La situazione in Siria è disastrosa per Bashar Assad: l’esercito siriano abbandona le proprie posizioni mentre i gruppi terroristici avanzano senza resistenza. Le dinamiche tribali, cruciali nel mondo arabo, sono state ignorate dal governo, causando una frattura tra Stato e tribù. La Russia mira a mantenere le sue basi militari a Latakia e Tartus e potrebbe creare una zona autonoma per garantirne il controllo. Gli USA sostengono i curdi per il controllo dei giacimenti petroliferi, mentre i terroristi vogliono spodestare Assad. La Lega Araba non interviene senza un impegno più attivo di Assad, il cui indebolimento e le scelte diplomatiche inefficaci rischiano di portare alla definitiva divisione della Siria e a un governo in esilio.
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Ciao cari amici,
purtroppo in Siria la situazione si sta sviluppando in maniera molto negativa per il presidente Bashar Assad e per il governo siriano. Stiamo vedendo come le forze terroristiche stanno avanzando, e si tratta, cari amici, di un’avanzata che nella gran parte dei casi avviene senza combattimenti. Purtroppo, l’esercito siriano semplicemente abbandona le proprie posizioni, abbandona le basi militari. Dal punto di vista militare, è una vera e propria vergogna: neanche tentativi di opporre resistenza o di creare una vera e propria linea di difesa.
Questo dimostra, cari amici, che durante questi anni di relativa – e non dico pace, perché la Siria non ha mai avuto una vera e propria pace in questi anni – c’era una pacificazione, un sistema di accordi, un modo di far zittire le armi in cambio di relativi interessi politici. Diversi gruppi terroristici sono diventati dormienti e hanno semplicemente atteso un momento buono per riprendere la propria attività. Il sistema di Bashar Assad non ha agito durante questo periodo per rafforzare la propria posizione: questo ormai è chiaro.
Io non so perché questa cosa sia avvenuta. Proprio l’altro giorno stavo parlando con un conoscente che si occupa molto di Medio Oriente e di ciò che sta succedendo. Scrive anche per una rivista di geopolitica russa; è un ex diplomatico, un signore ormai anziano. Lui mi ha spiegato che è molto probabile che durante i negoziati e durante la creazione di questa “pace” – o meglio dire pacificazione – in Siria, sia stata data troppa attenzione all’aspetto di rappresentanza dello Stato siriano, mentre non sono stati assolutamente calcolati gli equilibri interni tribali della Siria.
Ricordiamo che la Siria si regge, come anche tutto il Medio Oriente, su diversi strati di potere. Più di una volta, quando vi ho raccontato del Medio Oriente, vi ho spiegato che ci sono diversi livelli di potere che devono interagire tra loro per far funzionare tutto bene. Ci sono paesi in cui esiste uno stato ufficiale, che governa, applica le leggi e si occupa della gestione della vita del paese. Questi rappresentanti sono conosciuti in tutto il mondo, eletti democraticamente o meno, a seconda delle situazioni. In Arabia Saudita, ad esempio, si tratta di una monarchia dove nessuno ha scelto nessuno, ma c’è comunque uno stato rappresentato dalla monarchia.
Poi c’è un altro tipo di potere. Quando iniziamo a conoscere diversi paesi arabi, scopriamo che lo stato ufficiale comanda, ma esiste anche una sorta di coalizione di poteri formali e informali. Questi poteri sono tribali. Mettere in equilibrio la questione tribale e lo Stato è la politica più abile in assoluto. Un grande politico dovrebbe essere in grado di portare avanti gli interessi dello Stato e, allo stesso tempo, soddisfare anche gli interessi delle tribù, mettendoli insieme e facendoli collaborare.
Questo non è facile, perché spesso le tribù sono nemiche tra loro. È una situazione normale legata alla storia delle tribù. Accadeva anche in diversi paesi nella storia della Russia, ad esempio. Prima che la Russia diventasse un unico regno, esistevano diversi “ducati” – piccole entità guidate da un duca o da principi – spesso in conflitto tra loro. Solo dopo furono riuniti, ma anche dopo l’unione continuarono le lotte interne per portare i propri rappresentanti al potere.
Lo stesso accade nel mondo arabo. Le tribù sono fondamentali, perché rappresentano un riconoscimento primario. Gli arabi si identificano prima con la famiglia, poi con la tribù, e solo in terza istanza con il paese. Per questo motivo, cari amici, quando parliamo di uno Stato composto da cittadini, dobbiamo comprendere che nel mondo arabo esistono due importanti entità: famiglia e tribù.
Senza tribù non esiste la famiglia e senza famiglia non può esistere la tribù. La tribù è una grande famiglia di famiglie: si sposano tra loro, fanno figli e diventano parenti. Si difendono insieme, fanno affari insieme e diventano potenti insieme. Più antica è la tribù, più potere ha, e questo potere si trasmette ai suoi discendenti.
Nessuno nel mondo arabo è così folle da ignorare gli interessi della famiglia e della tribù per favorire lo Stato. Anzi, capita spesso che si tradisca lo Stato per gli interessi tribali.
Io penso che Bashar Assad capisca bene come è fatto il mondo arabo e come è fatta la Siria. Non riesco a capire come mai lui e i suoi funzionari abbiano lasciato la situazione siriana in uno stato così deplorevole. Sicuramente oggi si può dire che c’è una parte di colpa sua. Non dico che sia colpevole di tutto, sarebbe sbagliato, anche perché non è stato lui a iniziare questa situazione. Suo padre ha fatto una serie di scelte e lui, diciamo, ha continuato il lavoro del padre. Ma credo che una persona debba avere un minimo di esperienza. Comunque, sicuramente Bashar Assad ha una serie di colpe per quello che sta succedendo ora in Siria. Tuttavia, bisogna dire che ci troviamo anche di fronte a una situazione in cui molte tribù, molte famiglie e molti rappresentanti del potere giocano un ruolo fondamentale.
Nel mondo arabo, il potere non è legato solo a chi detiene i soldi, come ad esempio nel mondo ebraico. Nel mondo arabo, il potere è detenuto da coloro che appartengono a famiglie antiche, che hanno una sorta di nobiltà. Tuttavia, è sbagliato chiamarla “nobiltà” nel senso europeo o russo. La nobiltà araba è legata all’antichità della famiglia, alla sua storia e alla capacità di unire il popolo, le grandi tribù e altre famiglie.
Non serve avere un castello o possedere terre. Molte famiglie arabe famose non possiedono terre; storicamente sono nomadi. Organizzavano percorsi, gestivano enormi territori, si scontravano con i nemici e difendevano la propria libertà e capacità di gestione. Si occupavano di commercio e di altre attività, come la vendita degli schiavi. Vi ricordo che gli arabi erano tra i più grandi commercianti di schiavi, una realtà spesso dimenticata nella storia. Uno dei più grandi mercati di schiavi si trovava proprio nella Penisola Arabica.
La gestione di questi affari rappresentava forza e potere nel mondo arabo, insieme alla capacità di creare collegamenti con altre famiglie e di partecipare ai consigli. Una famiglia antica e una tribù importante venivano considerate tali quando chiamate come garanti di pace o per risolvere problemi durante le guerre.
A mio avviso, Bashar Assad e soprattutto le persone che lo circondano hanno molto sottostimato queste dinamiche. Hanno cercato di creare un governo moderno in fretta e furia, imponendo il proprio potere a tutte le tribù senza ascoltare gli interessi delle famiglie e delle tribù stesse. Questo puoi farlo solo se hai un potere infinito, sia dal punto di vista militare che economico.
Quando invece il tuo paese è devastato dalla guerra, da rivoluzioni e da conflitti pilotati da vari gruppi proxy (come turchi e americani), dovresti essere più saggio e applicare il tuo potere in maniera più intelligente sul territorio. Questo non è stato fatto, e questo è chiaro. Assad si è nascosto dietro ai russi, pensando che avrebbero risolto tutti i suoi problemi. Ma i russi, pur avendo aiutato Assad, hanno fatto capire che deve risolvere anche i propri problemi da solo.
Prendere un aereo e andare a Mosca a chiedere aiuto a Putin non è una soluzione. Devi fare il presidente, un presidente coraggioso, capace di gestire il proprio paese. Sebbene Assad abbia dimostrato coerenza durante diverse fasi difficili della storia del suo paese, ultimamente ha dimostrato incapacità di gestione, quasi come se avesse ignorato le fratture interne, facendo finta che non fossero mai avvenute.
Come ha detto anche Putin, bisognava cercare nuovi equilibri. Ed è proprio in questa ricerca di nuovi equilibri che Assad è fallito. Ora vediamo il risultato di queste mancanze. Assad ha chiesto alla Turchia di intervenire per fermare i terroristi e ha chiesto armi a Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Iraq. Tutte queste richieste sono state rifiutate.
La Lega Araba ha recentemente riammesso la Siria e ha offerto ad Assad aiuti diplomatici. Tuttavia, anche in questo contesto, Assad ha dimostrato troppa debolezza e incapacità di gestione. Gli altri paesi arabi hanno percepito queste mancanze come un fallimento totale. Hanno fatto capire ad Assad che, sebbene siano disposti ad aiutare, non possono risolvere tutti i suoi problemi per lui. Se lo Stato siriano non aiuta se stesso, nessun aiuto esterno potrà essere risolutivo.
I soldati siriani devono combattere e difendere il loro territorio, cosa che non sta avvenendo. L’esercito siriano abbandona le basi militari e enormi quantità di mezzi militari. Questo è inaccettabile. Anche i russi hanno espresso critiche negative su questa situazione. Mandano i loro soldati a morire per il popolo siriano, mentre i militari siriani non difendono i punti strategici.
La situazione è drammatica e molto dinamica. Ormai tre città importanti sono sotto il controllo dei terroristi. Lo Stato siriano ha perso una parte significativa del paese. Rimane Damasco, ma i terroristi si stanno avvicinando e hanno dichiarato apertamente di voler spodestare Assad.
In tutto questo, i russi sono interessati a mantenere sul territorio siriano le loro basi militari, che si trovano sul Mar Mediterraneo. Ovviamente, la più importante è quella di Latakia. Latakia comprende anche Tartus, un grande porto marittimo dove sono presenti le forze russe. È molto probabile che, con l’intervento della diplomazia russa e di qualche rappresentanza locale, i russi creeranno una sorta di “Repubblica di Latakia”.
Questa entità potrebbe trovarsi nella parte nord-occidentale della Siria, lungo la costa mediterranea. Avrebbe a nord la frontiera con la Turchia, a sud quella con il Libano, e confini con il resto della Siria, che probabilmente sarà gestita da un nuovo governo imposto dai gruppi terroristici.
Tutto dipende da come riusciranno a dividere la Siria. In Siria, infatti, i terroristi di HTS non controllano tutto il territorio. Ci sono anche i curdi, supportati dagli Stati Uniti, che non rinunceranno ai loro territori. Gli americani usano i curdi soprattutto per continuare a gestire i giacimenti petroliferi, da cui traggono profitto illegalmente.
Ognuno ha i propri interessi:
- Gli americani vogliono controllare i territori petroliferi.
- I curdi vogliono creare uno stato indipendente.
- I terroristi vogliono spodestare Assad e controllare il centro della Siria.
- I russi vogliono mantenere le loro basi militari sul Mediterraneo.
A mio avviso, ci sarà un grande accordo, ma prima di questo le parti proveranno ancora a dimostrare le proprie capacità militari. Non è escluso che i terroristi di HTS tentino di attaccare le basi russe, e che i russi rispondano con armi potenti, forse anche con missili lanciati dalle loro navi, come hanno già fatto in passato.
Alla fine, però, si arriverà a un accordo. La Siria sarà divisa e il sistema statale rappresentato da Bashar Assad sarà distrutto. Non so se Assad riuscirà a salvarsi. Alcuni paesi arabi hanno già proposto che fugga dalla Siria e formi un governo in esilio. Questa, ovviamente, sarebbe una vera e propria sconfitta: significherebbe ammettere il fallimento e sprecare le risorse all’estero, lasciando il paese nelle mani di altri.
Un governo in esilio, senza una grande potenza a sostenerlo, è spesso inutile. Dopo vent’anni, nessuno lo prenderebbe più sul serio. Tutto sta andando in questa direzione, a meno che non accada un miracolo.
L’unica cosa che avrebbe potuto salvare Assad sarebbe stata una partecipazione attiva della Lega Araba. Tuttavia, per ricevere aiuto, Assad avrebbe dovuto dimostrare di voler mantenere il controllo del paese, stare tra le truppe, motivare i soldati, creare linee di difesa e proteggere le basi militari. Invece, ha mandato la famiglia negli Emirati Arabi Uniti, ha chiesto aiuto diplomatico alla Turchia e a Erdogan. Queste sono azioni inutili.
Il problema doveva essere risolto militarmente, ma Assad non è stato in grado di farlo. Se l’esercito non crede in lui, significa che il popolo non lo sostiene e la Siria è persa. Per questo, anche i paesi della Lega Araba non vedono ragioni per aiutare la Siria, se la Siria stessa non è in grado di aiutarsi.
La situazione è estremamente delicata, come lo è in tutto il Medio Oriente. Vedremo come si svilupperà. I russi stanno già discutendo della possibilità di creare una sorta di stato controllato da un governo fantoccio nella regione di Latakia e Tartus. Questo garantirebbe loro il controllo delle basi militari.
In Russia, ormai, nessuno parla più di salvare Assad. È una decisione presa ai livelli più alti. Putin e i suoi strateghi hanno già fatto i loro calcoli.
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Pubblicato sul canale YouTube di Nicolai Lilin, 8 dicembre 2024