Cosa ha detto Trump sull’economia degli Stati Uniti — Il fact-checking

Illustrando gli obiettivi per il suo secondo mandato, il presidente ha espresso la sua opinione su temi come le tariffe, che non sono supportate da indicatori economici e ricerche.

di Giulio Ravera

Un tempo, la politica si fondava su due pilastri: la menzogna strategica, che serviva a nascondere le proprie vere intenzioni, e la verità edulcorata, che serviva a rendere presentabile l’indigeribile. Poi è arrivato Donald Trump e ha sdoganato una terza via: la bufala permanente. Non c’è bisogno di nascondere le vere intenzioni né di smussare la realtà. Basta semplicemente inventarla, ripeterla con voce stentorea e lasciare che i media, anziché demolirla all’istante, la “contestualizzino”, cioè le conferiscano una dignità inesistente.

L’ultimo capitolo di questa saga è il suo discorso al Congresso, un concentrato di propaganda da televendita, dati raffazzonati e distorsioni che neanche un aspirante dittatore sudamericano avrebbe osato pronunciare con tale disinvoltura. Partiamo dall’economia, tema su cui Trump si è sempre sentito un genio incompreso, un self-made man che però ha più fallimenti alle spalle di una start-up mal gestita.

Le uova d’oro

“La colpa dell’inflazione è di Biden, soprattutto per il prezzo delle uova”, ha tuonato Trump con il consueto stile da bar dello sport. E giù applausi dalla sua claque. Il problema è che le uova sono aumentate di prezzo per colpa dell’aviaria, che ha decimato gli allevamenti e ridotto l’offerta. La logica direbbe che l’inflazione sulle uova non è una scelta politica, bensì il risultato di una crisi sanitaria. Ma chi si preoccupa della logica, quando si ha una folla affamata di semplificazioni e bugie facili da digerire?

Tariffe doganali e il mito dell’autarchia

Altro giro, altra sparata: “Le tariffe renderanno di nuovo l’America ricca e grande!”. Peccato che la storia e l’economia dicano l’opposto. Ogni volta che gli Stati Uniti hanno alzato i dazi in modo sconsiderato, si sono ritrovati a dover fare i conti con un contraccolpo: prezzi più alti, disoccupazione, ritorsioni internazionali. Trump vende la sua guerra commerciale come una lotta patriottica contro i “cattivi globalisti”, ma chi paga realmente il conto? Gli stessi americani che lo applaudono mentre, con una mano, gli promette ricchezza e, con l’altra, gli svuota il portafoglio.

Uno studio del Peterson Institute ha calcolato che i dazi di Trump già in vigore costano alla famiglia media americana oltre 1.200 dollari l’anno. Se il tycoon rincarerà la dose, il costo salirà ancora, mentre l’illusione di un’autarchia produttiva resterà tale: le multinazionali non torneranno a produrre in America per amore di Trump, semplicemente sposteranno i costi sui consumatori.

L’industria dell’auto

Altro capolavoro: “Stiamo per vedere una crescita dell’industria automobilistica come mai prima d’ora”. Peccato che gli stessi colossi dell’auto americani abbiano fatto sapere che le tariffe doganali di Trump li danneggiano. Honda ha smentito di aver annunciato nuove espansioni in Indiana, mentre studi indipendenti hanno dimostrato che costruire un’auto in America, con i nuovi dazi, costerà almeno 4.000 dollari in più. E per le auto elettriche, il costo salirà di tre volte tanto. Trump vende un futuro radioso, ma i numeri dicono che sta scavando la fossa a uno dei settori chiave della sua stessa base elettorale.

L’ossessione per i migranti

Infine, il capitolo immancabile: l’invasione dei migranti, il male assoluto, la minaccia esistenziale dell’America trumpiana. “Sono arrivati 21 milioni di immigrati negli ultimi quattro anni, molti criminali, stupratori, assassini.” Peccato che i dati dicano altro: secondo il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, il numero di immigrati irregolari è lontano da quella cifra fantascientifica. Quanto ai criminali, studi su studi dimostrano che gli immigrati – anche irregolari – delinquono meno degli americani stessi. Ma Trump sa che non è importante che qualcosa sia vero, basta che sia verosimile e ripetuto abbastanza volte da diventare la verità alternativa del trumpismo.

Il prezzo della post-verità

Trump ha ormai raffinato un metodo infallibile: sparare numeri a caso, attribuire ogni problema agli altri e presentarsi come l’unico in grado di risolvere tutto. Funziona perché la sua base non cerca verità, ma conferme ai propri pregiudizi. Ed è qui che sta il pericolo più grande: quando la politica smette di basarsi sui fatti e si trasforma in un reality show, il confine tra democrazia e farsa diventa sempre più sottile. E chi paga il prezzo di questa commedia grottesca non è chi la scrive, ma chi la subisce.

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