Luigi Firpo

Quando Silvio copiò a Firpo traduzione e intro dell’“Utopia”

Marco Travaglio, nel suo libro "Il santo", ricorda quando Silvio Berlusconi copiò a Luigi Firpo traduzione e intro dell’“Utopia”

PLAGI E BUGIE
La scusa al prof “È stata la segretaria”

di Marco Travaglio

Estate del 1986. Luigi Firpo, grande intellettuale torinese, docente di Storia delle dottrine politiche, polemista su La Stampa nella rubrica “Cattivi pensieri”, fa zapping in tv con la moglie Laura. Su Canale 5 una graziosa signorina intervista il padrone e ne magnifica le numerose virtù: “Lei è anche un grande studioso dei classici… Ha appena pubblicato un’edizione pregiata dell’Utopia di Tommaso Moro, con una bellissima prefazione e una perfetta traduzione dal latino…”. E lui: “Be’, in effetti il latino non lo conosciamo tutti . . .”. Firpo drizza le antenne, avendo da poco tradotto e commentato un’edizione dell’Utopia per l’editore Guida. L’intervistatrice attacca a leggere la prefazione firmata dal Cavaliere. Dopo le prime due frasi, lo studioso fa un salto sul divano: “Ma quella prefazione è la mia! È tutta copiata! Ma chi è questo signore? Ma come si permette?”.

L’episodio verrà raccontato vent’anni dopo all’autore di questo libro da Laura, la vedova: “Firpo si attaccò subito al telefono per avere quel libro. Gli risposero che era un’edizione privata, in pochi esemplari, riservata all’entourage del Cavaliere. Ma lui riuscì a procurarsi una copia in visione. La sfogliò e sbottò: ‘Non è un plagio, è peggio! Quello ha copiato non solo interi brani della mia prefazione, ma anche la mia traduzione integrale dal latino, mettendoci la sua firma. Non ha cambiato nemmeno le virgole!’ ”. Così il professore prende carta e penna e scrive a Berlusconi, intimando di ritirare subito tutte le copie e annunciando che sporgerà denuncia. Qualche giorno dopo squilla il telefono di casa: è Berlusconi, che cerca scuse puerili per placare l’ira dell’austero cattedratico: “Incolpò subito una collaboratrice, che a suo dire aveva copiato prefazione e traduzione a sua insaputa. E implorò Firpo di soprassedere, pur precisando di non poter ritirare le mille copie già stampate e regalate ad amici e collaboratori. Firpo, capito il personaggio, cominciò a divertirsi alle sue spalle. Lo teneva sulla corda con la causa. E Berlusconi continuava a telefonare un giorno sì e uno no, con una fifa nera. Pregava di risparmiarlo, piagnucolava che uno scandalo l’avrebbe rovinato. Firpo passava mezze ore al telefono con lui. E correva a raccontarmele: ‘Sapessi quante barzellette conosce. È un mercante di tappeti, una faccia di bronzo da non credere, sembra di essere in una televendita’ ”.

Il tira e molla si trascina per mesi. Anche con uno scambio di lettere, custodite negli archivi della Fondazione Firpo. E un biglietto autografo indirizzato alla signora, che l’ha conservato: “Accompagnava un doppio regalo per Natale. Nel frattempo Berlusconi aveva pubblicato un’edizione riveduta e corretta dell’Utopia, senza più la prefazione copiata e con la traduzione di Firpo regolarmente citata. Ma Firpo seguitava a fare l’offeso, ripeteva che la cosa era grave e la stava ancora valutando con gli avvocati. Un giorno lo invitarono a Canale 5 per parlare del Papa e si ritrovò Berlusconi dietro le quinte che gli porgeva una busta con del denaro, ‘per il suo disturbo e l’onore che ci fa’. Naturalmente la rifiutò. Poi a Natale arrivò un corriere da Segrate con un bouquet di orchidee che non entrava dalla porta e un pacco: dentro c’era una valigetta ventiquattr’ore in coccodrillo con le cifre LF in oro”. Il biglietto d’accompagnamento è intestato Silvio Berlusconi, datato “Natale 1986” e scritto a penna: “Molti cordiali auguri ed a presto… Spero! Silvio Berlusconi”. Poi una frase aggiunta a biro: “Per carità, non mi rovini!!!”. Ma Firpo continua il suo perfido gioco: “Rispedì la borsa a Berlusconi, con un biglietto beffardo: ‘Gentile dottore, la ringrazio della sua generosità, ma gli oggetti di lusso non mi si confanno: sono un vecchio professore abituato a girare con una borsa sdrucita a cui sono molto affezionato. Quanto ai fiori, la prego anche a nome di mia moglie Laura di non inviarcene più: per noi, i fiori tagliati sono organi sessuali recisi’. Non lo sentimmo mai più”.

Il Fatto Quotidiano, 14 luglio 2023

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