Politica

Sanità sarda: il nemico interno

Sanità sarda al collasso: lotte interne al PD, con Comandini in prima linea, bloccano le riforme di Bartolazzi. Tattiche dilatorie e caos sulla pelle dei cittadini.

Le bugie al potere

La Presidente del Consiglio continua a mentire a ripetizione, spudoratamente, manipolando la realtà e lavorando per nascondere i fatti su cui i cittadini poi possono farsi un’idea.

Nordio e Meloni legalizzano l’abuso di potere

di Giuseppe Salamone Dicono di avere a cuore la giustizia, Giorgia Meloni un giorno sì e l’altro pure evoca il nome di Paolo Borsellino (che si rivolta nella tomba!) e poi con una riforma, quella voluta da Nordio, cancellano con un tratto di penna il reato di abuso d’ufficio. Mi manda fuori di testa questa vicenda per due motivi: il primo perché prende a badilate il cittadino comune e poi perché è stata fatta passare quasi in sordina grazie anche alla gentile collaborazione di gran parte dell’opposizione. Soprattutto quella targata PD/Calenda/Renzi che hanno avallato la “paura della firma degli amministratori” quando non c’entra assolutamente nulla! Hanno di fatto reso legale uno dei comportamenti più anti-meritocratici: l’abuso di potere. Sindaci e amministratori locali che favoriscono amici (e parlo da amministratore locale), concorsi truccati, carabinieri che abusano della loro autorità: tutto questo ora non è più penalmente perseguibile. L’abolizione dell’abuso d’ufficio è un vero colpo di spugna su migliaia di processi in corso, infatti se ne mandano al macero oltre 5000. Nelle università regna il caos, dove i “porci grossi” potranno pilotare concorsi e sistemare amici senza alcuna conseguenza. Nordio e Meloni hanno spalancato le porte a una giustizia che abbandona le vittime e protegge i potenti. Se fino a oggi si poteva denunciare, adesso non si può più perché non c’è un reato da contestare. Infatti molti processi verranno conclusi con la seguente frase: “il reato non sussiste”. Anche se il concorso è stato pilotato, anche se il Sindaco o il Rettore hanno favorito qualcuno e penalizzato qualcun’altro. Però hanno istituito il Ministero del Merito…

Giuseppe Conte: Io non scappo

La Commissione d’inchiesta sul Covid è stata costruita da questa maggioranza come strumento politico per colpire me e la squadra di governo che ha lavorato per salvare il Paese.

Hamas, il grande inganno

Hamas è un partito politico-confessionale, al quale si affianca un’ala militare, una formazione di partigiani che combatte contro la potenza occupante, cioè Israele.

Lo ius scholae come via per riconoscere i diritti dei giovani cresciuti in Italia

La recente discussione sulla cittadinanza italiana, alimentata dai successi olimpici e dalle polemiche razziste, evidenzia la necessità di riformare l’acquisizione della cittadinanza per gli stranieri nati e cresciuti in Italia. Attualmente, il sistema è basato sullo ius sanguinis, ma molti, inclusi il Movimento 5 Stelle, propongono lo ius scholae, che lega la cittadinanza al completamento di un ciclo scolastico. Questa proposta, più equilibrata dello ius soli, ha guadagnato consensi e potrebbe finalmente riconoscere i diritti di tanti giovani che si sentono italiani. * * * di Giuseppe Conte In questi giorni, sull’onda dei trionfi azzurri alle Olimpiadi di Parigi e delle becere polemiche razziste che ne sono seguite, si è riacceso il dibattito sull’acquisto della cittadinanza italiana da parte di stranieri che vivono nel nostro Paese. In realtà, sono anni che se ne parla perché ci sono tante ragazze e tanti ragazzi che sono nati e cresciuti in Italia o che comunque vivono qui da anni, parlano italiano, si sentono italiani a tutti gli effetti, ma non hanno i nostri stessi diritti perché il nostro ordinamento giuridico li considera «stranieri». La politica ha il dovere di affrontare questa questione responsabilmente, tenendo a bada reazioni emotive o pregiudiziali ideologiche. Riassumiamo lo «stato dell’arte». Oggi in Italia la cittadinanza si ottiene principalmente in base allo ius sanguinis, cioè se si nasce da cittadini italiani o se da essi si viene adottati. Lo straniero maggiorenne che pure si sente «italiano» di fatto incontra enormi difficoltà e molteplici paletti: ha la possibilità di acquisire la cittadinanza italiana solo se risiede nel nostro Paese da almeno 10 anni e se dimostra di avere redditi sufficienti al sostentamento, di non avere precedenti penali e di non essere in possesso di motivi ostativi per la sicurezza della Repubblica. I minorenni di origine straniera, poi, pur se nati e cresciuti in Italia, non possono vantare il possesso di un documento che attesti la loro «italianità». Questi ragazzi possono presentare la richiesta per diventare cittadini italiani entro un anno dal compimento del diciottesimo anno d’età solo se hanno risieduto legalmente e senza interruzioni nel nostro Paese sino al raggiungimento della maggiore età. I partiti di destra, da FdI alla Lega, di fronte a questi problemi preferiscono mettere la testa sotto la sabbia, inclini come sono ad affrontare il tema dell’immigrazione in base a schemi ideologici e propagandistici e perlopiù sotto la limitativa lente dell’approccio securitario legato all’ordine pubblico. I partiti di sinistra, dal Pd ad Avs, propongono una riforma che contempla l’acquisto della cittadinanza italiana in base allo ius soli, per il solo fatto di nascere su suolo italiano. Non possiamo rimanere più indifferenti, come vorrebbero i partiti di destra. Nell’anno scolastico 2021/2022 gli studenti privi della cittadinanza italiana erano all’incirca 872.360, pari a oltre il 10% degli iscritti nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie. La formazione scolastica rimane un potente fattore di integrazione, ma la privazione della cittadinanza rischia di alimentare stereotipi e rappresentazioni sociali e culturali costruite sulla «diversità», con il risultato di depotenziare il processo di condivisione di principi e valori fondamentali su cui si regge la nostra comunità nazionale. Ma non appare convincente neppure una riforma basata sullo ius soli come proposto dai partiti di sinistra. Una riforma del genere produrrebbe l’effetto di attribuire la cittadinanza a chi, anche occasionalmente, nasce su suolo italiano, senza alcuna considerazione per i necessari processi di integrazione. Il sistema complessivo ne uscirebbe completamente squilibrato. Ci ritroveremmo, infatti, a cumulare i due diversi modi di acquisto della cittadinanza (ius sanguinis e ius soli), mentre di solito gli ordinamenti giuridici — per mantenere il giusto equilibrio — privilegiano l’uno o l’altro, salvo gli opportuni contemperamenti. È per queste ragioni che il Movimento 5 Stelle da tempo si batte per l’introduzione di una riforma basata su un diverso criterio: lo ius scholae, che condiziona l’acquisizione della cittadinanza al compimento di un intero ciclo di studi per quei bambini nati o arrivati in Italia entro i 12 anni d’età. Sin dalla scorsa legislatura abbiamo presentato una proposta di riforma della cittadinanza ispirata a questa soluzione, che abbiamo ripresentato in questa legislatura. Il dibattito di questi giorni segnala aperture verso una simile soluzione anche da parte di Forza Italia, di Azione e di varie forze sociali e sindacali. La soluzione dello ius soli — voluta dal Pd e da altri partiti di sinistra — non gode del necessario consenso parlamentare, ma sarebbe irragionevole per questi partiti rifiutare la soluzione meno radicale, ma più equilibrata dello ius scholae. Insomma, ci sono i numeri per finalizzare questa proposta di legge in Parlamento e riconoscere i diritti di tanti bambini e ragazzi che sono nati o comunque sono cresciuti in Italia, che studiano e giocano con i nostri figli e si sentono di fatto «italiani». In materia di diritti non ha alcun senso fermarsi alla contrapposizione ideologica o invocare schieramenti secondo la logica binaria maggioranza/opposizione. Con il Movimento 5 Stelle, alla ripresa dei lavori parlamentari proveremo a spingere perchè si compia questo passo avanti, questo grande gesto di civiltà, sperando che il dibattito di questi giorni non rimanga solo l’eco di un flatus vocis dovuto alla calura estiva.

Salvini: Il Disgustoso Disinteresse Durante l’Omaggio a Satnam Sing

Non serve uno psichiatra per decifrare l’atteggiamento disgustoso di Matteo Salvini durante l’omaggio di Giorgia Meloni a Satnam Singh, il bracciante indiano morto in circostanze disumane. Salvini, con le braccia conserte e lo sguardo fisso nel vuoto, si dimostra totalmente incapace di una compassione che non gli appartiene. Mentre Meloni parla e l’applauso cresce, lui rimane immobile, sperando di scomparire. Solo dopo un’eternità si alza, concedendo un misero applauso, palesando tutta la sua insofferenza e indifferenza verso l’umanità. Bravo Salvini, un vero campione di empatia e sensibilità, un esempio da non seguire. * * * I secondi più lunghi di Salvini di Pino Corrias Tutto si svela nell’anatomia di un istante. Non c’è neanche bisogno dello psichiatra per analizzare la faccia, i gesti e la postura di Matteo Salvini inquadrato lungo quei cinquanta secondi in cui Giorgia – la sua mai digerita capitana d’avventura – rende omaggio a Satnam Singh, l’indiano morto per amputazione di tutti i suoi diritti e per il dissanguamento del braccio reciso e buttato nella cassetta della frutta, lasciato accanto al corpo abbandonato come si fa con la spazzatura. Meloni sta dicendo in Aula: “Approfitto di questo passaggio per ricordare l’orribile e disumana morte di Santan Singh, 31 anni, il bracciante che veniva dall’India…”. Accanto a lei si vede Salvini con lo sguardo infossato nel buio della sua stessa ombra che a braccia conserte resta immobile, colto di sorpresa da una compassione che non gli risulta e meno che mai lo riguarda. Meloni: “Per il modo atroce in cui quella morte è avvenuta…” Trapela dalla lontananza dell’aula, fuori dall’inquadratura, un piccolo applauso che sale. Salvini serra le mandibole e le orecchie. Meloni: “Per l’atteggiamento schifoso del suo datore di lavoro…”. Si rafforza l’applauso. Il mite Tajani, l’altro cartonato che sta seduto alla destra di Meloni, muove appena le mani accennando anche lui l’applauso. Meloni getta un’occhiata al Salvini immobile seduto alla sua sinistra, e intanto dice: “È l’Italia peggiore…”. Salvini inspira, restando nascosto dentro al suo marmo identitario, sperando di non essere visto, come i bimbi quando chiudono gli occhi per non essere scoperti. Meloni lo perlustra dal Nord dei piedi al Sud della testa per un lungo istante. La sua è un’occhiata scheggiata di disprezzo che si posa e si allontana. Tossisce. Si volta. Stringe gli occhi. Sta pensando che mentre Tajani ubbidisce, il Salvini truce non si muove, non ha intenzione di assecondare l’inserto umanitario. Meloni tossisce di nuovo, mentre l’applauso sale. E nel preciso istante in cui si muove sembrando a tutti che stia per applaudire anche lei, l’erbivoro Salvini prende vita, muove la mano sinistra in viaggio verso la destra, credendo di assecondare Meloni che invece non applaude, ma si sta allungando verso il bicchiere. In sottofondo i deputati si stanno alzando tutti in piedi. Meloni respira l’intera pausa, accoglie l’omaggio, lo impone ai suoi due sottoposti soffiando l’ordine appena bisbigliato a renderlo obbligatorio: “Ehi, rega’, alzatevi pure voi!”. Tajani lestamente ubbidisce. Anzi fa di più, dice piano a Giorgia: “Ho fatto chiedere i visti per la famiglia”. Lei non capisce: “Cosa?”. Lui le si avvicina con zelo: “Ho fatto chiedere agli uffici il visto per la famiglia”. E Giorgia, come fosse il suo scolaro, lo premia con un “Ah, sì, bravo”. Salvini invece ancora niente. Si rinserra nelle spalle, rigira due occhiate a spazzare di nuovo il pavimento per l’insofferenza malamente repressa. Ma davvero deve alzarsi anche lui? Il capo dei popoli padani, il ganzo del Papeete? Il plurimo ministro plenipotenziario del Ponte sullo Stretto e dell’Autonomia differenziata che lo allargherà del doppio? Salvini fa passare altri secondi di insubordinazione e finalmente – mentre tutte le trombe della Lega gli soffiano dentro la testa, sventolano i bandieroni di Pontida, si alzano in volo le corna e gli spadoni delle feste, i rosari e i crocefissi dei comizi, galleggiano tra le onde i migranti sui barconi e dondolano alla deriva le navi delle odiate Ong, con uomini, donne, bambini a scoppiare di sete e di caldo mentre lui contabilizza i voti guadagnati, al diavolo i 49 milioni di debiti da pagare in 70 rate nei prossimi 70 anni – ecco che finalmente si alza, sale in superficie, finge di tossire per riunire le mani davanti alla bocca e sempre guardando il pavimento, scocciatissimo, con le mani che appena si toccano, concede anche lui lo stentato omaggio dell’applauso al negro. Il Fatto Quotidiano, 27 giugno 2024

Marco Travaglio: Premierato di Meloni Porterà al Caos

Marco Travaglio: Premierato di Meloni porterà al caos

Giorgia Meloni sostiene che il premierato rafforzerà la democrazia, ma Marco Travaglio lo contraddice, affermando che creerà un uomo solo al comando e porterà instabilità. Travaglio avverte che senza una legge elettorale corretta, il sistema causerà caos, come già visto in Israele.

Ma mi faccia il piacere | 18 marzo 2024

Ma mi faccia il piacere di Marco Travaglio Premier premiata. “Meloni, premio negli Usa (lo stesso di Draghi)” (Corriere della sera, 12.3). Il Cameriere dell’Anno. Dal nostro inviato sull’amaca. “Assange e Navalny pari non sono… Ogni paragone, anche vago, tra i torti delle democrazie e quelli dell’autocrazia putiniana è semplicemente insensato. E Assange, comunque un unicum, è un sassolino messo sul piatto della bilancia, mentre su quell’altro piatto c’è un macigno” (Michele Serra, Venerdì di Repubblica, 15.3). Vuoi mettere la soddisfazione di farsi perseguitare dalle democrazie. Il Merlo bianco. “L’Ucraina abbia il coraggio di alzare bandiera bianca e negoziare. Non è una resa, ma il bene del popolo” (papa Francesco, 9.3). “Fatico e trovare Cristo nell’idea che il più debole debba trovare il coraggio della bandiera bianca, il coraggio di arrendersi al più forte”, “Il Papa con molta chiarezza ha detto che l’Ucraina dovrebbe avere il coraggio di sventolare la bandiera bianca della resa” (Francesco Merlo, Repubblica, 12 e 14.3). Quindi, oltre a non saper scrivere, Merlo non sa neppure leggere. L’ultima profezia. “Parla Piero Fassino: ‘Il Pd deve parlare a tutti, moderati e riformisti (e stare con Israele)” (Riformista, 13.3). Altre cazzate? Rimbambiden. “Biden e l’Armageddon quella sera da Murdoch: ‘Putin è a un passo dal nucleare contro Kiev’” (Repubblica, 11.3). Ma era solo la moglie che lo avvisava di aver buttato la pasta. Transennate i seggi/1. “Caccia ai voti degli ex Dc: Renzi corteggia Follini” (Messaggero, 15.3). Gnamm! Transennate i seggi/2. “Renzi contro Ursula: ‘Serve una leader non una follower’” (Stampa, 11.3). “‘Von der Leyen non va rieletta’. Poi Renzi attacca Forza Italia” (Corriere della sera, 11.3). Anche le zanzare hanno la tosse. Transennate i seggi/3. “Renew Italia: Pizzarotti sfida Magi. D’Amato: ‘Nessun veto’” (Riformista, 16.3). Ma chi sono? Di che parlano? O è una sciarada? Consecutio temporum. “La vicenda Consip ha indebolito il mio governo prima della botta del referendum e per delle accuse false ho perso 10 punti percentuali di consenso” (Matteo Renzi, Giornale, 13.3). Peccato che la vicenda Consip l’abbia rivelata il Fatto il 21 dicembre 2016 e il suo governo sia caduto la sera del referendum del 4 dicembre 2016. Com’era quella del lupo e dell’agnello? Chi si scusa con chi. “Babbo devi dire tutta la verità ai magistrati”, “Non puoi dire che non conosci Mazzei perché lo conosco anche io”, “Devi ricordarti tutti gli incontri e i luoghi, non è più la questione della Madonnina e del giro di merda di Firenze per Medjugorje”, “È vero che hai fatto una cena con Romeo?”, “Non ti credo e devi immaginarti cosa può pensare il magistrato. Non è credibile che non ricordi di avere incontrato uno come Romeo, noto a tutti e legato a Rutelli e Bocchino” (Matteo Renzi al telefono col padre Tiziano sullo scandalo Consip, 2.3.2017). “Processo Consip, assolti Tiziano Renzi e Lotti. L’ex premier: ora le scuse” (Messaggero, 12.3.2023). Le sue a suo padre, si spera. L’insaputo. “La casa al Colosseo? Il processo durò due anni e si concluse dandomi ragione definitivamente. Ma ormai ero condannato dal processo mediatico” (Claudio Scajola, sindaco di Imperia, Giornale, 15.3). No, si salvò dal finanziamento illecito in appello grazie alla prescrizione. Dopo la casa a sua insaputa, la sentenza a sua insaputa. The Genius. “Parsi: ‘A Meloni conviene tifare Biden’” (Foglio, 16.3). Potrebbe pure organizzare dei riti woodoo. Giornalismo fantasy. “Il campo largo fa scoppiare la coppia Casalino-Travaglio. La telefonata fra i due… ne discutono polemicamente anche al telefono” (Giornale, 16.3). “Il Giornale: ‘Travaglio e Casalino litigano sull’alleanza del M5s con il Pd’” (Open, 16.3). La telefonata è vera almeno quanto quelle fatte dal Giornale e da Open ai due interessati per verificare la notizia falsa. Il titolo della settimana/1. “Più che pene alternative servono alternative alla pena” (Unità, 16.3). Tipo non commettere reati. Il titolo della settimana/2. “Se diamo meno armi agli ucraini, i russi colpiscono più forte” (Foglio, 16.3). Più forte di quando gliene davamo di più? Il titolo della settimana/3. “Spiavano anche il Cav per sbarrargli il Colle” (Giornale, 12.3). Ma lì bastava spiare le sentenze di Cassazione. Il titolo della settimana/4. “Mistero Medvedev: i post più aggressivi dell’ex presidente russo coincidono con l’arrivo di vino dall’Italia. Un’inchiesta del giornale indipendente The Insider ha tracciato l’ingresso nel Paese dei carichi provenienti da un’azienda toscana di proprietà di un amico dell’ex presidente russo” (Repubblica, 16.3). Oh no, e adesso come facciamo? Il titolo della settimana/5. “Vivono in auto con due bimbi piccoli, Antonella Viola compra loro una casa: ‘Ho voluto farlo in silenzio’” (Messaggero, 12.3). Ma niente, non si sa come la notizia è uscita lo stesso in simultanea su tutti i siti e i giornali. Vedi alle volte la sfiga. Il Fatto Quotidiano, 18 marzo 2024

Il santo

Oggi esce con PaperFirst il libro di Marco Travaglio “Il Santo. Beatificano B. per continuare a delinquere. Il libro definitivo per non dimenticare nulla”. Ecco un’ampia sintesi dell’introduzione.

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte: Chi ha paura?

Fratelli d’Italia e i loro sodali anche renziani, hanno paura di una Commissione Covid che si occupi anche di come le Regioni – quasi tutte in mano al centrodestra – hanno gestito la pandemia e la sanità territoriale

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