Purtroppo, quanto paventavo si sta realizzando: è cominciata la guerra civile in Ucraina. Kiev è squassata da scontri ormai bellici. Ci sono morti, ancora non è chiaro quanti, e centinaia di feriti. E si comincia a sparare. Ribadisco: la responsabilità delle autorità europee è enorme. Ma tutti noi leggeremo che è tutta colpa della Russia. Stiamo in guardia, ora, perché gli effetti di questo disastro non tarderemo a sentirli anche noi.
—Giulietto Chiesa, 18 febbraio 2014
Vedove di guerra
di Tommaso Rodano
Cantori inesausti di una profezia che non si è mai avverata – la vittoria del Bene sul Male – i tifosi atlantici della guerra a oltranza non si rassegnano, non si capacitano. Per l’opinione pubblica che ha accompagnato (a debita distanza) lo sforzo bellico dell’esercito di Zelensky, l’ipotesi di una pace in Ucraina con la regia di Donald Trump è un disastro. Un lutto. Un’umiliazione per l’Europa. Una sciagura per il popolo ucraino (armiamoli e facciamoli ripartire). La fine delle democrazie liberali. Secondo buona parte dei commentatori italiani, la soluzione sarebbe sempre quella: più armi, più guerra, più sacrifici umani (altrui) per frenare l’avanzata del nuovo Hitler. Prime pagine, editoriali, interviste: un lutto a colonne unificate.
La pace dei puzzoni. “Il giorno in cui verrà firmata, ci accorgeremo che sarà una pace imperiale, non democratica. Non si cerca infatti di ristabilire i principi liberali di convivenza che hanno retto il difficile equilibrio mondiale fin qui (…). Tutto questo meccanismo ideale e materiale di salvaguardia è saltato con l’invasione russa dell’Ucraina, tre anni fa, che ha cortocircuitato il criterio universale di distinzione tra il bene e il male (…). È Trump che fa Putin imperatore, elevandolo dall’inferno delle sanzioni e delle maledizioni al trono condiviso di una partnership neo-autoritaria, che ridisegnerà il mondo dopo la mutilazione ucraina”. (Ezio Mauro, Repubblica, 16 febbraio)
Vassalli. “Nessuno ne uscirà salvo. Se il divorzio tra i valori dell’America e quelli dell’Europa si consumerà davvero, se davvero l’Ucraina verrà svenduta alla Russia, (…) anche l’Italia perderà credibilità, sovranità e prosperità. E se c’è qualcuno da noi che spera di trarne profitto, sappia che sarà solo per interpretare la parte del vassallo”. (Antonio Polito, Corriere della Sera, 16 febbraio)
Raffinati complotti. “Gli attacchi del Cremlino al presidente Mattarella non sono intemperanze di una estremista fuori di testa, ma strategia occhiuta per ricattare premier @GiorgiaMeloni e schierare le teste calde Lega e 5 Stelle con i filorussi, rappattumare i filorussi de noantri da destra a sinistra per dividere Roma e Bruxelles. Vedrete il peggio presto…” (Gianni Riotta su X, 17 febbraio)
Armi! Armi! Armi! Titolo: “L’Europa lotti per trattare la pace”. Occhiello: “Per gli armamenti l’Unione spenda come Washington” (Intervista a Mark Rutte, titolo d’apertura, prima pagina della Stampa, 16 febbraio)
Brividi. “La rivolta dell’Europa. Francia e Germania contro l’ingerenza Usa”. (Titolo di prima pagina di Repubblica, 16 febbraio)
Partita a scacchi (coi morti). “L’Europa diventi forte. Ha il denaro, il 90% delle riserve russe congelate sono in euro: le può usare per comprare armi dagli americani, subito, per darle all’Ucraina. Gli europei devono prendere la guerra nelle loro mani”. (intervista a Garry Kasparov, Corsera, 18 febbraio)
Moriremo tutti. “Donald Trump, in meno di un mese, ci ha fatto capire cos’ha in mente: sconvolgere il mondo, e vedere cosa succede. (…) Premiare l’aggressione di Putin significa concedere alla Russia il ruolo di potenza dominante sul continente. Negli Usa (…) tanti cittadini di fede democratica, soprattutto se vivono sulle due coste: pensano di essere al sicuro. Sì, ma fino a quando? (Beppe Severgnini, Corsera, 17 ottobre)
Dal Colle ai lander. “Anche io sto pensando molto a Monaco del 1938: sembrava una promessa di pace, fu un’illusione, si sottovalutò l’aggressore (…). Il parallelismo c’è”. (Intervista a Norbert Roettgen, ex ministro tedesco, Repubblica 16 febbraio)
Il problema siamo noi. “Adesso che l’incubo è diventato realtà (…) il pericolo più grave che corriamo è che le opinioni pubbliche di diversi importanti Paesi europei (…) cerchino di nascondere la testa sotto la sabbia. Naturalmente non può essere il caso delle opinioni pubbliche di Polonia, Finlandia, Svezia, Baltici, che, per collocazione geografica, potrebbero essere, dopo l’Ucraina, le prossime vittime di Putin. Sono le opinioni pubbliche di altri Paesi europei (Italia compresa) il problema. (Angelo Panebianco, Corsera, 18 febbraio)
Avanti! “Zelensky e gli ucraini sono già il leader e l’esercito di cui l’Europa ha bisogno” (Linkiesta, 15 febbraio)
Antiestetico. “Il presidente Trump realizza un modello di democrazia brutalista, antiestetica, anticonvenzionale, non conformista, non perbenista, irrispettosa”. (Luciano Violante, Corsera, 18 febbraio)
Il Fatto Quotidiano, 19 febbraio 2025