Il vero motivo dietro il ban di TikTok: non la Cina, ma Israele

L’idea di vietare TikTok negli Stati Uniti non è nata dalla preoccupazione per la proprietà cinese della piattaforma, ma dall’influenza che l’app avrebbe avuto sull’opinione pubblica riguardo alla guerra tra...

L’idea di vietare TikTok negli Stati Uniti non è nata dalla preoccupazione per la proprietà cinese della piattaforma, ma dall’influenza che l’app avrebbe avuto sull’opinione pubblica riguardo alla guerra tra Israele e Hamas.

Tutto ha avuto inizio con l’attacco di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023 e con le preoccupazioni per i contenuti ritenuti antisemiti diffusi su TikTok. La spinta per il divieto si è concretizzata dopo un briefing riservato al Congresso, che ha ribaltato la situazione.

Secondo quanto rivelato dal senatore Mark Warner alla Munich Security Conference, la vera ragione dietro il provvedimento è stata la pressione esercitata da Israele. Durante il dibattito, l’ex deputato Mike Gallagher, ora dirigente di Palantir e tra i promotori del disegno di legge sul divieto di TikTok, ha spiegato che la proposta era ormai considerata morta fino all’attacco del 7 ottobre. È stato solo dopo l’inizio della guerra che il provvedimento ha ripreso slancio, quando i legislatori hanno iniziato a notare un’ondata di contenuti filo-palestinesi sulla piattaforma.

Gallagher ha dichiarato apertamente che la spinta decisiva è stata il modo in cui TikTok ha amplificato la narrazione pro-palestinese tra i giovani americani. Non è un caso che diversi funzionari israeliani abbiano iniziato a lamentarsi con i loro omologhi americani del fatto che l’algoritmo di TikTok avrebbe influenzato l’opinione pubblica contro Israele. Già nel 2023, un funzionario del Dipartimento di Stato aveva riferito che un alto diplomatico israeliano era furioso per il ruolo che l’algoritmo dell’app avrebbe giocato nel diffondere sentimenti anti-israeliani.

Un promemoria interno del Ministero degli Esteri israeliano, redatto dal vicedirettore generale Emmanuel Nahshon, attribuiva esplicitamente all’algoritmo di TikTok la responsabilità della crescente opposizione giovanile alla guerra a Gaza. Il documento, ottenuto dal Dipartimento di Stato americano, riportava che Nahshon ignorava completamente le preoccupazioni di Washington riguardo al danno reputazionale che Israele stava subendo a livello globale. Nel memo si legge che per Israele il vero problema non era la perdita di credibilità internazionale, ma la percezione di “potenza” che riusciva a trasmettere. Nahshon sosteneva che la crescente ostilità dei giovani verso Israele fosse dovuta in larga parte all’algoritmo di TikTok, il quale favorirebbe contenuti filo-palestinesi. Inoltre, affermava che, nonostante le apparenze, la maggior parte dell’opinione pubblica in Occidente continuava a sostenere Israele e che l’attacco del 7 ottobre aveva avuto il pregio di rivelare chi fossero i veri alleati dello Stato ebraico.

Questa narrativa è stata rapidamente assorbita dall’amministrazione Biden, che ha fuso la questione TikTok con la sua campagna contro la Cina. Nel marzo 2024, il Congresso ha ricevuto un briefing riservato sulla presunta minaccia rappresentata dalla piattaforma. Questo incontro segreto ha avuto un impatto decisivo, portando all’approvazione della legge con un voto unanime di 50 a 0 in una delle commissioni più diversificate della Camera dei Rappresentanti.

Warner, parlando alla conferenza di Monaco, ha quasi rivelato dettagli su quel briefing, fermandosi a metà frase. Il fatto che il provvedimento abbia ottenuto un sostegno bipartisan senza precedenti suggerisce che il contenuto del briefing fosse più politico che legato a reali minacce alla sicurezza nazionale. Alcuni parlamentari hanno espresso scetticismo, come la deputata Sara Jacobs, che ha dichiarato che nulla di ciò che aveva sentito in quell’incontro era specifico di TikTok, ma riguardava problematiche presenti su tutte le piattaforme social.

Il senatore Mitt Romney, a favore del divieto, ha collegato esplicitamente la sua posizione alla questione palestinese, sostenendo che TikTok fosse dominato da contenuti filo-palestinesi in misura molto maggiore rispetto ad altri social. Per Romney, questa sproporzione ha giocato un ruolo cruciale nel rafforzare il consenso per il divieto dell’app.

Gallagher ha sottolineato un errore strategico da parte di TikTok nel tentativo di contrastare la legge. L’app ha inviato notifiche ai suoi milioni di utenti, esortandoli a contattare i membri del Congresso per opporsi al provvedimento. Il risultato è stato un’ondata di telefonate, con alcuni giovani che, secondo Gallagher, avrebbero persino minacciato il suicidio nel caso in cui l’app fosse stata vietata. Per i sostenitori della legge, questo episodio ha dimostrato quanto TikTok fosse pericoloso e manipolativo, rafforzando l’idea che la piattaforma stesse “plagiando” i giovani americani.

A gennaio 2025, subito dopo l’entrata in vigore del divieto, un giovane di 19 anni ha dato fuoco all’ufficio di un deputato del Wisconsin che aveva votato a favore della legge. Questo episodio ha rafforzato l’idea che i giovani fossero particolarmente legati alla piattaforma, forse in modo malsano. Tuttavia, non esistono prove concrete che colleghino questi eventi a un’influenza diretta da parte del governo cinese.

L’intelligence americana ha sempre sostenuto che la minaccia rappresentata da TikTok fosse ipotetica. Le preoccupazioni riguardavano potenziali scenari di spionaggio e propaganda, non prove concrete di un’ingerenza cinese. In realtà, la decisione di vietare TikTok è stata il risultato di un insieme di pressioni politiche e strategiche, con Israele che ha giocato un ruolo chiave nel plasmare la narrativa intorno alla piattaforma.

Alla fine, il Congresso ha scelto di agire essenzialmente per limitare la libertà di espressione e proteggere Israele, mentre l’amministrazione Biden ha nascosto tutto dietro la minaccia cinese per giustificare il divieto. Il briefing riservato, ancora oggi segreto, ha fatto il lavoro sporco. Come ha detto Gallagher, tutto si è basato su una “cospirazione” orchestrata da pochi attori chiave. Il vero segreto, come sempre, è ciò che il pubblico non può sapere, rendendo impossibile qualsiasi contestazione.

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