vocedellasera

Julius e Ethel Rosenberg

Ethel e Julius Rosenberg: Nessuno riuscì a salvarli

Nei primi anni Cinquanta si diffuse in America, per opera del senatore McCarthy, la psicosi del comunismo che impedì perfino un atto di clemenza nei confronti di Ethel e Julius Rosenberg, accusati di spionaggio a favore dell’Unione Sovietica

Commilitoni di Spartaco crocifissi lungo la Via Appia - Illustrazione di Ludovico Pogliaghi

L’epopea di Spartaco

La rivolta del gladiatore Spartaco che fece tremare Roma è rievocata da uno dei più noti e popolari scrittori francesi di storia.

L’ora delle armi: quando e come Mussolini decise

Fu tra il 10 e l’11 marzo 1940 che il duce, in un colloquio con von Ribbentrop, fece sapere all’alleato tedesco che l’Italia sarebbe entrata nel conflitto. In aprile mandò a Vittorio Emanuele III un memoriale segreto che il re definì di una logica “geometrica”. A fine maggio disse ai responsabili militari: “Considero buoni tutti i giorni dal 5 giugno in avanti”. L’Italia si avventurava nell’immensa bufera, credendo ciecamente nelle folgoranti vittorie iniziali delle armate di Hitler

Nuoce gravemente alla salute

Grassi, sale e zucchero. Sono i tre ingredienti base che l’industria alimentare usa nelle merende e in altri prodotti di largo consumo, che creano dipendenza e danneggiano la salute.

Antropologia culturale

– Bateson studia il gioco come:   modo di relativizzare la realtà, modo di comunicare su come comunicare e strumento di riflessività – Chi ha definito il concetto di eteroglossia?   Mikhail Bachtin – Chi ha sostenuto che le teorie economiche elaborate per rendere conto del mercato capitalistico NON erano adatte alle società non capitaliste?   i sostantivisti – Come la religione, la magia e la stregoneria offrono   sia una cornice interpretativa onnicomprensiva che una visione del mondo – Con quale concetto Boas riesce a dimostrare l’infondatezza delle teorie unilineari?   prestito – Dire che una cultura è più “primitiva” di un’altra è   inaccettabile antropologicamente ed eticamente – etic ed emic sono:   due modi di guardare un dato antropologico – Gli stili in base a “percezione/giudizio” si basano sui lavori di:   Jung – Gli studenti “campo-sensibili” tendenzialmente:   lavorano in gruppo L’imitazione tipica della scimmia umana si chiama: imitazione culturale – Le UIC sono   i segni le scimmie umane si imitano le une le altre in quanto agenti – i memi (o UEC) sono   UIC che vengono imitate di generazione in generazione senza cambiamenti percepiti dagli agenti – i modemi (o UVC) sono   UIC che vengono imitate con cambiamenti ben percepiti dagli agenti – Gli agenti possono essere analizzati secondo i seguenti fattori   controllo, influenza, valutazione – I sistemi educativi africani in generale enfatizzano:   collettivismo e sapere pratico – Il cosiddetto matrimonio preferenziale si trova solo nei sistemi:   unilineari – Il determinismo linguistico è l’approccio secondo cui:   cultura e lingua si influenzano reciprocamente – Il fenomeno della biopirateria può esemplificare il fatto che:   ciascuna delle altre risposte fornite per questa domanda va bene – Il genere è definito dagli antropologi come:   il sesso biologico culturalmente costruito e attribuito/acquisito nel gruppo – Il genere Pan e il genere Homo condividevano un antenato:   6 milioni di anni fa – Il maggior tasso di abbandoni nella scuola italiana riguarda studenti:   il grafico non riporta il dato – il mito può essere definito un racconto:   autorevole – il modello educativo americano è per eccellenza:   tutte le risposte presentate sono corrette – Il razzismo del XIX secolo fu un portato:   dei concetti di razza biologica e di scala naturae – Il significato di un dato culturale è:   qualcosa che deve essere scoperto attraverso un’attenta osservazione partecipante – Il sistema educativo cinese è caratterizzato da:   collettivismo e competizione – Il totemismo è connesso a livello di strutture della parentela:   con il clan – In una società segreta il segreto riguarda   il sapere condiviso dai membri – La celebre frase di Gramsci sul pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà è un altro modo di vedere:   il potere dell’immaginazione – la Cultura si differenzia dalle culture perché:   è innata e non appresa – la definizione di cultura come “insieme di idee e comportamenti l’insieme di idee e comportamenti comuni ad una società che gli esseri umani imparano in quanto membri di questa” si riferisce a:   le culture – La lingua a differenza del linguaggio, è:   particolare e appresa – La scuola è una esperienza che in termini di cultura antropologica   influenza i processi di socializzazione e apprendimento – La scuola economica marxista enfatizza, tra le fasi dell’attività economica, quella:   della produzione – La strategia di insegnamento più valida in una classe multiculturale è:   differenziare l’insegnamento all’interno del gruppo-classe – L’antropologia è una scienza:   comparativa – L’approccio funzionalista enfatizza, tra le fasi dell’attività economica, quella:   del consumo – Le differenze tra quella umana e le altre scimmie antropomorfe sono:   di tipo quantitativo più che qualitativo – Le foglie di banano scambiate dai Trobriandesi danno ragione ai:   sostantivisti – Le religioni possono essere viste dagli antropologi come:   delle metafore sociali – Le scimmie antropomorfe sono comprese nella superfamiglia   Hominoidea – Le spiegazioni del determinismo ambientale si possono facilmente ribattere:   perché culture diverse che vivono nello stesso ambiente hanno bisogni diversi – L’esperienza trobriandese di Malinowski rappresenta un caso di etnografia o di etnologia?   etnografia – L’idea che il mito è uno strumento concettuale è associata al lavoro di:   Claude Lévi-Strauss – L’ideologia della classe dominante che tenta di costruire l’identità di quella dominata viene chiamata da Gramsci:   egemonia trasformista – L’imitazione tipica della scimmia umana si chiama:   imitazione culturale – Lo stile di apprendimento tipico dei paesi latini è:   cooperativo – Nei suoi studi sulla lingua, William Labov ha scoperto che, quando i bambini afro-americani venivano intervistati in classe da adulti euro-americani:   dicevano molto poco e le loro risposte erano mezzi di difesa per impedire a degli intervistatori minacciosi di sapere qualsiasi cosa da loro – Per “bio-etnocentrismo” s’intende:   una forma di riduzionismo in cui la specie umana si sente biologicamente superiore alle altre – Quale delle seguenti concezioni del potere è tipica delle società extra-occidentali?   il potere come entità indipendente – Quale delle seguenti NON è una “realtà immaginata” in una cultura “face-to-face”   tutte le tre categorie presentate nelle altre risposte lo sono – Quante sono le forme di matrimonio poligamico attestate interculturalmente?   tre – Secondo l’approccio generativo-cognitivo il linguaggio è:   un organo del cervello – Secondo l’ISTAT (2017) i più numerosi scolari stranieri in Italia sono (in ordine decrescente):   africani, asiatici, sudamericani – Secondo l’ISTAT (2017) il rapporto tra scolari italiani e stranieri è:   6 milioni italiani e 650 mila stranieri – Secondo Vigotsky, i processi cognitivi elementari sono organizzati in:   sistemi cognitivi funzionali – Tra gli stili motivazionali quello detto “apprendere a richiesta” è tipico:   del Giappone – Un taxon è:   un gruppo più o meno vasto di organismi aventi tratti simili perché discendenti da un antenato comune, individuato a scopi tassonomici – Una prova schiacciante che anche la sessualità viene costruita culturalmente è:   l’infibulazione – la cultura volontariamente appresa interessa l’antropologo? sì, anche se quella involontaria è il vero fuoco della disciplina – nelle 4 branche dell’antropologia nordamericana è compresa: l’antropologia linguistica – quale concetto, un tempo basilare per gli antropologi fisici, si è rivelato inconsistente sul piano biologico: la razza – la paleontologia è legata: sia all’antropologia fisica che all’archeologia Quando informatore e antropologo sul campo collaborano in modo proficuo si dovrebbe avere: sia etnografia che osservazione partecipante “segno è qualcosa che sta per qualcos’altro” significa che il segno per lo più è: arbitrario o culturale o naturale (dipende dal tipo di segno considerato: De Saussure, da linguista, riferisce la frase all’arbitrarietà del segno) la scienza che studia i tipi di segno si chiama:sia semiotica

Pedagogia generale sociale

– A chi appartiene il metodo della falsificazione?   Popper – A chi appartiene la metafora del cerchio delle scienze?   Piaget – A chi appartiene l’idea di valori basati essenzialmente su due principi: la responsabilizzazione di ciascun individuo sulle proprie azioni (sistema valoriale) e le pari opportunità realizzative delle potenzialità umane individuali (diritti e valori)?   Truslov – A chi appartiene l’opera “Didattica Magna”?   Comenio – A chi dobbiamo l’aver ideato un modello integrale dello sviluppo del bambino?   Piaget – A chi risale il lavoro dal titolo “Discorso sul metodo”?   Cartesio – A cosa ci riferiamo se affermiamo: “la scienza che ha per oggetto l’esame critico della ricerca scientifica e della stessa nozione di scienza”?   all’epistemologia – A cosa ci riferiamo se affermiamo: attribuire un valore a fatti, eventi, oggetti e simili, in relazione agli scopi che colui intende perseguire   valutare – A cosa ci riferiamo se affermiamo: un’educazione totale (in quanto educazione democratica rivolta a tutti); integrale (in quanto mirante alla realizzazione della capacità di composizione delle antinomie insite nella vita personale); educazione alla critica (in quanto capacità di esercizio della responsabilità morale insita nella chiara coscienza della centralità dell’uomo); alla sintesi operativa personale di valori guida per la propria vita; al dialogo ed alla tolleranza?   all’educazione permanente – A cosa si riferisce Alberoni quando definisce “un movimento colletivo a due”?   alla famiglia – A cosa si riferisce Comenio con il termine “lumicino”?   al nostro potenziale educativo – A quale criterio associamo il lavoro del Claparede?   funzionalismo – A quale domanda risponde la fase della realizzazione?   come voglio fare? – A quale grande Maestro associamo i natali del concetto di educazione permanente in Italia?   Mencarelli – A quali funzioni è deputato l’emisfero sinistro?   logica – Chi utilizza le cianfrusaglie per far giocare i bambini all’asilo di Mompiano?   Sorelle Agazzi – Come è chiamato lo studio che precede la programmazione?   analisi dei bisogni formativi – Come è possibile definire la ricerca?   studio sistematico con il quale ci si propone di aumentare il sapere – Come è possibile distinguere la leadership?   formale/informale – Come è possibile distinguere le categorie ove la persona può apprendere per tutto il corso della propria esistenza?   formale-informale-non formale – Come è possibile sintetizzare il termine epistemologia?   studio del sapere – Come definisce i sensi Maria Montessori?   la porta dell’anima – Come definisce il Bruner la valutazione?   forma di intelligenza pedagogica – Come definisce il Frenet la relazione educativa?   movimento di cooperazione educativa – Come definisce la creatività Mario Mencarelli?   uno stato di interfuzionalità – Come deve essere organizzato l’apprendimento per Bruner?   secondo una progressione ottimale – Come deve essere sostituita la pedagogia dell’avere?   con la pedagogia dell’essere – Come era definite la colonia di Gorkij di makarenko?   la comune – Come può essere definita la leadership?   funzione osmotica – Come può essere riassunto il credo educativo del Dewey?   imparare facendo – Come può essere sintetizzata l’opera dell’educazione permanente?   imparare ad imparare – Come può essere sintetizzato da un punto di vista pedagogico il concetto di miracolo formativo?   un traguardo in direzione del quale si cresce – Come veniva comunemente chiamata la Maria Boschetti Alberti?   la maestra dalla penna rossa – Cosa è il cooperative learning?   una metodologia di insegnamento collaborativo – Cosa è la famiglia?   sistema emozionale plurigenerazionale – Cosa cerca di definire il Cei quando afferma: non è una cosa astratta né un tratto del carattere o un’abilità tecnica o una capacità che coinvolga una sola dimensione dell’essere umano (cognitiva, affettiva o organica)?   la creatività – Cosa determina il metodo inventivo?   i procedimenti – Cosa ebbe inizio sul finire del XIX secolo di così importante per la pedagogia?   l’attivismo – Cosa indica da un punto di vista epistemologico il termine metodo?   la via da percorrere per giungere ad un determinato obiettivo – Cosa può essere discorsivo/sperimentale?   il metodo – Cosa può essere mistica, scientifica, filosofica?   le correnti di pensiero attraverso cui è possibile tassonomizzare i grandi Maestri – Cosa si definisce se affermiamo: la via da percorrere per giungere ad un determinato obiettivo?   il metodo – Cosa si intende con il termine “vigilanza epistemologica”?   la costante tensione a codificare le informazioni che ci provengono dall’ambiente – Cosa si intende con il termine pedagogia?   la scienza che studia l’educazione umana – Cosa si intende con l’acronimo TIC?   tecnologie dell’informazione e della comunicazione – Cosa si intende per metodo sistematico?   le norme con le quali il sapere viene ordinato – Cosa si intende per metodo?   le fasi, gli strumenti, etc, che si attivano per giungere a nuova conoscenza – Cosa si intende sottolineare con la semantica “plasticità neuronale”?   l’efficienza ed elasticità dei neuroni – Cosa significa il termine e-learning?   insegnamento elettronico – Cosa significa l’acronimo FAD?   formazione a distanza – Cosa significa secondo don Milani bocciare un discente?   bocciare se stessi – Cosa sono il campo di applicazione, l’oggetto di studio e lo statuto epistemologico?   gli elementi di una scienza autonoma – Cosa sono le neuroscienze?   le scienze che studiano il cervello – Costruire una società plurale, aperta e globale significa principalmente instaurare un rapporto simbiotico con la costruzione di un uomo totale, che risulti capace di superare l’unilateralità delle monodimensioni fruttando la logica   dell’inclusione pluralista – Di quale ambito del sapere si occupa la pedagogia speciale?   dei soggetti diversamente abili – Dove e a quando risale il cooperative learning?   XVIII/Gran Bretagna – Dove si colloca il maggiore contributo del Freinet alle scienze dell’educazione?   tecniche e strumenti – I nostri comportamenti sono originati dall’attività del cervello, quello che a buona ragione può essere definito   pilota automatico – Il memorandum redatto nel 2000 dalla Commissione europea definisce   l’apprendimento formale – Il metodo del cooperative learning si pone l’obiettivo di   incentivare gli alunni a divenire protagonisti attivi del loro percorso di apprendimento – Il successo della scuola, nel raggiungimento della propria missione, è intrinsecamente legato al rapporto di collaborazione con   la famiglia – Il termine epistemologia deriva dal greco   epistème e cioè scienza – In quale anno Maria Montessori aprì la Casa dei Bambini?   1906 – In quale modo è possibile definire l’epistemologia?   la scienza che ha per oggetto l’esame critico della ricerca scientifica e della stessa nozione di scienza – In quale periodo ebbe inizio l’attivismo?   sul finire del XIX secolo – In quale rapporto devono stare la ricerca teorica e quella applicata?   in costante relazione – In quale rapporto stanno il leader e la leadership?   soggetto/funzione – In quali sensi è possibile distinguere la cultura?   in

Psicologia dell’educazione

– A cosa fa riferimento l’apprendimento per i comportamentisti?   Viene ricondotto ai processi di condizionamento classico e condizionamento operante – A quale età indicativamente si può presumere che il bambino passa da reazioni emotive ad emozioni vere e proprie con valenza comunicativa?   2-3 mesi – A quale età secondo Piaget il bambino riesce a rappresentarsi l’oggetto a trovarlo anche in seguito a spostamenti invisibili e soltanto inferiti?   Tra i 18 e i 24 mesi – A quale età secondo Piaget il bambino diviene capace di imitare anche a distanza di tempo un modello?   A 24 mesi – A quale età un bambino è generalmente in grado di risolvere un compito di falsa credenza di II ordine?   6-7 anni – A quale scopo gli individui utilizzano i processi di attribuzione causale?   Per trovare delle spiegazioni sia al proprio che all’altrui comportamento – All’interno della teoria della differenziazione l’ansia è in relazione con il sistema circospezione – paura. A che età compare secondo questa teoria dello sviluppo emotivo?   A 12-13 mesi – All’interno delle critiche al lavoro di Piaget qual è una delle possibili interpretazioni del fallimento delle prove di conservazione da parte dei bambini?   Alla seconda domanda il bambino potrebbe cambiare la sua risposta perché pensa che se gli viene chiesto nuovamente di rispondere probabilmente la mia prima risposta era sbagliata – All’interno dello studio della teoria della mente…   Gli stati mentali considerati fondamentali per l’interpretazione del comportamento degli individui sono le loro credenze e i loro desideri – All’interno dello studio dello sviluppo cognitivo cosa rappresenta lo scaffolding?   Il processo grazie al quale gli adulti offrono aiuto al bambino nella soluzioni dei problemi, adattando i loro interventi alle sue capacità – Bowlby afferma che la socializzazione è:   Una motivazione primaria – Che cos’è il compito di vera credenza?   Un paradigma per la valutazione della teoria della mente – Che cos’è la psicologia ingenua?   L’insieme di tutte quelle conoscenze psicologiche derivanti dal “buon senso” e costruite a partire da conoscenze parziali e/o generiche esperienze passate – Che cosa distingue le reazioni circolari primarie dalle reazioni circolari secondarie, e queste ultime dalle reazioni circolari terziarie?   Le prime sono dirette su se stessi, le seconde sul mondo esterno, le terze sono caratterizzate dall’applicazione sperimentale di schemi nuovi a situazioni e oggetti – Che idea di bambino, di sviluppo e di apprendimento caratterizza il comportamentismo?   Il bambino è considerato una tavoletta di cera e in quanto tale nel suo sviluppo è plasmabile, grazie ai rinforzi ambientali (modellamento) questa corrente di pensiero pone attenzione unicamente ai comportamenti e all’influenza dell’ambiente sul bambino, disinteressandosi dei processi – Come definisce Wechsler (1896-1981) l’intelligenza?   Come la capacità globale di agire in modo propositivo riferendosi in generale alla personalità nella sua totalità – Con il suo lavoro Bruner   Ha proposto che, nel processo di acquisizione del pensiero maturo, il bambino passi attraverso tre forme di rappresentazione: esecutiva, iconica e simbolica – Cos’è la zona di sviluppo prossimale?   È la distanza tra il livello effettivo e il livello potenziale (sostenuto da una guida) di sviluppo – Cosa distingue le cognizioni adulte dalle cognizioni infantili?   Il livello di coscienza: quelle infantili sono implicite mentre quelle adulte sono coscienti. I bambini non sanno di sapere mentre gli adulti possono richiamare alla mente le loro rappresentazioni mentali quando ne hanno desiderio o necessità – La teoria dell’attaccamento è stata formulata da   Bowlby – Cosa intende Bowlby con il termine “attaccamento”?   Il legame che si instaura tra il bambino e chi si prende cura di lui, che si sviluppa pienamente verso la fine del primo anno di vita – Cos’è la Strange situation?   È una procedura osservativa standardizzata per valutare lo stile di attaccamento – Cosa misura il paradigma sperimentale noto come Strange Situation?   Gli stili di attaccamento a 1 anno – Quando nella Strange Situation viene osservato l’effetto “base sicura”, cosa si intende?   La capacità del bambino di esplorare l’ambiente, anche in assenza della figura di riferimento – Il bambino mantiene profonda attenzione sui giochi presenti nella stanza, non guarda la madre quando è presente in assenza della madre e persino in presenza di un’estranea non si agita, ma riesce a continuare a giocare tranquillo questi comportamenti, osservati durante la Strange Situation, ci possono far pensare a…   Un attaccamento insicuro-evitante – Cosa si intende con l’espressione leader informale?   Un leader che emerge spontaneamente dal gruppo e ne assume la leadership – Cosa significa che Bruner sintetizza la visione della conoscenza secondo il pensiero di Piaget e di Vygotskij?   Secondo Bruner spiegazione e comprensione sono due modalità di costruire significati di cui gli individui si avvalgono a seconda delle loro necessità – Cosa sono i Modelli Operativi Interni (MOI)?   Sono rappresentazioni mentali di sé e della figura di attaccamento, che si sviluppano intorno ai 18 mesi, basati su modelli ripetuti di esperienze relazionali con la madre – Egocentrismo, animismo, rigidità e ragionamento prelogico sono ostacoli alle forme di pensiero tipiche dell’adulto che caratterizzano:   Il bambino da 2 a 7 anni circa – Gli adolescenti hanno sviluppato delle capacità cognitive che gli consentono di   Fare ipotesi e deduzioni (pensiero operatorio formale) – I bambini con attaccamento insicuro disorganizzato (pattern D)   Non sono in grado di organizzare una strategia unitaria di comportamento ed emette segnali inadeguati a mantenere e strutturare il legame con la madre – I bambini con attaccamento insicuro evitante (pattern A)   Non sembrano avere fiducia in un’adeguata risposta materna quando sottoposti a situazioni stressanti – I principali teorici dello sviluppo cognitivo sono:   Piaget, Vygotskij e Bruner – Il compito delle tre montagne viene utilizzato da Piaget per indagare:   L’egocentrismo infantile – Il comportamento di attaccamento   Si manifesta in situazioni di pericolo – Il linguaggio per Bruner è:   Una forma di rappresentazione del mondo e in quanto tale è parte integrante del pensiero – Il modello che fa

Gesù e gli Apostoli

di Indro Montanelli GESÙ Fra i cristiani che Nerone fece massacrare nell’anno 64, come responsabili dell’incendio di Roma, c’era anche il loro capo: un certo Pietro, che, condannato alla crocefissione dopo aver visto sua moglie avviarsi alla tortura, chiese di essere appeso con la testa in giù perché non si sentiva di morire nella stessa posizione in cui era morto il suo Signore, Gesù Cristo. Il supplizio si svolse là dove ora sorge il gran tempio che porta il nome del suppliziato. E i carnefici non furono nemmeno sfiorati dal dubbio che la tomba della loro vittima avrebbe fatto da fondamento a un altro Impero, spirituale, destinato a sotterrare quello, secolare e pagano, che aveva pronunciato il verdetto. Pietro era ebreo e veniva dalla Giudea, una delle province più tartassate dal malgoverno imperiale. Due secoli e mezzo prima era riuscita, con miracoli di coraggio e diplomazia, a liberarsi dal dominio persiano e aveva ritrovato, per una settantina d’anni, la sua indipendenza, sotto la guida dei suoi re-sacerdoti da Simone Maccabeo in giù. La loro reggia era il Tempio di Gerusalemme. E qui gli ebrei si asserragliarono per resistere all’invasione di Pompeo, che voleva estendere anche su questa terra il dominio di Roma. Combatterono con la forza della disperazione, ma non vollero rinunziare alla pausa del sabato, che la religione imponeva. Pompeo se ne accorse, e proprio di sabato li attaccò. Dodicimila persone furono massacrate. Il Tempio non venne saccheggiato. Ma la Giudea diventò una provincia romana. Si ribellò pochi anni dopo, pagò il tentativo con la libertà di trentamila cittadini venduti come schiavi, e ritrovò uno sprazzo d’indipendenza sotto un re straniero, Erode, che tentò d’introdurvi la civiltà greca e la sua pagana architettura. Fu a suo modo un grande re, intelligente, crudele e pittoresco, che seppe fare il protetto di Roma senza diventarne il servo e regalò ai suoi sudditi un tempio ancora più bello, ma decorato di quelle immagini che l’austera fede ebraica respinge severamente come peccaminose e contrarie alla Legge. Sotto il suo successore Archelao di nuovo gli ebrei si ribellarono, i romani rimisero a sacco Gerusalemme, ne vendettero come schiavi altri trentamila cittadini; e Augusto, per tagliar corto, fece della Giudea una provincia di seconda classe sotto il governatorato della Siria. Ma poco prima che questa nuova sistemazione fosse decisa, era avvenuto nel paese un piccolo fatto di cui nessuno, lì per lì, si accorse, ma che col tempo doveva rivelarsi di una qualche importanza per le sorti dell’intera umanità: a Betlemme, vicino a Nazareth, era nato Gesù Cristo. Per un paio di secoli l’autenticità di questo episodio è stata revocata in dubbio da una «scuola critica» che voleva negare l’esistenza di Gesù. Ora i dubbi sono caduti. Ne resta, caso mai, uno solo, di secondaria importanza: quello sulla data esatta di questa nascita. Matteo e Luca, per esempio, dicono ch’essa avvenne sotto il regno di Erode, che, secondo il nostro modo di contare, sarebbe morto tre anni prima di Cristo. Altri dice ch’era un giorno di aprile, altri di maggio. La data del 25 dicembre del 753 ab urbe condita fu fissata d’autorità trecentocinquantaquattro anni dopo l’avvenimento, e diventò definitiva. La storia ci serve poco, a rintracciare la giovinezza di Gesù. Essa ci fornisce testimonianze contraddittorie, date incerte, episodi discutibili, e ha ben poco da opporre alla versione che ce ne dànno poeticamente i Vangeli: l’Annunciazione a Maria, la vergine sposa di Giuseppe il falegname, la nascita nella stalla, l’adorazione delle pecore e dei re Magi, la strage degl’innocenti, la fuga in Egitto. La storia ci aiuta soltanto a farci un’idea delle condizioni di quel paese, quando Gesù vi nacque, e delle ispirazioni che vi trovò. Sono gli unici elementi di cui ci si può fidare. La Giudea o Palestina era tutto un fremito patriottico e religioso. Ci vivevano circa due milioni e mezzo di persone, di cui centomila erano addensate in Gerusalemme. Non c’era unità razziale e confessionale. In alcune città anzi la maggioranza era dei gentili, cioè dei non ebrei, specie greci e siriani. La campagna invece era interamente ebraica, composta di contadini e piccoli artigiani poveri, parsimoniosi, industriosi, austeri e pii. Passavano la vita a lavorare, a pregare, a digiunare e ad aspettare il ritorno di Jeovah, il loro Dio che, secondo le Sacre Scritture, le quali costituivano anche la Legge, doveva tornare a salvare il suo popolo e a stabilire sulla terra il Regno del Cielo. Commerciavano poco. Anzi, sembra che fossero del tutto sprovvisti di quel genio speculativo, per cui in seguito diventarono così celebri (e temuti). Il limitato autogoverno che Roma concedeva era esercitato dal Sinedrio, o Consiglio degli Anziani, composto di settantun membri sotto la presidenza di un alto sacerdote, e diviso in due fazioni: quella conservatrice e nazionalista dei sadducèi, che tiravano più alle cose di questa terra che a quelle del cielo; e quella bigotta dei farisei, dei teologi che passavano il loro tempo a interpretare i sacri testi. Poi c’era anche una terza setta, estremista, quella degli esseni, che vivevano in un regime comunista, mettevano insieme i profitti del loro lavoro, si servivano di oggetti fatti con le loro mani, mangiavano a una stessa tavola, tacendo, e così poco, che campavano in genere oltre i cento anni, e il sabato non evacuavano nemmeno perché lo consideravano contrario alla Legge. Gli scribi invece, cui Gesù tanto spesso allude, non erano una setta; erano una professione e appartenevano per la maggior parte ai farisei. Rappresentavano un po’ i notai, i cancellieri, gl’interpreti delle Sacre Scritture, da cui ricavavano i precetti per regolare la vita della società. Non solo tutta la politica, ma anche tutta la letteratura e tutta la filosofia ebraiche erano d’intonazione profondamente religiosa (e lo sono rimaste). Il loro motivo dominante è l’attesa del Redentore che sarebbe venuto un giorno a riscattare il popolo dal Male, rappresentato nella fattispecie da Roma. E i più, seguendo Isaia, erano convinti che il Messia di questa Redenzione sarebbe stato un Figlio di Uomo, discendente dalla famiglia di

Pompei

di Indro Montanelli La catastrofe tellurica che il 24 agosto del 79 fece la disgrazia di Pompei ha costituito la sua fortuna postuma. Era una delle più insignificanti città d’Italia. Contava poco più di quindicimila abitanti, viveva soprattutto di agricoltura, e al suo nome non era legato nessun grande evento storico. Ma quel giorno il Vesuvio s’incappucciò d’una nuvolaglia nera da cui piovve un torrente di lava che in poche ore sommerse Pompei ed Ercolano. Plinio il Vecchio, che comandava la flotta alla fonda nel porto di Pozzuoli e che aveva, fra l’altro, la passione della geologia, accorse con le sue navi per vedere di che si trattava, eppoi per salvare gli abitanti che fuggivano a perdifiato verso il mare. Ma, accecato dal fumo e travolto nella ressa, cadde, e fu raggiunto e seppellito dalla lava. Circa duemila persone persero la vita in quella sciagura. Ma sotto il sudario di morte, la città si serbò intatta. E quando, circa due secoli fa, gli archeologi la disseppellirono con le loro escavatrici, quello che piano piano tornò alla luce fu il documento più istruttivo non soltanto dell’architettura, ma anche della vita di un piccolo centro di provincia italiano nel secolo d’oro dell’Impero. Amedeo Maiuri, che vi ha dedicato la vita, ha tratto da Pompei insegnamenti preziosi. Il centro del paese era il foro, cioè la piazza, che certamente in origine era stata il mercato dei cavoli per cui quella zona andava famosa, ma poi col tempo era diventata anche un teatro all’aperto sia per gli spettacoli drammatici che per i giuochi. Gli edifici che la circondavano erano quelli di pubblica utilità, a cominciare dai templi di Giove, di Apollo e di Venere, per finire al municipio e ai negozi. È chiaro che la vita si svolgeva lì, il dedalo di viuzze che s’intrecciavano tutt’intorno costituendo una specie di retrobottega gremita di negozietti e di botteghe artigiane, sonanti di martelli, di scuri, di seghe, di pialle, di lime e del confuso assordante vocio di bambini, donne, gatti, cani, venditori ambulanti, che ancora costituisce una caratteristica del nostro bello, ma non silenzioso paese, specie nel Sud. E siccome quelli che si conservano meglio, del costume di un popolo, sono i vizi, a Pompei possiamo misurare quanto sia vecchio, in Italia, anche quello d’imbrattare i muri e di servirsene come strumenti di propaganda delle nostre idee, dei nostri amori e dei nostri odi. Oggi lo facciamo coi manifesti, il gesso e il carbone. Allora lo si faceva coi «graffiti», cioè incidendo la pietra. Ma la differenza è soltanto tecnica: quanto al contenuto, è chiaro che gl’italiani hanno sempre pensato e detto e urlato le stesse cose. Tizio prometteva a Cornelia un amore più lungo della sua stessa vita, Caio invitava Sempronio ad andare a morire ammazzato, Giulio garantiva pace e prosperità a tutti se lo eleggevano questore, e i «Viva Maio!» si sprecavano all’indirizzo di un edile che aveva scritturato a proprie spese il gladiatore Paride, come oggi si scritturano gli «oriundi» nelle squadre di calcio, per dare spettacolo nell’anfiteatro dov’erano disponibili ventimila posti, cinquemila più di quelli richiesti dall’intera cittadinanza, che dovevano essere riservati, evidentemente, alla gente del contado. Le case erano comode e piuttosto lussuose. Non avevano quasi punto finestre e di rado il termosifone. Ma i soffitti sono di cemento, qualche volta a mosaico e i pavimenti di pietra. Solo i palazzi hanno la stanza da bagno, e qualcuno addirittura la piscina. Ma c’erano ben tre terme pubbliche con relativa palestra. Le cucine erano provviste di ogni sorta di utensili: padelle, pentole, girarrosti; e in una libreria privata furono rintracciati duemila volumi in greco e in latino. Del mobilio si sa poco perché, essendo quasi tutto di legno, si è disfatto. Ma sono rimasti calamai, penne, lampade di bronzo, e statue, tutte di derivazione greca, ma di alto stile e raffinata fattura. Tutto questo suggerisce l’idea d’una vita comoda e bene organizzata, quale dovette essere infatti quella delle città di provincia nei secoli felici dell’Impero. Certo, nessuna di esse poteva gareggiare con Roma, quanto a intensità, servizi pubblici, salotti e divertimenti. In compenso, chi vi abitava era sottratto ai pericoli delle persecuzioni, o per lo meno ne soffriva in misura molto minore, e il malcostume della decadenza vi giunse più tardi e attenuato dalla maggiore solidità delle buone tradizioni. Non per nulla Cesare, e più tardi Vespasiano, tentarono di colmare i vuoti dell’aristocrazia e del Senato romani elevandovi le famiglie di questa borghesia provinciale. E una delle ragioni per cui, caduta Roma, la civiltà romana resistè e corruppe i barbari assorbendoli è che non soltanto nell’Urbe, ma dovunque essi mettessero il piede nella penisola, vi trovarono città superiormente organizzate. Di esse, non faremo l’inventario. Ci limiteremo soltanto a dire che, al contrario di ciò che accade oggi, quelle meridionali primeggiavano sulle settentrionali perché, ancora prima di quella romana, avevano risentito della civiltà greca. Napoli era la più rinomata per i suoi templi, per le sue statue, per il suo cielo, per il suo mare, per la sottile furberia dei suoi abitanti e, come oggi, per la loro pigrizia. Da Roma ci venivano a passare l’inverno, e i suoi dintorni, Sorrento, Pozzuoli, Cuma, brulicavano di ville. Capri era già stata scoperta da un pezzo e Tiberio la «lanciò» facendone la sua abituale residenza. E Pozzuoli fu la più rinomata stazione termale dell’antichità per le sue acque sulfuree.     Un’altra regione che brulicava di città già stagionate era la Toscana, dove le avevano costruite gli etruschi. Le più importanti erano Chiusi, Arezzo, Volterra, Tarquinia e Perugia ch’era considerata parte di quella regione. Firenze che, appena neonata, si chiamava Florentia, era la meno cospicua e non prevedeva il suo destino. Più su, al di là degli Appennini, cominciavano le città-fortino, costruite soprattutto per ragioni militari, come piazzeforti degli eserciti impegnati nella lotta contro le riottose popolazioni galle. Tali furono Mantova, Cremona, Ferrara, Piacenza. Ancora più a Nord c’era il grosso borgo mercantile di Como, che considerava Mediolanum, cioè Milano, il suo quartiere povero.

Fu Nerone migliore di come la storia lo ha descritto?

di Indro Montanelli CLAUDIO E SENECA I pretoriani che, avendo ucciso Caligola, erano padroni della situazione e volevano restarlo, si guardarono intorno alla ricerca d’un successore di cui poter disporre a piacimento. E parve loro che il personaggio più indicato fosse lo zio del defunto, quel povero Claudio già cinquantenne, con le gambe inceppate dalla paralisi infantile e la lingua dalla balbuzie, e con l’aria stordita, che la notte dell’assassinio fu trovato nascosto dietro una colonna, a tremar di paura. Era figlio di Antonia e di Druso, figlio a sua volta di Druso Nerone. Ed era passato in mezzo alle tragedie della casa Claudia, protetto da una ben accreditata fama di mentecatto. Se era stata una commedia, la sua, bisogna dire ch’egli l’aveva recitata molto bene, sin da piccino, perché perfino sua madre lo chiamava un «aborto» e quando voleva dir male di qualcuno, lo definiva «più cretino del mio povero Claudio!». È difficile dire sino a che punto questo personaggio, rivelatosi poi un eccellente imperatore, fosse un idiota, o lo facesse per non pagare il dazio. Certo che, in questo modo, fu l’unico della famiglia a salvarsi. Trascinando le gambette sinistrate, sputacchiando, quando parlava, in faccia a tutti, alto, appesantito dalla trippa e col naso rosso di vino, aveva vissuto sino a quell’età senza dar ombra a nessuno, studiando e componendo storie, fra cui la sua autobiografia. Parlava il greco, la sapeva lunga di geometria e di medicina. E quando si presentò al Senato per farsi proclamare imperatore, disse: «Lo so che mi considerate un povero scemo. Ma non lo sono. Ho finto di esserlo. E per questo oggi son qui». Dopodiché però sciupò tutto, tenendo una conferenza sul modo di curare i morsi delle vipere. Claudio debuttò con una buona mancia ai pretoriani che lo avevano eletto, ma in cambio si fece consegnare da loro gli assassini di Caligola e li soppresse per instaurare, disse, il principio che gl’imperatori non si ammazzano. Poi cancellò con un colpo di penna tutte le leggi del suo predecessore e si diede a riordinare l’amministrazione, spiegandovi un senno e un equilibrio che nessuno sospettava in lui. Convinto che fra i senatori non ci fosse più nulla di buono, formò un ministero di tecnici, scegliendoli nella categoria dei liberti. E si diede a studiare e realizzare con loro opere pubbliche di grossa portata, divertendosi a fare di persona calcoli e progetti. Quello che più l’occupò fu il prosciugamento del lago Fucino. Impiegò trentamila sterratori e undici anni per scavare un canale e far defluire le acque. Quando tutto fu pronto, offrì ai romani, come ultimo spettacolo, prima del disseccamento, una battaglia navale fra due flotte di ventimila condannati a morte, che gli rivolsero il famoso grido: «Ave Cesare! I morituri ti salutano!», si colarono a picco gli uni contro gli altri, e affogarono. Il pubblico, che tappezzava le colline intorno, si divertì moltissimo. Tutti si misero a ridere quando nel 43 questo imperatore sbevazzone e dall’aria scimunita e gioconda partì alla testa del suo esercito per conquistare la Britannia. Non aveva mai fatto il soldato anche perché lo avrebbero riformato alla leva, e Roma era convinta che sarebbe scappato al primo scontro. Ma quando si sparse la notizia ch’egli era morto, il cordoglio fu grande e generale: i romani si erano sinceramente affezionati a quel loro imperatore che, con tutte le sue stravaganze, si era mostrato il migliore, o almeno il più umano, fra quelli succeduti ad Augusto. Invece Claudio non solo non era morto, ma aveva conquistato davvero la Britannia, e ora tornava portandosene dietro il re, Caractaco, che fu il primo, dei re vinti da Roma, ad essere graziato. Il merito di questa vittoria, certo, sarà stato, più che di Claudio, dei suoi generali. Ma i generali era lui che li nominava, e in queste scelte non prendeva granchi. Fu sotto di lui che si formò anche Vespasiano. Purtroppo questo brav’uomo aveva un debole: le donne. Era un pomicione incorreggibile. Aveva già avuto, e tradito, tre mogli, quando, quasi cinquantenne, sposò la quarta, Messalina, che aveva sedici anni. Messalina è passata alla storia come la più infame di tutte le regine, e forse non è vero. Forse fu soltanto la più scostumata. Siccome non era bella, quando qualche giovanotto le resisteva, gli faceva impartire da Claudio l’ordine di cedere, trasformando così l’amore in un gesto di patriottismo. Claudio si prestava purché Messalina gli lasciasse mano libera con le cameriere. Erano, in fondo, una coppia bene assortita, ma il guaio era che Claudio si era messo in testa di riformare il costume romano su basi di austerità, e una moglie di quella fatta non costituiva il migliore esempio. Un giorno, mentre egli era assente, essa sposò addirittura il suo amante di turno, Silio. I ministri ne informarono l’imperatore dicendogli che Silio voleva sostituirlo sul trono. Claudio tornò, lo fece uccidere, eppoi mandò due pretoriani a chiamare Messalina che si era nascosta nella casa materna. Timorosi di una vendetta, i pretoriani la pugnalarono nelle braccia di sua madre. Claudio ordinò loro di uccidere anche lui, se avesse accennato a risposarsi. Si risposò l’anno dopo, e la quinta moglie virtuosa fece rimpiangere la quarta svergognata. Agrippina, figlia di Agrippina e di Germanico, era sua nipote, aveva già avuto due mariti, e il primo di essi le aveva lasciato un figlioletto di nome Nerone, la cui carriera fu la sua unica passione. In lei riviveva Livia peggiorata. Coi suoi trent’anni, le fu facile mettere sotto la pantofola quel marito quasi sessantenne, infiacchito dagli strapazzi con le cameriere. Essa lo isolò dai suoi collaboratori, mise il suo amico Burro alla testa dei pretoriani, e instaurò un nuovo regno di terrore, di cui senatori e cavalieri fecero le spese. Le condanne capitali portavano una firma di Claudio che, dopo la morte di costui, si rivelò falsificata. Il poveruomo, sebbene rimbambito, parve accorgersi a un certo punto di quel che succedeva e voler porvi rimedio. Agrippina lo prevenne propinandogli un piatto di funghi avvelenati. Nerone, che aveva

L’ipocondriaco

Tutto lo humour del grande regista in un articolo sulle sue malattie immaginarie e sempre “mortali”

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