Il B. sbagliato
Le parole della premier Meloni contro l’entrata a gamba tesa di La Russa nell’indagine sul figlio, pur tardive, le fanno onore. Quelle su giudici e giornalisti invece sono indecenti. E quelle su Nordio imbarazzanti.
Le parole della premier Meloni contro l’entrata a gamba tesa di La Russa nell’indagine sul figlio, pur tardive, le fanno onore. Quelle su giudici e giornalisti invece sono indecenti. E quelle su Nordio imbarazzanti.
La fabbrica dei santi dello Stato, molto meno selettiva di quella della Chiesa, ne ha sfornati altri due in un sol giorno. Non bastando San Silvio, pure Arnaldo Forlani e Attilio Fontana.
Se gli storici della Seconda Repubblica saranno tutti come Paolo Mieli, le future generazioni crederanno che per “trent’anni (e passa) dall’inizio di Tangentopoli” l’Italia sia stata dilaniata da una “arroventata tenzone tra Politica e Giustizia”, finita “con la Politica a brandelli”.
“Ma mi faccia il piacere” é la rubrica del lunedì in cui Marco Travaglio smaschera le ipocrisie , le balle, le omissioni dei mezzi di informazione italiani
Unendo i puntini delle dichiarazioni destronze e degli spifferi delle “fonti del ministero”, si ottiene la Grande Riforma della Giustizia che l’Italia attende fremente da trent’anni e che sarà necessariamente modellata sui processi che investono e via via investiranno membri del governo e della maggioranza, inclusi congiunti e amici degli amici.
Dice la Meloni: “Non pensino di farmi fare la fine di Berlusconi”. A parte che sfugge il soggetto del “non pensino”, non spiega quale sarebbe la “fine” di B. che lei non vuol fare: morire o allearsi con la Meloni?
Per quanto fosse tecnicamente impossibile, Bin Rignan è riuscito a rendersi più ridicolo della Santanchè. Le sue lezioni di coerenza sono ancor più comiche di quelle di garantismo della Pitonessa.
Sotto governo di M.R., la dipendenza italiana dal gas della Russia (sotto sanzioni dal 2014 per aver invaso la Crimea) aumentò a dismisura. E così le esportazioni d’armi a Mosca.
Perché la classe dirigente e il popolo russo si sono compattati intorno a Putin anziché ferirlo a morte?
Se alla fine la sfida di Prigozhin risulterà vincente, l’Europa si ritroverà immersa nell’instabilità russa; Putin tiene a mente la ferocia di Pietro il Grande con i traditori
Chi, ingenuamente o dolosamente, pensava che i problemi a Est si sarebbero risolti con un bel golpe a Mosca ora trema all’idea che la Russia si spappoli come i Balcani, l’Iraq, l’Afghanistan e la Libia.
In seguito alla strumentalizzazione delle parole di Grillo pronunciate durante l’ultima manifestazione promossa dai 5 Stelle, Marco Travaglio ci ricorda come la maggioranza dell’informazione italiana sia al servizio dei poteri forti
Anzitutto tranquillizziamo i lettori: il Fatto disobbedirà alla schiforma Nordio e continuerà a pubblicare tutte le intercettazioni, le carte e i verbali giudiziari d’interesse pubblico.
A funerali avvenuti, il governo Melusconi seppellisce anche la Giustizia e fa sapere che B. è morto, ma il berlusconismo è vivo e lotta insieme a loro.
Il meglio del peggio della settimana raccontato da Marco Travaglio
Da qualche tempo Claudio Martelli, ex vicesegretario Psi, ex ministro della Giustizia, mi onora delle sue attenzioni per la grave colpa di aver sempre raccontato la trattativa Stato-mafia
Travaglio smonta uno per uno i capisaldi della propaganda zelenskiana, riconoscendo quindi come non fossero campate in aria le motivazioni addotte da Putin per giustificare l’intervento in Ucraina.
Riconoscendo che la questione dell’allargamento della NATO è al centro di questa guerra, comprendiamo perché le armi statunitensi non porreranno fine al conflitto. Solo gli sforzi diplomatici possono farlo.
“Rifarei tutto. Anche la trattativa con Vito Ciancimino” (gen. Mario Mori, ex comandante del Ros, Stampa, 21.5). Ma tipo la trattativa che non è mai esistita?
Chi si fosse perso l’“ambiziosa agenda” dei “riformisti del Pd” Ceccanti, Morando e Tonini su Rep di ieri in versione ridotta, può delibare quella integrale sul sito. Ne vale la pena.
di Marco Travaglio Tre notizie vere, dunque fuori moda. 1) Il capo dei Servizi ucraini Budanov rivendica l’uccisione di “molti giornalisti propagandisti russi”: cioè la famosa “democrazia ucraina” che qualcuno vorrebbe nell’Ue e nella Nato è per sua stessa ammissione uno Stato terrorista, anche se Onu e Ue si sono scordati di inserirla nella lista. 2) Negli Usa il procuratore speciale Durham ha chiuso l’indagine sul Russiagate di Trump: l’Fbi non aveva prove per indagare su inesistenti rapporti Trump-Putin, inventati dal giro della Clinton, che andava indagata dall’Fbi ma non lo fu. È la stessa Fbi che pressò Facebook perché censurasse le inchieste su Hunter Biden, figlio di Joe (il quale aveva premuto su Poroshenko per silurare il procuratore generale ucraino che indagava sulle imprese in loco dell’esuberante rampollo). 3) Un detective del fisco Usa denuncia che, su ordine del Dipartimento di Giustizia di Biden, “l’intera squadra investigativa” è stata rimossa dall’indagine tributaria sul figlio. E ora una notizia falsa, dunque rilanciata dai giornaloni. Corriere: “Intercettati i missili ipersonici lanciati da Mosca”. Stampa: “Massiccio raid su Kiev: ‘Abbattuti 6 Kinzhal’”. Messaggero: “I Patriot Usa funzionano: ‘Intercettati i missili russi. I ripetuti lanci su Kiev con testate ipersoniche non superano lo scudo aereo”. Foglio: “I Patriot hanno salvato Kyiv, ecco a cosa servono le armi”. Poi purtroppo arriva la smentita. Di Mosca? No, Washington: sono i Kinzhal ad aver abbattuto i Patriot, la cui postazione “è stata danneggiata: i tecnici cercano di capire se può essere riparata sul posto o il sistema contraereo va ritirato”. Ecco a cosa servono le armi. Purtroppo, su queste e altre notizie vere, nessuno ha potuto fare domande a Zelensky nel Lecca a Lecca vespiano di sabato: gli intervistatori li aveva scelti l’ambasciata ucraina. Daniela Ranieri ha smontato bugie, contraddizioni e omissioni delle domande e delle risposte. Perciò da tre giorni viene linciata su Twitter dai trombettieri atlantoidi che detestano lei e il Fatto perché disturbiamo le loro balle: tipo la Russia in default, i russi che si bombardano da soli a Zaporizhzhia, cavano i denti d’oro agli ucraini, spendono 21 miliardi per due gasdotti e poi li distruggono per non darci il gas (anziché chiudere il rubinetto), Putin morente e la sua “armata rotta”, decimata e sconfitta ovunque che sta per invadere l’intera Europa. Non potendo confutare una sillaba di quanto ha scritto Daniela, le rimproverano l’unica cosa che non dipende da lei: la condivisione dell’articolo su canali Telegram di propaganda russa. Poi un commentatore li termina con un micidiale missile ipersonico di Massimo Troisi: “Io sono responsabile di quello che dico, non di quello che capisci”. Il Fatto Quotidiano, 18 maggio 2023
Ci si indigna perché il nuovo Ad lo nomina il governo, come se quelli di prima li avesse portati la cicogna: è la legge che affida al governo e non più al Parlamento l’indicazione dell’ad. E chi l’ha fatta? Il Pd di Renzi.
Noi, fra i politici che favoriscono il cash e i mafiosi che ne maledicono i limiti, preferiamo di gran lunga i secondi: almeno dicono la verità.
Torna, a grande richiesta, il “contraddittorio”: quella cosa che viene invocata per tappare la bocca a chi dà noia al potere.
Le prepotenze di Zelensky e dei suoi hanno superato ogni limite. Per la recente Via Crucis l’ambasciatore ucraino in Vaticano ha protestato perché vi hanno partecipato oltre a un ucraino anche un russo
In Italia i giornali non sono quasi mai fatti per la gente: sono fatti per i politici, per i partiti, per gli interessi di pochi.
La voce dell’opinione pubblica non può essere mai considerata un fastidioso intralcio, ma piuttosto l’indispensabile termometro per misurare se e in che misura le scelte del “decisore” sono accompagnate dal consenso dei cittadini.
Marco Travaglio spiega a Stefano Cappellini il concetto di satira e ci ricorda come i giornalisti non asserviti siano ormai una stretta minoranza
Cosa fare quando un essere umano che dialoga con un software dice cose razziste e il programma adotta lo stesso tono? Mancano d’ironia, sono ingenui, ma non abbastanza: non sono in grado di cogliere un’ingenuità ancora più grande.