Fo fascista, Rame assente: Mieli e Rai senza memoria

Documenti zero, offese molte - Il figlio e l’archivio. Dario costretto ad arruolarsi per non mettere in pericolo le attività antifasciste del padre e dello zio. Rimossa l’arte, le minacce, pure lo stupro di Franca

di Jacopo Fo

Ho respirato profondamente e addomesticato le emozioni dopo aver visto Passato e Presente di Mieli (Rai3 18.2.2025). Non provo odio.

La dottoressa Maria Sole Sanasi parla dell’adesione di Dario alla Repubblica di Salò. Mieli parla di “militanza nella Repubblica Sociale Italiana”. Era proprio fascista!!!

Su questa vecchia calunnia la verità è semplice. Mio padre era stato costretto ad arruolarsi, perché se avesse disertato avrebbe messo in pericolo le attività antifasciste del padre e dello zio. Mio nonno Felice Fo e lo zio Nino Rota, avevano organizzato la fuga in Svizzera di ebrei e di soldati inglesi evasi da un campo di prigionia in Piemonte. Mio nonno era capostazione a Luino, ultima stazione prima del confine.

Prova inconfutabile il ringraziamento del comando inglese a Nino Rota. Vedi anche i documenti che attestano che Felice Fo era presidente della sezione locale del Comitato di Liberazione Nazionale pubblicati su www.archivio.francarame.it.

Quando avevo 6 anni, al teatro Ciak di Milano, Leo Wächter, ebreo, comunista e gappista mi prese in braccio e indicando mia nonna Pina Rota Fo mi disse: “Questa donna mi ha salvato la vita!”.

Si riferiva a quando, dopo aver ammazzato un alto ufficiale fascista, e dopo la successiva sparatoria, lui e un altro gappista, entrambi feriti, erano riusciti a raggiungere la casa dei Fo a Luino dove li avevano ricuciti e rifocillati.

A quel punto era quasi l’alba e arrivò a casa mio padre con la divisa da repubblichino. I due feriti puntarono le armi per ammazzarlo e mia nonna si buttò in mezzo urlando: “È mio figlio, non sparate!”.

Questa storia è confermata dalla testimonianza di Leo Wächter e nel libro Papà Leo (ed. Bompiani) scritto dalla figlia.

Una volta arruolato Dario approfittò della sua abilità di pittore e della benevolenza di un colonnello e fu mandato a dipingere icone sacre nelle cappelle dell’esercito.

Poi per evitare di combattere seguì corsi di specializzazione: guastatore e paracadutista.

Al momento di andare a combattere disertò. Ma a quel punto il gruppo di ebrei e soldati inglesi erano scappati e Nino Rota era latitante.

Per inciso la storia del viaggio dei prigionieri inglesi dal Piemonte a Luino, meriterebbe un film. Gli inglesi erano nascosti vicino a Sartirana, paese d’origine di Felice e Nino che con i parenti restati in Piemonte organizzarono la fuga.

Dopo aver disertato, mio padre passò gli ultimi mesi della guerra nascosto in una casa mezza diroccata. Questi i fatti che emergono chiaramente anche dal processo per calunnia che mio padre intentò nel 1978 quando questa storiella fu confezionata in ambienti fascisti. Dario denunciò i calunniatori, ma non riuscì a ottenere la loro condanna (giustizia?), ma le molte testimonianze di partigiani avvalorano in modo incontestabile che le cose erano andate come le racconto. Sono documenti pubblici, pubblicati anche nell’Archivio Rame Fo.

Mieli doveva, quantomeno, dire che mio padre fornì sempre la sua versione dei fatti. Al contrario nella sua trasmissione si insinua addirittura l’idea che mio padre ammise la militanza fascista!

Ma al di là di questo, tutta la trasmissione di Mieli è inaccettabile.

Esperti della storia del teatro che non sanno nulla della storia teatrale di Dario pongono domande e danno risposte da allibire. Ma da dove Fo avrà tirato fuori i testi dei giullari medioevali?

Perdirindindina, lo si è scritto su decine di libri, raccontato nel dettaglio nella serie andata in onda su Rai5: Dario Fo e Franca Rame, la nostra storia.

Fu mia madre a riuscire a dare un senso agli appunti, scritti sui margini di atti notarili medioevali da appassionati dei giullari. Esimi docenti di letteratura non riuscivano a capire cosa volessero dire quegli appunti sintetici tipo “contrasto tra l’angelo e l’ubriaco”.

Mia madre ben conosceva cosa fosse un contrasto visto che proveniva da una famiglia di attori girovaghi, poveri in denaro ma ricchi di conoscenza delle tradizioni teatrali, che ancora usavano quello stesso gergo per sintetizzare le azioni sceniche nei canovacci degli spettacoli, scritti su grandi fogli e appesi al lato del palcoscenico (recitavano senza un testo scritto, improvvisando).

E ancora, gli esperti convocati da Mieli si chiedono come mai Dario Fo non abbia lasciato allievi.

Perché non ha creato una scuola?

Ma, per Diana! Dario non ha fatto scuola?

Ha insegnato alla Libera Università di Alcatraz per 35 anni a migliaia di allievi (tra i quali G. Storti e M. Martelli). Cochi e Renato, Melato, Vasini, P. Rossi, Bisio, Pirovano, De Juli, hanno tutti iniziato con Dario e Franca.

Ma la vera grande scuola di teatro Dario l’ha fatta portando in tutto il mondo, dalla Cina all’America, una formula di spettacolo completamente nuova!!!

Prima di Mistero Buffo i monologhi esistevano solo nel cabaret, erano infiorate di barzellette, mai qualcuno aveva raccontato storie vere e ricerche storiche.

Dario è l’ideatore del teatro di narrazione (vedi Paolini, Baliani, Celestini).
Oggi questo tipo di teatro è diffuso in tutto il mondo e i “monologatori” recitano davanti a migliaia di spettatori… e chi gliel’ha insegnato? Ma per favore!!!

Aggiungo che è stato poi notevole il livello delle omissioni di Mieli. Sarebbe stato carino se avesse dedicato una parola, una sola, alla violenza che la mia famiglia ha subito.

A 7 anni, dopo l’abbandono di Canzonissima per protesta contro la censura, andavo a scuola scortato dai carabinieri a causa della mia condanna a morte mafiosa scritta col sangue e inviata ai miei genitori. Io che a 7 anni dovevo andare a scuola sotto scorta, le bombe ai teatri.

E vogliamo citare il rapimento, le torture e lo stupro subiti da mia madre?

E infine osservo che abbiamo assistito all’ennesimo tentativo di far sparire Franca dalla storia. Nulla di quel che ha fatto mio padre si può separare dal lavoro di mia madre.

È Franca che impone la recitazione naturalistica che è la cifra del loro teatro.

A quei tempi si recitava con un afflato posticcio.

Per capire lo spessore della rivoluzione teatrale portata da Franca, ricordo che Parenti e Durano nel 1955 non la vollero più come attrice perché secondo loro “non sapeva recitare”.

Lizzani la fece doppiare nel film Lo svitato.

Oggi quello stile di recitazione non esiste più né in teatro né al cinema.

Grazie a Franca.

Lo vogliamo dire?

Il Fatto Quotidiano, 21 Febbraio 2025

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