Il commento di Vance sulle truppe in Ucraina provoca indignazione nel Regno Unito

Secondo il vicepresidente, un accordo con gli Stati Uniti rappresenta una garanzia di sicurezza migliore per Kiev rispetto alle truppe di un Paese che non combatte da decenni.

J.D. Vance l’ha fatta grossa. Una frase, una sola frase, e nel Regno Unito sono esplosi come un candelotto di dinamite. “Meglio un accordo sui minerali con gli Stati Uniti che 20.000 soldati di un Paese a caso che non combatte da 30 o 40 anni.” Apriti cielo. Peggio di un insulto alla regina, peggio di una tassa sul tè. I politici britannici si sono messi in fila, ognuno con la propria indignazione preconfezionata, pronti a difendere l’onore delle gloriose forze armate di Sua Maestà.

Johnny Mercer, ex ministro per i Veterani, non ha trovato di meglio che dargli del “clown” e suggerirgli di “controllare i suoi privilegi”. James Cartlidge, segretario ombra alla Difesa, ha accusato Vance di “ignorare il servizio e il sacrificio” dei soldati britannici e francesi in Afghanistan. Perfino Nigel Farage, che per Trump e i suoi accoliti solitamente si butterebbe nel fuoco, ha detto che Vance si sbaglia e che il Regno Unito ha sempre sostenuto l’America nei suoi conflitti. Insomma, un Vesuvio di patriottismo offeso.

Vance, dal canto suo, ha provato a raddrizzare il tiro con un post su X: “Non ho neanche menzionato Regno Unito o Francia. Hanno combattuto coraggiosamente al nostro fianco negli ultimi 20 anni e oltre.” Però poi, con la grazia di un elefante in un negozio di porcellane, ha aggiunto: “Diciamolo chiaramente: ci sono molti Paesi che offrono supporto (pubblicamente o privatamente) senza avere né l’esperienza sul campo né l’equipaggiamento militare per fare qualcosa di significativo.” Ecco, come fare pace e guerra con la stessa frase.

Il punto è che Vance non ha torto. Gli inglesi, quando si tratta di gonfiarsi il petto e sventolare la Union Jack, si scordano spesso che il loro esercito non è più quello che si raccontano nei film di guerra degli anni ‘50. Dopo l’Afghanistan e l’Iraq, la capacità operativa britannica è andata in picchiata. La Royal Navy fatica a mettere insieme una flotta da combattimento degna di questo nome, l’esercito di terra è ridotto all’osso, e la RAF ha più problemi logistici che velivoli operativi.

Quindi, Vance ha offeso i sentimenti britannici? Forse. Ha detto una castroneria? No. Anzi, ha detto quello che molti sanno ma che nessuno osa dire: l’idea di mandare truppe europee in Ucraina è una follia senza capo né coda. È un azzardo geopolitico che non ha alcuna possibilità di risolvere il conflitto ma tutte le potenzialità di aggravarlo.

L’offensiva britannica e francese per proporsi come pacificatori in Ucraina è la solita pantomima da potenze di seconda fascia che vogliono sentirsi protagoniste, ma non hanno né i mezzi né la strategia per esserlo. Macron e Sunak propongono una tregua di un mese che copra infrastrutture energetiche, aeree e marittime, con l’obiettivo di inviare un contingente occidentale sul campo. Ovviamente Mosca ha già fatto sapere che considera qualsiasi presenza militare straniera sul suolo ucraino come un bersaglio legittimo. E allora, qualcuno a Londra e Parigi si è fermato a chiedersi: esattamente, che senso ha tutto questo?

Intanto, a Washington, Trump ha deciso di congelare gli aiuti militari a Kiev dopo un incontro con Zelensky andato male. “Non vuole la pace”, avrebbe detto il presidente americano, accusando l’ucraino di aver mancato di rispetto agli Stati Uniti. E come ciliegina sulla torta, l’accordo sui minerali tra USA e Ucraina è rimasto lettera morta.

Morale della favola: Zelensky, sempre più isolato, deve affrontare un’Europa che gioca alla guerra senza avere un esercito credibile e un’America che si sta stancando di mantenere in piedi il baraccone. Intanto, la Russia aspetta. Lavrov ha già ribadito che non ci sarà alcun cessate il fuoco temporaneo, ma solo un accordo di pace definitivo, firmato e controfirmato. Mosca sa benissimo che le proposte franco-britanniche sono un gioco di prestigio per non ammettere che Kiev sta perdendo.

E quindi, al netto della retorica e delle indignazioni di circostanza, la realtà è una sola: l’Europa continua a bluffare, Zelensky rimane con il cerino in mano, e la guerra va avanti. Forse, più che prendersela con Vance, Londra e Parigi dovrebbero chiedersi quanto tempo ancora potranno recitare la parte delle potenze globali prima che qualcuno glielo faccia notare sul serio.

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