Finalmente pubblicato in italiano «The Revelation», il romanzo dello scrittore americano sul ritorno del Maligno e sulla necessità di combatterlo oltre ogni retorica
di Enzo Verrengia
Sulla presenza concreta del diavolo si era pronunciato a suo tempo Giovanni Paolo II, fornendo una certificazione teologica al terrore che da secoli pervade la coscienza collettiva. E più ancora conferendo credibilità alle numerose escursioni nell’argomento che si ritrovano in film e romanzi, primo fra tutti L’esorcista, di William Peter Blatty, ma anche nel meno conosciuto Mefistovalzer, di Fred Mustard Stewart, dove l’Avversario ha le fattezze di un infernale pianista. C’è altro, però, in The Revelation, di Bentley Little, che arriva finalmente sugli scaffali delle librerie italiane più di un trentennio dopo l’uscita originale.
Innanzi tutto l’ambientazione, che ripropone sub specie horror l’entroterra degli Stati Uniti raffigurato nelle illustrazioni di Norman Rockwell, in certi mattutini desolati di Edward Hopper e nel quadro che si addice maggiormente al romanzo di Little: American Gothic, di Grant Wood. L’anziano dai lineamenti rigidi e la figlia, cui li ha trasmessi, incarnano su tela il rigore morale dei pilgrim fathers. Retaggio indispensabile per affrontare la forza satanica che vuole penetrare nel mondo a partire da Randall, uno sperduto paesino del Nord Arizona, rappresentativo dell’anima americana come non lo saranno mai le metropoli cosmopolite delle due coste. Qui lo sceriffo Jim Weldon, tipico tutore di un ordine pubblico pacifico e nient’affatto segnato dalla violenza che si consuma all’ombra dei grattacieli, deve fare luce dapprima sulla scomparsa del reverendo Selway, titolare della chiesa episcopale, e della sua famiglia, poi di un crescendo delittuoso segnato da sconvolgenti indizi rituali. Cappelle insozzate da maledizioni scritte con sangue di capra, mutilazioni di bestiame e incendi privi di logica e spiegazioni. Sullo sfondo, poi, si consuma già da tempo una tragedia finora non percepita come tale. Tre donne incinte non hanno portato a termine le gravidanze, finite in aborti. Lo teme anche Gordon Lewis per sua moglie Marina, alla quale il dottor Waterston ha comunicato la lieta novella di una nascita in arrivo.
Il campionario dei sinistri portenti viene sciorinato da Little con la scarna ed efficace sequenza narrativa di un Faulkner, uno Steinbeck, o meglio ancora di Richard Matheson, campione del realismo applicato al soprannaturale. Eppure The Revelation pone un tema nodale per quella che Jean-François Lyotard ha definito «la società postmoderna»: l’esistenza fisica del Male. Non potrebbe essere questa la causa di tanto scempio che l’umanità ha fatto di se stessa nei secoli? Non deve sorprendere che uno spunto di riflessione culturale, oltre che religiosa, di simile portata provenga dalla letteratura cosiddetta «di genere». Allora vi è la necessità di opporsi all’infestazione demoniaca fuor di retorica. In tale battaglia si cimentano lo sceriffo Weldon e Lewis, con l’ausilio del sacerdote sensitivo Donald Andrews e di Fratello Elias, predicatore errante, in realtà portatore di un anelito al bene che attraversa i millenni.
La Verità, 29 giugno 2022