tra l’isola e lo Stato italiano. Al centro della loro visione, un principio tanto semplice quanto dirompente: i tributi prodotti in Sardegna devono rimanere in Sardegna.
Attualmente, il sistema finanziario regionale si basa su un meccanismo a dir poco paradossale: le imposte vengono versate a Roma, e la Regione deve poi attendere la restituzione di una quota che, sulla carta, le spetterebbe di diritto. Il problema, denunciano gli attivisti di A Innantis!, è che questa restituzione è spesso parziale, ritardata e soggetta a interpretazioni discrezionali del governo centrale. L’ultimo caso eclatante è quello dei quasi 2 miliardi di euro che lo Stato italiano deve alla Sardegna, una cifra che continua a essere oggetto di contenzioso senza trovare una soluzione definitiva.
Secondo il movimento, questa situazione è inaccettabile e rappresenta un freno all’autodeterminazione dell’isola, oltre che un’ingiustizia contabile che mette in ginocchio le amministrazioni locali. La proposta è chiara: la Sardegna deve gestire direttamente la cassa delle entrate, senza passare per Roma. Questo, sostengono, garantirebbe maggiore certezza finanziaria e permetterebbe di investire con più efficacia nelle politiche pubbliche, senza dipendere dai trasferimenti statali che, puntualmente, arrivano in ritardo o in misura ridotta rispetto a quanto dovuto.
Nel dibattito pubblico, la posizione di A Innantis! si colloca in un contesto di crescente insofferenza verso la gestione finanziaria imposta dallo Stato italiano. Il nodo del fondo unico ai comuni, tema su cui recentemente l’ANCI Sardegna ha avviato un confronto con la Regione, è solo l’ultimo esempio di come la dipendenza dai trasferimenti statali generi incertezza e difficoltà nella programmazione delle politiche locali. Anche in questo caso, la denuncia è chiara: il fondo unico dovrebbe essere aggiornato annualmente sulla base delle entrate regionali, come stabilito dalla legge, ma questa regola viene sistematicamente disattesa.
Da qui, il ragionamento più ampio: se la Sardegna avesse il controllo diretto delle proprie risorse fiscali, non ci sarebbe bisogno di trattative continue per ottenere ciò che le spetta di diritto. La gestione locale delle entrate, secondo il movimento, permetterebbe non solo di garantire i servizi essenziali con maggiore tempestività e programmazione, ma anche di mettere in campo strategie di sviluppo economico senza dover aspettare il via libera di Roma.
La proposta di A Innantis! si inserisce in un quadro più ampio di rivendicazione dell’autonomia finanziaria della Sardegna, un tema che, sebbene presente nel dibattito politico da anni, non ha mai trovato un’applicazione concreta. Il movimento punta a rilanciare questa battaglia con un’impostazione pragmatica, spingendo affinché la gestione diretta delle entrate diventi una priorità dell’agenda politica regionale.
Resta da vedere quale sarà la reazione della classe politica sarda, tradizionalmente divisa su queste tematiche. Se da un lato l’idea di una maggiore autonomia fiscale trova terreno fertile tra amministratori e cittadini stanchi di un sistema inefficiente e squilibrato, dall’altro le resistenze politiche e istituzionali potrebbero rendere il percorso complicato.
Quello che è certo è che A Innantis! ha rilanciato la questione con toni netti e con una proposta concreta. Il dibattito è aperto, e la battaglia per il controllo delle entrate regionali è solo all’inizio.