di Hamilton Cain
Diluvio [THE DELUGE], di Stephen Markley
“Après nous, le déluge,” disse Luigi XV alla sua amante e consigliera politica, Madame de Pompadour, forse con un gesto teatrale, si immagina, in una sala ricoperta di specchi e privilegi regali. Questa frase è arrivata fino a noi, trasformandosi in un oscuro presagio di rovina climatica. Le acque minacciano di sommergerci, soprattutto a causa della nostra indifferenza e negligenza. Mentre i record di caldo vengono infranti, i ghiacciai polari si sciolgono e gli oceani si espandono, ci troviamo di fronte al pericolo di un evento di estinzione di massa, il sesto nella storia del pianeta. Stavolta, avremo bisogno di un’arca più grande.
Il nuovo romanzo di Stephen Markley, The Deluge, crudo, affascinante e irregolare, segue un gruppo di scienziati e attivisti radicalizzati dagli anni della presidenza Obama fino ai super-tifoni degli anni ’40 del nostro secolo. La distopia è realistica e sfumata, cupa ma ironica, il che distingue il libro dalla marea di recenti opere letterarie sul cambiamento climatico. In capitoli separati, Markley ci presenta il cuore del suo vasto cast alla Cecil B. DeMille: Tony Pietrus, un ricercatore visionario e anticonformista; la carismatica Kate Morris, metà riot grrrl e metà abile stratega politica; Matt, il suo compagno introverso e tormentato; Shane, una madre single che fomenta l’eco-terrorismo; Keeper, un ex tossicodipendente da OxyContin, il cui punto di vista è narrato in seconda persona; Jackie, un’ex prodigio del marketing; il Pastore, un attore di Hollywood diventato fanatico religioso; e Ashir al-Hasan, detto Ash, un matematico gay e neurodivergente. Markley completa il gruppo con una schiera di personaggi secondari, tutti diretti verso una catastrofe potenziale: un aumento di sei gradi nella temperatura media globale.
Sono pronti alla battaglia, questi personaggi. Le loro strade serpeggiano attraverso il paesaggio polveroso e bruciato del romanzo, per convergere infine verso la fine degli anni ’20, quando una donna repubblicana nera presta giuramento come presidente, promettendo restrizioni alle emissioni di carbonio. La capacità di Markley di costruire un mondo è eccezionale, il suo linguaggio tangibile. Il dottor Pietrus immagina il metano sottomarino “che fuoriesce da crepe nella roccia, piccoli rutti nel buio, che mandano scuole di bolle grandi come sassolini verso la superficie. O che gorgoglia dai pori invisibili nei sedimenti del fondo oceanico, formando perle che si attaccano momentaneamente prima di liberarsi da un tappeto di sabbia morbida… si alzavano attraverso l’acqua gelida. Una poesia folle, scarabocchiata negli angoli invisibili dell’immensità degli oceani.” Anche i disordini sociali esplodono nel corso del romanzo, dalle crisi economiche alla legge marziale.
The Deluge ha grandi ambizioni. Ed è anche un’opera di grandi dimensioni: quasi 900 pagine — prolisse, inquietanti, coinvolgenti. Forze centrifughe minacciano di farlo a pezzi, ma Markley persevera, in una modalità iperrealista. Una sorta di meta-romanzo fluttua appena sopra la superficie di The Deluge, una satira che sembra una variazione più oscura e dissonante di Primary Colors di Joe Klein, sviluppata in collage di titoli da tabloid, profili da Vanity Fair e articoli d’opinione di figure come Al Gore, inseriti tra i capitoli. L’autore è affascinato tanto dalla creazione delle leggi quanto dai gas serra. Kate e la sua organizzazione di base, A Fierce Blue Fire, diventano protagoniste delle campagne congressuali; entrambi i partiti cercano di accaparrarsene il favore. Markley lancia frecciate — Kate confessa ai colleghi: “Anche io non ne posso più di Greta! Non ne posso più di A.O.C.!” — ma le caricature si consumano in fretta e le battute non sempre colpiscono nel segno.
Questo diventa un problema nella seconda metà, dove l’umorismo e la vivacità di Markley si appiattiscono sotto il peso della sua serietà. Denuncia l’inerzia delle istituzioni politiche mentre ridicolizza la cultura online, dal wokisme ai giocattoli tecnologici, fino a Slapdish, una piattaforma sociale simile a Zoom. L’occhio di Markley è rivolto al futuro prossimo, ma è anche ossessionato dal passato recente, rielaborando traumi recenti: una Washington in lockdown, squadre della N.Y.P.D. che perlustrano Manhattan e un Trump 2.0 che fa sembrare l’originale una passeggiata. La pandemia di Covid sembra “di tanto tempo fa.” Questa è narrativa su una scala impossibile. Ci sforziamo di abbracciarla tutta.
Diluvio
di Stephen Markley.
Titolo originale: The Deluge
Einaudi, Stile Libero Big, 2024
pp. 1304
€ 26,00
ISBN 9788806254445
Traduzioni di Manuela Francescon e Cristiana Mennella
The New York Times, 10 gennaio 2023
[Traduzione dall’inglese di Alberto Piroddi]