“Democracy dies in darkness“: la “democrazia muore nell’oscurità”. Era il 22 febbraio 2017 quando il Washington Post decise di pubblicare questa frase sotto al nome del quotidiano nella sua versione web per protestare contro gli attacchi di Donald Trump alla stampa. Parole prese in prestito da Bob Woodward, leggendario cronista del Watergate, che criticando l’amministrazione del tycoon aveva detto che “senza il giornalismo, la democrazia muore nel buio”. Un concetto che torna d’attualità oggi dopo la decisione del Garante della Privacy, che ha pensato bene di inviare una sorta di minaccia al nostro giornale e, quindi, a tutta la libertà di stampa. Nella fattispecie, come si legge nella comunicazione ufficiale, si tratta di un “avvertimento formale alla Società Editoriale Il Fatto SPA, avvisando che l’ulteriore trattamento dei dati personali contenuti nelle chat pubblicate nel volume Fratelli di chat può violare la normativa in materia di privacy, le Regole deontologiche della professione giornalistica, nonché i principi generali di liceità, correttezza, minimizzazione ed essenzialità dell’informazione”.
La comunicazione ufficiale, poi, cerca di spiegare i motivi di questo avvertimento:
“Il libro contiene, infatti, la trascrizione, con virgolettati, di numerosissime chat – scambiate tra parlamentari, ministri e dirigenti di Fratelli d’Italia – che secondo la giurisprudenza costituzionale e di legittimità, sono equiparabili a tutti gli effetti alla corrispondenza privata, tutelata dagli artt. 15 e, in alcuni casi, 68 della Costituzione. Tali disposizioni determinano una naturale aspettativa di riservatezza”.
E ancora:
“D’altro canto – ha aggiunto il garante – la pubblicazione eccessiva di virgolettati potrebbe non risultare conforme al principio di essenzialità dell’informazione. Ciò anche in considerazione delle implicazioni che la diffusione delle chat potrebbe avere rispetto alla dignità dei terzi e dei minorenni, citati all’interno delle stesse”.
Infine il succo del discorso:
“L’Autorità si riserva l’adozione di ogni provvedimento ritenuto opportuno, all’esito dell’istruttoria in corso, avviata a seguito delle doglianze pervenute”.
Tecnicamente, quindi, il garante ha avvisato la nostra società editoriale circa l’apertura di un’istruttoria che potrà portare a “ogni provvedimento ritenuto opportuno”, il tutto in barba alla libertà di stampa, anch’essa tutelata dalla Costituzione italiana.
Sempre per quanto riguarda l’avvertimento del Garante, poi, non si fa mistero che l’istruttoria sia stata avviata “a seguito delle doglianze pervenute”. Da chi? Facile immaginarlo. Il 6 febbraio, del resto, tutte le agenzie di stampa hanno riportato la velina secondo cui diversi esponenti di Fratelli d’Italia hanno manifestato l’intenzione di rivolgersi al Garante della privacy dopo la pubblicazione di chat interne del partito nelle anticipazioni del libro di Giacomo Salvini pubblicate sul nostro giornale. Per le stesse fonti Fdi, i legali del partito stavano studiando il caso anche dal punto di vista penale. Alcuni parlamentari, inoltre, stavano valutando anche la possibilità di cause civili per danni. “Ci sono evidenti violazioni della Costituzione e di varie normative – avevano rimarcano in via della Scrofa -. E fra l’altro non c’è corrispondenza fra le chat e il contenuto del libro: sono state tralasciate alcune parti delle conversazioni e nel libro ce ne sono altre che nelle chat non c’erano”.
Il Fatto Quotidiano, 13 febbraio 2025