All’inizio del ventunesimo secolo l’evoluzione umana era giunta a una svolta: la selezione naturale, il processo secondo il quale il più forte, il più intelligente e il più veloce si riproduce in misura maggiore rispetto agli altri, il processo che una volta aveva favorito gli aspetti più nobili dell’uomo aveva cominciato a favorire caratteristiche diverse… La maggior parte della fantascienza dell’epoca prevedeva un futuro più civile e più intelligente, ma col passare del tempo, le cose andarono nella direzione opposta. Un instupidimento generale. Com’era potuto accadere? L’evoluzione non sempre premia l’intelligenza e senza predatori naturali ad assottigliare il branco, cominciò a premiare coloro che si riproducevano di più e lasciò che gli intelligenti diventassero una specie in via d’estinzione. E andò avanti così per generazioni anche se nessuno quasi sembrò notarlo…
—Incipit dal “film Idiocracy, 2006
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Il futuro è adesso, e fa schifo. Nel 2006, quando uscì Idiocracy, la satira sembrava eccessiva. Troppo grottesca, troppo estrema. Un mondo governato da ignoranti, dominato da un consumismo delirante, in cui la cultura è ridotta a un sottoprodotto della pubblicità e il dibattito politico si svolge a suon di slogan demenziali e siparietti da reality show. Sembrava una parodia. Oggi è un documentario.
“Non avrei mai pensato che Idiocracy sarebbe diventato un film profetico”, ha dichiarato Mike Judge, il regista. Lo pensavamo anche noi. E invece eccoci qui, a osservare una classe dirigente che parla per meme, governa per spot elettorali e ragiona con la profondità di un post su TikTok. Politici che non sanno coniugare un verbo, che scrivono leggi con l’intelligenza di un bambino di cinque anni e che, se messi di fronte alla realtà, reagiscono con l’unica strategia che conoscono: distrarre, semplificare, trovare un nemico su cui scaricare il problema.
In Idiocracy, il presidente degli Stati Uniti è un ex wrestler con un linguaggio da terza elementare, capace solo di urlare slogan vuoti davanti a una folla in delirio. Troppo assurdo per essere vero? Chiedetelo a chi ha eletto Trump, Bolsonaro, Johnson, e a chi ancora crede che basti un miliardario con un account Twitter per risolvere i problemi del mondo. L’idea che la politica sia una scienza complessa, che richiede studio, preparazione e responsabilità, è stata sostituita dal concetto che basti “uno di noi”, qualunque cosa voglia dire. E così il dibattito si è ridotto a battute da talk show, a insulti da social network, a una perenne lotta tra tifoserie.
“Ma il popolo ha scelto democraticamente!” diranno i difensori dell’idiozia al potere. Già. Anche in Idiocracy il popolo ha scelto democraticamente di irrigare i campi con una bevanda zuccherata perché “ha gli elettroliti”. E oggi, il popolo democraticamente si fa governare da gente che non sa distinguere il PIL dal deficit, che si fa dettare l’agenda dai sondaggi istantanei, che ritiene un insulto la competenza. Perché la competenza è diventata sospetta. Se uno sa qualcosa, se ha studiato, se ha esperienza, allora sicuramente fa parte dell’élite, quindi è un nemico. Meglio affidarsi a chi “dice le cose come stanno”, che tradotto significa: a chi blatera senza alcuna conoscenza di causa.
“Ma la tecnologia ci salverà!”, gridano quelli che ancora si illudono che basti un’app, un algoritmo, un’intelligenza artificiale per compensare la stupidità diffusa. Anche in Idiocracy la tecnologia è avanzata: gli schermi sono più grandi, i prodotti più sofisticati, le macchine più comode. Ma tutto è usato nel modo più idiota possibile. Perché la tecnologia, da sola, non educa, non forma, non rende più intelligenti. Anzi, nelle mani sbagliate, diventa solo un acceleratore di idiozia. Basta vedere come usiamo internet: una delle più grandi invenzioni della storia umana, ridotta a una discarica di fake news, di complottismi, di guerre culturali sterili.
E non è solo la politica. In Idiocracy, i medici sono imbecilli che prescrivono medicine come se fossero bibite gassate, le università sfornano laureati che non sanno fare due più due, l’arte è ridotta a uno schermo che trasmette gente che si prende calci nei genitali. Sembra eccessivo? Guardate la qualità della scuola pubblica oggi. Guardate i trend su YouTube e TikTok, le classifiche di vendita, le prime pagine dei giornali. Guardate chi sono gli influencer più seguiti. Guardate la TV generalista. Poi provate a dire che stiamo esagerando.
Mike Judge ci aveva avvertiti. Noi abbiamo riso. Ora non ride più nessuno.