Robert Darnton, uno dei più noti storici del libro e direttore delle biblioteche universitarie di Harvard, sostiene che il futuro della conoscenza risiede nella digitalizzazione e democratizzazione dell’accesso al sapere. Al forum Unesco di Monza, Darnton ha espresso preoccupazione per la privatizzazione della conoscenza da parte di grandi aziende come Google, che con il progetto Google Book Scan rischiano di monopolizzare l’accesso ai libri digitalizzati. Darnton propone l’intervento statale e la collaborazione tra biblioteche per promuovere un progetto comune che garantisca l’accesso universale al sapere. Tuttavia, la protezione del diritto d’autore e la lotta alla pirateria digitale rappresentano sfide significative in questa nuova era del libro. Milagros del Corral, ex direttrice della Biblioteca nazionale di Spagna, sottolinea la necessità di adattare il sistema legislativo per proteggere la proprietà intellettuale nel mondo digitale. Nonostante le difficoltà, la digitalizzazione è vista come un passo fondamentale per rendere la conoscenza accessibile a tutti.
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Dal forum Unesco di Monza Robert Darnton mette in guardia: nell’era digitale bisogna impedire la privatizzazione del sapere
di Mario Baudino
Per Robert Darnton il futuro ha una sola direzione: digitalizzare e democratizzare, perché è in atto una rivoluzione della conoscenza paragonabile all’invenzione della stampa a carattere mobili. Ma l’aspetto più importante di quanto sta accadendo non è quello di cui tutti parlano, il mitico ebook. Ancora non sappiamo se si imporrà davvero, e nella forma attuale, cioè di un libro molto «arricchito» che abbandona la carta, diventa immateriale e viene letto con uno strumento elettronico. La vera partita per decidere come sarà domani la conoscenza, la trasmissione del sapere, si gioca infatti nella biblioteche.
Darton, che è il più noto storico del libro, autore di una affascinante Storia della lettura e di studi sull’Illuminismo proprio nel suo aspetto editoriale, è anche direttore delle biblioteche universitarie di Harvard, e cioè di una delle grandi cattedrali del sapere mondiale. Come tale si è opposto in questi anni al progetto di Google Book Scan, l’epocale trasferimento – in atto – su Internet dei libri conservati nelle maggiori biblioteche del mondo. Non perché sia contrario in linea di principio, ma perché teme una sorta di monopolio, una privatizzazione del sapere. In questi giorni è a Monza, dove ha aperto i lavori del forum Unesco sul futuro del libro, che vede riuniti da lunedì esperti e editori da tutto il mondo (si conclude oggi con una conversazione dello scrittore cileno Antonio Skármeta).
Digitalizzare e democratizzare, spiega, significa una sola cosa: sfuggire alla «privatizzazione» soprattutto da parte di un solo grande protagonista del mercato internazionale come Google, e agli interessi anche legittimi di tipo commerciale. È necessario allora «l’intervento dello Stato per impedire l’affermazione di un regime di monopolio, e occorre l’interazione tra le biblioteche per promuovere un progetto comune». Lo ha scritto in Il futuro del libro, appena uscito per Adelphi, che raccoglie dieci anni di interventi su questi temi, alla luce dell’ideale illuministico di un sapere accessibile a tutti, un sapere «universale»: che poi gli illuministi pensassero a questa diffusione nei termini di una comunità dei colti da cui il popolo, per esempio i contadini, poteva essere giudiziosamente escluso, è un altro e più complicato discorso.
Ora tutto, ma proprio tutto, sembra poter essere messo a disposizione di tutti. L’utopia è sul punto di realizzarsi. Ma a quale prezzo? Milagros del Corral, presidente del Comitato scientifico di Focus 2011, ha organizzato la digitalizzazione della Biblioteca nazionale di Spagna, di cui è stata direttrice fino all’anno scorso. Ha inaugurato gli incontri con un intervento in cui indica quello che, data la sua esperienza, è il problema centrale nella nuova era del libro: la protezione del diritto di proprietà. In parte si collega alla digitalizzazione delle biblioteche – dove vi sono moltissimi testi «fuori diritti», perché antichi, ma anche altrettanti se non di più ancora protetti dalla legge (è proprio questo il punto su cui il progetto di Google non convince tutti) -, però riguarda tutto il campo della comunicazione digitale.
Per le biblioteche, ci spiega Milagros del Corral, la digitalizzazione è importantissima, ma è molto difficile farla senza coinvolgere i giganti del cyberspazio. «I singoli Stati non hanno abbastanza denaro da spendere in questa operazione. Trovare un accordo con i privati è inevitabile». Per quanto riguarda invece il diritto d’autore, ribadisce, «il quadro legislativo internazionale resta ancora inadeguato per il mondo digitale, e la pirateria digitale ha raggiunto proporzioni incalcolabili, danneggiando gravemente il mercato delle industrie culturali, tra cui il settore librario». La lotta contro la pirateria, in quanto tale, sembra votata allo scacco. Non bastano gli sbarramenti tecnologici che di volta in volta vengono aggirati.
«Il mondo digitale – ci dice la studiosa – richiede un cambiamento di prospettiva. Bisogna adeguare il sistema delle leggi che proteggono la proprietà intellettuale alla nuova situazione». E come? «Questo nessuno di noi lo sa con precisione. Possiamo avere opinioni al proposito. Ma la soluzione va trovata tutti insieme, ed è urgente cominciare a lavorarci». In fondo, spiega, il diritto d’autore, nato nel XVIII secolo, ha saputo nel corso del tempo «adattarsi» a situazioni sempre nuove con una certa flessibilità, senza venir meno al principio che l’ha ispirato. È una creazione moderna, che ha permesso agli autori di affrancarsi dalla censura e dai mecenati, legando il loro guadagno al successo di vendite. «Non lo si difende lottando solo contro la pirateria», insiste la studiosa. Bisogna «reinventarlo», ed è questa la grande sfida che potrebbe decidere del futuro del libro, di ciò che lo affiancherà, forse di ciò che lo sostituirà. Anche se, come ricorda Darnton, l’oggetto di cui stiamo parlando (nella forma «codice», cioè di fogli rilegati) ha dimostrato di essere utilissimo, funzionale, comodo, e in definitiva molto difficile da sostituire. È nato ben prima di Gutenberg, e ancora non sappiamo quale sarà davvero il suo futuro nell’era post-gutenberghiana.
La Stampa, 8 Giugno 2011
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L’articolo di Mario Baudino è stato inserito nella Prova di comprensione della lettura, Livello C2 CELI 5 – Sessione autunnale 2017
Queste le domande (e le risposte) relative al testo:
Perché Darnton teme la privatizzazione del sapere? (da 4 a 10 parole)
Teme il monopolio commerciale e la limitazione dell’accesso universale.
In che senso c’era una contraddizione intrinseca nella concezione illuministica di sapere universale? (da 8 a 15 parole)
Escludevano il popolo, come i contadini, dalla diffusione della conoscenza universale.
Che cosa impedisce alle biblioteche una digitalizzazione autonoma dei loro volumi? (da 8 a 15 parole)
Mancanza di fondi; necessità di coinvolgere grandi aziende del cyberspazio.
Che cosa significa l’espressione “La lotta contro la pirateria sembra votata allo scacco”? (da 4 a 10 parole)
È una battaglia destinata a fallire.
In che senso il diritto di autore è garante della libertà degli scrittori? (da 10 a 20 parole)
Permette agli scrittori di guadagnare dalle vendite, liberandoli da censura e dipendenza dai mecenati.