Il Mio Nemico

Daniele Silvestri nel 2002 scriveva una canzone che oggi sembra un’analisi geopolitica più lucida di quelle che ci propinano gli editorialisti da salotto. “Il mio nemico non ha divisa, ama le armi ma non le usa, nella fondina tiene le carte Visa, e quando uccide non chiede scusa.” Più chiaro di così.

di Alberto Piroddi

Daniele Silvestri nel 2002 scriveva una canzone che oggi sembra un’analisi geopolitica più lucida di quelle che ci propinano gli editorialisti da salotto. “Il mio nemico non ha divisa, ama le armi ma non le usa, nella fondina tiene le carte Visa, e quando uccide non chiede scusa.” Più chiaro di così. Il nemico non è quello che ti puntano davanti per farti sparare. Quello è solo il bersaglio di comodo, l’abbaglio necessario a chi muove i fili da dietro per convincerti a premere il grilletto. E se proprio vuoi farlo, se proprio devi sparare, “non sbagliare mira”. Ecco, questo è il punto. La mira. Perché se sbagli bersaglio, la dittatura c’è ma non si sa dove sta. Non si vede da qua.

Chi pensa ancora che la guerra in Ucraina sia una guerra di autodeterminazione, chi si ostina a vedere eroi e carnefici ben distinti, dovrebbe ascoltare questa canzone in loop fino a quando non gli entra in testa. Zelensky non è un santo, Putin non è il demonio, e la Nato non è una onlus che difende i popoli oppressi. L’Ucraina è solo l’ennesimo terreno di gioco di una partita che si gioca sopra le teste di chi muore in trincea. E come sempre, il potere non lo logora nessuno. Logora chi subisce, chi combatte, chi crede ancora di poter scegliere. Il potere sta altrove, lontano dai campi di battaglia, nelle stanze dove si decidono guerre e tregue, investimenti e sanzioni, armi e ricostruzioni. Sta nei consigli di amministrazione, nelle banche d’affari, nei laboratori dove si fabbricano crisi e nei convegni dove si pianificano soluzioni già scritte prima ancora che il problema venga posto.

Trump ha brutalizzato Zelensky davanti alle telecamere e molti si sono scandalizzati. Ma perché? Perché Trump ha fatto quello che di solito i presidenti americani fanno dietro le quinte? Perché ha tolto il velo a quel teatrino in cui il burattino di turno viene portato in giro a recitare la parte dell’eroe mentre il pubblico ignora i fili che lo muovono? La verità è che gli ucraini non sono mai stati liberi di scegliere nulla. Gli hanno detto che combattevano per la democrazia mentre si chiudevano giornali e si mettevano fuori legge i partiti di opposizione. Gli hanno detto che stavano difendendo l’Europa mentre l’Europa si svenava per mandare loro armi senza nessun piano per la pace. Gli hanno detto che la Russia era il nemico assoluto mentre gli stessi che armavano Kiev continuavano a comprare petrolio e gas da Mosca. E adesso che l’America ha cambiato idea, l’Ucraina viene scaricata senza troppi complimenti.

E l’Europa? L’Europa è quella che chiacchiera e organizza summit senza decidere niente. Quella che si indigna per le umiliazioni subite dagli alleati di comodo, ma poi si accoda a qualsiasi linea decisa a Washington. Quella che non sa neanche con chi stare, se con Macron che parla di tregua o con Starmer che vuole mandare truppe. Quella che finge di avere un ruolo, ma poi trema quando Trump chiede: “Sei in grado di fronteggiare la Russia da solo?” e la risposta è un silenzio imbarazzato. Perché la verità è che l’Europa non comanda nulla, non decide nulla, non pesa nulla. E più parla, meno conta.

“Serve una testa che cada e poi chissenefrega.” In ogni guerra c’è bisogno di un capro espiatorio. E in questa guerra, dopo Putin, l’agnello sacrificale è Zelensky. Ieri eroe, oggi problema. Ieri simbolo della resistenza, oggi uomo da scaricare. Perché la guerra è così: chi sbaglia, paga. Anzi, no. Chi sbaglia, si salva. È sempre qualcun altro che paga al posto suo.

* * *

Il Mio Nemico

di Daniele Silvestri ‧ 2002

Finché sei in tempo tira
E non sbagliare mira
Probabilmente il bersaglio che vedi
È solo l’abbaglio di chi da dietro spera
Che tu ci provi ancora

Perché poi gira e rigira gli serve solo una scusa
La fregatura è che è sempre un altro che paga
E c’è qualcuno che indaga per estirpare la piaga
Però chissà come mai qualsiasi cosa accada
Nel palazzo lontano nessuno fa una piega

Serve una testa che cada e poi chissenefrega
La prima testa di cazzo trovata per strada
Serve una testa che cada e poi chissenefrega
La prima testa di cazzo trovata per strada
Se vuoi tirare tira
Ma non sbagliare mira

Probabilmente il bersaglio che vedi
È solo l’abbaglio di chi da dietro giura
Che ha la coscienza pura
Ma sotto quella vernice ci sono squallide mura
La dittatura c’è ma non si sa dove sta
Non si vede da qua, non si vede da qua
La dittatura c’è ma non si sa dove sta
Non si vede da qua, non si vede da qua

Il mio nemico non ha divisa
Ama le armi ma non le usa
Nella fondina tiene le carte visa
E quando uccide non chiede scusa
Il mio nemico non ha divisa
Ama le armi ma non le usa
Nella fondina tiene le carte visa
E quando uccide non chiede scusa

E se non hai morale
E se non hai passione
Se nessun dubbio ti assale
Perché la sola ragione che ti interessa avere
È una ragione sociale
Soprattutto se hai qualche dannata guerra da fare
Non farla nel mio nome
Non farla nel mio nome
Che non hai mai domandato la mia autorizzazione
Se ti difenderai non farlo nel mio nome
Che non hai mai domandato la mia opinione
Finché sei in tempo tira
E non sbagliare mira
(Sparagli Piero, sparagli ora)
Finché sei in tempo tira
E non sbagliare mira
(Sparagli Piero, sparagli ora)

Il mio nemico non ha divisa
Ama le armi ma non le usa
Nella fondina tiene le carte visa
E quando uccide non chiede scusa
Il mio nemico non ha divisa
Ama le armi ma non le usa
Nella fondina tiene le carte visa
E quando uccide non chiede scusa
Il mio nemico non ha nome
Non ha nemmeno religione
E il potere non lo logora
Il potere non lo logora
Il mio nemico mi somiglia
È come me
Lui ama la famiglia
E per questo piglia più di ciò che da
E non sbaglierà
Ma se sbaglia un altro pagherà
E il potere non lo logora
Il potere non lo logora

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